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Il tema del risparmio energetico è ormai uno dei principali problemi da risolvere su scala mondiale, nell'ambito delle costruzioni.
Per soddisfare tale necessità sono stati studiati diversi sistemi di isolamento termico, tra i quali il più comune è rappresentato dal cappotto termico da applicare principalmente alle facciate esterne degli edifici.
Nell'ambito delle abitazioni, tale intervento rappresenta un sistema efficace per risparmiare energia in casa, isolando le pareti perimetrali dell'abitazione.
Si consente in tal modo di raffrescare nel periodo estivo e riscaldare in quello invernale riducendo al massimo i consumi di energia, tenendo conto che tale operazione, va completata anche con la sostituzione o il miglioramento termico degli infissi esistenti.
Oltre alla funzione isolante, il cappotto esterno esplica anche un'importante funzione di protezione delle murature esterne, sottraendo le stesse dalle aggressioni degli agenti atmosferici.
Dal punto di vista operativo, l'intervento di isolamento termico esterno, comporta sempre un aumento dello spessore della parete originaria, in rapporto al tipo di isolante impiegato.
Tale aumento, in alcuni casi può sollevare dei problemi di violazione degli indici urbanistici, relativi alla zona omogenea in cui l'immobile ricade.
Con sentenza N.11845 del 18 giugno 2020 la Corte di Cassazione ha stabilito che l'aumento di volumetria ai fini delle distanze non rappresenta un volume tecnico.
Pertanto, vanno rispettate le distanze tra fabbricati previste dalle norme vigenti al momento della realizzazione, tenendo conto del fatto che l'isolamento termico è possibile realizzarlo in alternativa anche sottoforma di cappotto interno.
La Corte ha comunque chiarito che in deroga a tali norme, facendo riferimento all'art.14 del D.lgs n.102/2014 al co.7 e all'art.11 del D.Lgsn. 115 del 2008, è possibile operare l'intervento di isolamento a condizione che lo stesso garantisca una riduzione del 10% dei limiti di trasmittanza termica.
Per poter realizzare un intervento di isolamento termico dall'esterno è necessario presentare una Scia al Comune in cui è situato l'edificio da coibentare, da parte di un tecnico abilitato, completa di asseverazione dell'opera da realizzare.
Tale prassi, prevede il silenzio-assenso. Dunque, se dalla data di presentazione non si riceve una risposta da parte dell'amministrazione comunale entro 30 giorni, il permesso si ritiene concesso in modo implicito. Di conseguenza, i lavori possono iniziare.
Per gli edifici sotto la tutela dei Beni culturali, la procedura diventa più complessa non solo dal punto di vista burocratico, ma soprattutto da quello operativo.
Infatti, l'isolamento termico di un edificio storico non si può certamente realizzare sovrapponendo a una facciata di pregio, dei pannelli isolanti, ne tanto meno procedendo dall'interno, in quanto sulle pareti interne sono presenti stucchi, affreschi, e diverse opere decorative, da preservare e conservare.
Si capisce, pertanto, come non esista una procedura standard per isolare gli edifici, specialmente quelli storici, per quei casi in cui le condizioni di tutela del Bene lo consentono. È possibile impiegare una serie di nuovi prodotti molto performanti,comprendenti sistemi sottili termoriflettenti montati a secco su appositi profili, oppure dei termointonaci monostrato a base calce.
In situazioni favorevoli dal punto di vista operativo è possibile applicare delle stratificazioni con pannelli coibenti di diversi materiali.
Tra questi posso citare gli espansi polimerici, lana di roccia, fibra di vetro, fibra di legno, sughero, ecc.
A completamento, di tutto, non va trascurata la possibilità di impiegare rivestimenti in listelli di laterizio o pietre naturali.
Occorre però fare molta attenzione quando vengono messi insieme diversi materiali con caratteristiche omogenee e termoigrometriche molto differenti.
Tali accoppiamenti, se non studiati con cura e approfondimento, partendo dal livello conoscitivo delle stratificazioni originarie delle murature da isolare, può vanificare l'esito dell'intervento, arrecando inoltre anche danni alla sottostante struttura esistente.
Fa comunque sempre bene ricordare che nel caso non si possa intervenire dall'esterno, né tantomeno dall'interno, il notevole spessore delle antiche murature e la loro elevata massa, contribuiscono grazie all'inerzia e allo sfasamento termico a mitigare in parte l'assenza di isolamento.
Questo può comunque essere migliorato intervenendo sugli infissi, sulle coperture e nei locali seminterrati.
Quando l'intervento di isolamento riguarda edifici in condominio occorre aggiungere alla documentazione solita per produrre la SCIA, anche l'atto di consenso dei condomini, rappresentato dalla maggioranza qualificata come per legge.
