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Lo smaltimento delle acque reflue è sempre stato un problema di salute pubblica e sicurezza igienica assolutamente fondamentale, in quanto fino a epoche molto recenti una loro cattiva gestione ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo e diffusione di gravissime epidemie di malattie come dissenteria, epatite e colera.
Attualmente, le acque reflue si distinguono in base alla loro origine: le acque reflue domestiche provengono quindi sia dalle abitazioni private, sia da esercizi commerciali e attività a esse parificate, tra cui caserme, collegi, alberghi, studentati, impianti sportivi, uffici, bar e ristoranti.
Le acque reflue domestiche a loro volta si suddividono in due precise tipologie, le acque bianche (ritenute non pericolose per la salute pubblica e derivanti dal dilavamento di tetti, strade, giardini e cortili a opera di pioggia, neve o grandine), e le acque nere, prodotte invece dagli scarichi delle cucine e dei bagni.
Gli scarichi delle cucine sono anche detti acque saponate grasse per la presenza di detersivi e residui di cibo oleosi, mentre gli scarichi dei bagni si classificano in acque grigie (moderatamente sporche e provenienti da docce, vasche da bagno, lavandini e lavatrici), e acque fecali (orinatoi e tazze wc), contenenti le deiezioni umane.
Il metodo più semplice per smaltire le acque reflue domestiche è avviarle nella pubblica fognatura: a questo scopo, è però necessario costruire un adeguato impianto di scarico, che nei suoi componenti fondamentali è identico per le abitazioni unifamiliari e gli edifici condominiali.
La prima (e ovvia) accortezza è quella di separare la rete di scolo delle acque nere da quella destinata allo smaltimento dell'acqua piovana, generalmente formata da:
- grondaie in corrispondenza dello sporto di gronda nel caso di coperture a falde inclinate, e/o appositi bocchettoni sui terrazzi, lastrici solari e coperture piane non praticabili;
- pluviali o calate di gronda generalmente in lamiera metallica (rame o acciaio) o robusti tubi di pvc;
- pozzetti di ispezione prefabbricati (quasi sempre di calcestruzzo) ai piedi di ciascuna calata;
- una rete di raccolta in tubazioni di pvc serie grigia (così detti dal loro colore), solitamente con un diametro di almeno 10 cm.
La rete di scarico delle acque nere è invece similmente composta:
- Tubazioni di scarico provenienti dalle singole utenze (ad esempio doccia, lavabo, acquaio della cucina, eccetera), che nel caso di edifici plurifamiliari si immettono nella colonna di scarico condominiale.
- Colonna di scarico condominiale, costituita da una canalizzazione di piombo, acciaio, eternit o addirittura ceramica (nelle abitazioni più vecchie del centro storico), oppure - molto più comunemente - da tubi di pvc serie rossa, così chiamati dal loro colore (in realtà tendente più all'arancione) e garantiti per resistere alle alte temperature. Per evitare la diffusione di cattivi odori o fuoriuscite di acqua sporca dai sanitari, ciascuna colonna è inoltre dotata di un piccolo sfiatatoio sfociante oltre la copertura con un terminale simile a un comignolo detto canna di esalazione.
- In corrispondenza degli scarichi delle cucine, un pozzetto degrassatore per ciascuna colonna di scarico: si tratta di un pozzetto prefabbricato di cls, di forma cubica con dimensioni di circa 90x60x60 e diviso al suo interno in due o tre parti comunicanti, nelle quali il grasso e l'unto delle acque reflue saponate può depositarsi per sedimentazione senza ostruire le tubature.
- Un sifone Firenze, generalmente situato tra il pozzetto degrassatore e l'immissione della rete di scolo delle acque nere nella pubblica fognatura: consiste in una tubatura di pvc serie rossa sagomata a gomito dotata di un coperchio per l'ispezione, e inoltre protetta da un pozzetto prefabbricato in calcestruzzo da interrare in posizione accessibile; ha la fondamentale funzione di consentire l'ispezione dell'impianto, favorire lo spurgo della rete di scolo e impedire la risalita di cattivi odori.
- Pozzetti di ispezione: normalmente sistemati in corrispondenza di ogni cambio di direzione delle tubazioni della rete di scolo, sono costituiti da manufatti prefabbricati in calcestruzzo di forma quadrata, con lato di circa 40 o 50 cm e dotati di coperchio a botola pedonale o carrabile.
- Tubazioni della vera e propria rete di scolo, in pvc serie rossa e con diametro non inferiore a 10 cm: i tratti rettilinei vengono uniti a incastro con appositi giunti a bicchiere, mentre per i raccordi e le curve esistono appositi pezzi speciali.
Per le abitazioni isolate (ad esempio in campagna), dove cioè non sarebbe economicamente sostenibile e/o praticabile dal punto di vista logistico fare arrivare la fognatura, si possono utilizzare alcuni sistemi alternativi per lo smaltimento delle acque reflue, e cioè la fossa biologica e la fitodepurazione.
La fossa biologica, o fossa settica convenzionale (un tipo di fognatura definito statico, cioè senza scorrimento dei liquami), è in pratica un grande contenitore a tenuta stagna di vetroresina oppure calcestruzzo prefabbricato o gettato in opera, di forma cilindrica o parallalepipeda, da interrare a una quota prefissata rispetto al piano di campagna.
In superficie emergono infatti solo una botola per l'ispezione e una canna di esalazione dei gas prodotti dalla fermentazione dei liquami.
Anche se ne esistono diverse tipologie, il loro funzionamento è simile: le acque nere vengono immesse all'interno del manufatto, o più precisamente in un apposito vano (ogni fossa biologica è infatti divisa in due o più parti) in cui la componente solida si deposita e fermenta, venendo digerita dai batteri anaerobi, che ne riducono la setticità. Successivamente la parte liquida risultante, ormai depurata dalle deiezioni umane e parzialmente chiarificata, fuoriesce dalla fossa tramite un apposito condotto, e può essere sottoposta a ulteriori trattamenti (come la fitodepurazione) oppure utilizzata per irrigare e concimare il terreno.
Tuttavia, per funzionare correttamente, una fossa biologica richiede una costante manutenzione, perché è fondamentale procedere regolarmente al suo espurgo, svuotamento e lavaggio con getti d'acqua da parte di una ditta specializzata.
Anche la fitodepurazione si basa su principi di funzionamento abbastanza simili: un impianto di fitodepurazione è infatti costituito da una vasca a cielo aperto adeguatamente impermeabilizzata in cui vengono convogliate le acque reflue.
Sul fondo si trova uno strato di ghiaia di varia granulometria, con la funzione fondamentale di filtrare le acque nere, mentre nella vasca vanno messe a dimora numerose piante acquatiche, le vere protagoniste del processo di depurazione: infatti, assorbendo le sostanze nutritive contenute nei liquami, è possibile abbatterne la setticità, chiarificando le acque che possono venire re-immesse nell'ambiente senza alcun danno.
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