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Tra gli interventi agevolati previsti dal Decreto Bilancio, sono compresi anche quelli capaci di migliorare dal punto di vista dell'isolamento termico gli involucri edilizi, al fine di ridurre i costi energetici.
L'agevolazione citata, meglio nota come Superbonus 110, permette di elevare al 110% l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, oltre che per interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.
Tale provvedimento ha aperto un dibattito molto acceso, circa l'applicazione del cappotto termico su ogni tipo di edifici, a prescindere dall'importanza architettonica e dalle condizioni statiche degli stessi.
A peggiorare le cose, contribuiscono gli interventi eseguiti con materiali spesso non certificati e peggio ancora da ditte che in materia non possiedono alcuna competenza specifica.
Il recente incendio della Torre di via Antonini a Milano, ha aggiunto alle problematiche sopracitate, i dubbi circa la sicurezza dei materiali impiegati per rivestire le facciate degli edifici. Questo soprattutto in virtù della velocità con cui i rivestimenti di facciata dell'edificio in oggetto, hanno preso fuoco, sotto gli occhi di tutti, in così poco tempo.
In seguito a quanto accaduto, i dubbi circa la sicurezza dei materiali di rivestimento da impiegare, sono aumentati notevolmente, facendo di ogni erba un fascio tra materiali impiegati per l'isolamento termico e materiali di finitura sovrapposti.
Lasciando alle autorità competenti in materia la ricerca delle cause dell'incendio in questione, ritengo di dover fare un po' di chiarezza sull'argomento della sicurezza dei materiali da rivestimento delle facciate, tenuto conto dei numerosi cantieri aperti e delle scelte che molti utenti si apprestano a fare per realizzare opere di isolamento e rivestimento delle facciate.
A livello nazionale, i materiali e i prodotti isolanti utilizzati nelle facciate a cappotto sono materiali da costruzione e pertanto ricadono nel campo di applicazione del Regolamento CPR (EU) n.305/2011.
In particolare, in ambito europeo, la norma UNI EN 13501-1, regolamenta la classificazione di reazione al fuoco dei prodotti e degli elementi da costruzione.
Pertanto, tutti i prodotti marcati CE sono classificati secondo delle Euroclassi A1, A2, B, F, tale classificazione denomina con A1 i materiali sicuramente incombustibili mentre combustibili in ordine crescente tutti gli altri.
Confrontando le norme nazionali con quelle europee in materia antincendio, occorre rilevare come sia difficile effettuare una comparazione tra esse, essendo le stesse definite con criteri molto diversi.
Basti pensare che la classificazione europea prevede anche una distinzione di classe rispetto alla produzione di fumi e gocciolamento in caso d'incendio, contraddistinguendo tali materiali rispettivamente con le sigle S (Smoke) e D (Drops).
Nell'ambito nazionale, l'utilizzo dei prodotti di rivestimento esterno non è oggetto di una armonica normativa che ne regolarizza il loro impiego.
Pertanto, il consiglio nazionale dei vigili del fuoco ha ritenuto utile pubblicare nel 2013 le Linee guida per la determinazione dei requisiti di sicurezza delle facciate negli edifici di civile abitazione, le quali, per ogni tipologia di facciata (semplice, a doppia parete, ventilata, etc.), ne definiscono i requisiti fuoco.
Tutte le normative che riguardano la sicurezza in presenza di incendio dei materiali da costruzione, si riferiscono a due parametri fondamentali, i quali sono rappresentati rispettivamente dalla:
La reazione al fuoco di un materiale, rappresenta il comportamento al fuoco del materiale stesso, il quale, per effetto della sua decomposizione può alimentare o meno il fuoco al quale è esposto, partecipando così all'incendio.
La reazione al fuoco è un parametro specificatamente riferito ai materiali come tali.
Assume particolare rilevanza nelle costruzioni, relativamente ai materiali di rifinitura e rivestimento, delle pannellature, dei controsoffitti, delle decorazioni e simili, comprendendo inoltre anche agli articoli di arredamento,i tendaggi e i tessuti in genere.
La determinazione della reazione al fuoco di un materiale non è protocollata in maniera standardizzata, ma viene definita volta per volta attraverso delle prove sperimentali di laboratorio, impiegando campionature dei materiali da impiegare nelle costruzioni.
A esclusione dei materiali appartenenti alla euroclasse A1, tutti gli altri partecipano in maniera differente ad alimentare un eventuale incendio in modo differente, con tempi diversi e condizioni diverse.
Si comprende bene come le suddette prove di laboratorio, possono anche trascurare alcuni fattori, che in determinate condizioni possono innescare incendi favoriti da situazioni non previste.
Guardando i filmati diventati ormai virali dell'incendio di Milano, considerato che l'innesco dell'incendio è partito da un piano alto, non è insensato pensare che un fenomeno di gocciolamento infuocato nei piani sottostanti, abbia potuto propagare in maniera repentina le fiamme.
Il secondo parametro definito resistenza al fuoco, non va confuso con il primo, in quanto si riferisce fondamentalmente alla resistenza al fuoco delle parti strutturali dell'edificio, tale resistenza è valutata sia rispetto al singolo elemento che all'insieme delle parti strutturali costituenti l'intero edificio.
Con riferimento alla normativa che definisce le classi di resistenza al fuoco, nota come Normativa REI, le classi di resistenza al fuoco sono così distinte: 10, 15, 20, 30, 45, 60, 90, 120, 180, 240 e 360.
La sigla REI 120, ad esempio, esprime il tempo in minuti durante il quale la resistenza al fuoco dell'elemento deve essere assicurata. Pertanto, una porta antincendio REI 120 deve garantire 2 ore di resistenza e così via.
Anche in questo caso, colui che produce il manufatto, deve ottemperare ad una serie di obblighi, al fine di poter produrre la certificazione relativa alle caratteristiche tagliafuoco del proprio prodotto.
La sigla che contraddistingue la resistenza al fuoco di un materiale, nota come REI, è composta dalle iniziali delle lettere che definiscono le specifiche caratteristiche di resistenza del prodotto a cui si riferiscono.
In particolare la lettera R si riferisce alla resistenza meccanica che il manufatto deve mantenere in seguito all'esposizione alle fiamme per il tempo previsto, per cui REI 120 rappresenta una resistenza meccanica di due ore.
La lettera E rappresenta la capacità che il manufatto possiede di impedire la trasmissione di fuoco e fiamme da un compartimento all'altro.
Infine, la lettera I rappresenta il grado di isolamento termico capace di ridurre la trasmissione del calore da un lato all'altro dell'elemento divisorio, senza superare la temperatura di circa 150° C sulla superficie interessata dal fuoco.
Da quanto descritto, appare evidente come la sicurezza dei materiali da costruzione, non può dipendere solamente da prove di laboratorio datate, ma ha bisogno di continue verifiche in virtù delle diverse condizioni d'impiego e degli abbinamenti di materiali con caratteristiche fisiche e meccaniche differenti.
L'attenzione alla sicurezza, inizia in cantiere, con il controllo delle certificazioni dei materiali stoccati e della loro corrispondenza ai requisiti richiesti.
Tale compito, di competenza della direzione dei lavori, può richiedere in particolari circostanze anche un supplemento di prove di laboratorio, qualora non si è convinti delle caratteristiche di sicurezza dei materiali.
La fase di progettazione accurata, fatta da tecnici competenti, la scelta dei materiali più adatti alle caratteristiche costruttive da realizzare e la corretta posa in opera, consentono di realizzare interventi sicuri ed efficaci.
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