Questa necessità deriva dal fatto che l'intervento viene effettuato sulle pareti comuni. Dunque, a ciascun condomino spetterà contribuire in virtù della quota condominiale di proprietà competente.
In base al Codice civile, sono valide le deliberazioni approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti all'assemblea condominiale e almeno la metà del valore dell'edificio.
Dopo aver descritto le procedure per poter avviare un intervento di isolamento termico di un edificio, vorrei soffermarmi sulle tecniche di esecuzione dell'intervento.
Verrei dare una particolare attenzione ai nuovi materiali isolanti, con i quali è sempre più possibile ridurre gli spessori senza ridurre la capacità isolante.
Tra i prodotti più innovativi, in commercio troviamo delle lastre sottili di fibra di roccia e aerogel, la cui conducibilità termica λ è pari a λ 0,019 W/m°K, utili per interventi da eseguirsi all'interno.
Per l'esterno è possibile impiegare dei pannelli con anima sottovuoto al gel di silicio, la cui conducibilità termica λ è pari a 0,007 W/m°K, cosa che permette con soli 3 cm di spessore di isolante, di ottenere un isolamento paragonabile a un tradizionale pannello in fibra di vetro da 15 cm.
Dopo aver illustrato le caratteristiche dei nuovi prodotti isolanti, per poter realizzare cappotti termici anche con spessori ridotti, voglio soffermarmi sulle fasi esecutive di un cappotto termico.
Spesso vengono effettuati degli errori di esecuzione che possono compromettere l'efficacia dell'intervento di isolamento termico.
Come tutti ormai sapranno, fondamentalmente l'esecuzione di un cappotto termico altro non è che una fodera di materiale isolante con cui rivestire le pareti perimetrali di un edificio.
Tale fodera è costituita da pannelli di forma rettangolare il cui spessore è conseguente al tipo di isolamento che s'intende raggiungere, in relazione alle condizioni intrinseche ed estrinseche dell'edificio dal punto di vista termico.
La posa di tali pannelli è simile a quella delle murature in foglio, ossia giunti sfalsati, con convessure tra un pannello e l'altro, previa preparazione del retro del pannello mediante applicazione di idoneo materiale aggrappante.
Apparentemente, tale metodica sembra essere estremamente semplice e priva di difficoltà. Purtroppo, invece, spesso si trascurano alcuni particolari importanti, causa di una serie di criticità successive all'intervento.
Uno degli errori più comuni è rappresentato dalla sostituzione di materiali non certificati, all'interno della parete realizzata con materiali certificati, cosa alla quale non viene data molta importanza.
Analogamente, è importante impiegare pannelli integri e non danneggiati, dei quali si è avuto cura nello stoccaggio in sito protetto.
Le condizioni climatiche dell'intervento sono altresì importanti per la buona riuscita dell'intervento. Infatti, è buona regola non procedere se la temperatura scende sotto i 5°C o sale sopra i 30°C.
Prima di posare i pannelli sulla parete sottostante, occorre verificare la consistenza del supporto e il suo grado di umidità, per evitare che i pannelli non vengano sufficientemente ancorati.
A tal al proposito ricordo che il collante va disposto sia perimetralmente al pannello e in almeno tre parti all'interno dello stesso. Ciò al fine di evitare scollamenti a causa di masse d'aria sottostanti.
La posa corretta dei pannelli, va eseguita partendo dal basso verso l'alto a corsi sfalsati, con fughe inferiori a 5 mm. Dovendo realizzare degli spessori superiori per motivi tecnici in qualche parte della parete, i vuoti vanno riempiti con materiale isolante dello stesso tipo di quello dei pannelli, evitando di riempire le fughe con malta collante o peggio ancora lasciarle a secco.
Per la fase di tassellatura, occorre verificare la buona presa e indurimento del collante, in seguito dopo la posa dei tasselli si procederà con l'applicazione dell'intonaco di base su cui va posta la rete di armatura, evitando di annegarla nella strato d'intonaco.
Infine, molta attenzione va posta nella scelta del tipo d'intonaco di finitura, il, quale va scelto in relazione alle indicazioni del Sistema di Isolamento Termico a Cappotto certificato utilizzato, ricordo che sbagliare grana o spessore dell'intonaco è un grave errore, il quale può portare alla fessurazione dello strato.
A conclusione di quanto esposto, voglio ricordare che la Legge di Bilancio 2021 ha previsto la riconferma dell'ecobonus per tutto l'anno 2021, fino al 31 dicembre.
Ciò rappresenta una grossa opportunità per affrontare la riqualificazione energetica degli edifici, usufruendo di un notevole contributo statale.
È utile ricordare come il valore di un edificio aumenti sensibilmente in seguito a questo tipo di intervento, come è facilmente riscontrabile analizzando gli atti di compravendita dei beni immobiliari.
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