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La finitura superficiale di una lastra di marmo (pietra o granito), riveste un ruolo decisivo per l'esaltazione estetica dell'elemento lapideo.
Non vi è dubbio che questa condizione si evidenzia maggiormente in determinati usi, come ad esempio per l'arredamento, il rivestimento di pareti, le pavimentazioni, le decorazioni e per tutto ciò che rappresenta l'aspetto puramente visivo.
Per ottenere il prodotto finito, il blocco estratto dalla cava, è sottoposto al taglio in lastre dello spessore (in genere) di due o tre centimetri.
Queste diverse conformazioni sono una conseguenza di scelte di tipo tecnico che consigliano uno spessore maggiore per la realizzazione di soglie di porte, pedate, ecc., e quello minore (due centimetri) per il rivestimento di superfici non soggette all'usura da calpestio.
È evidente che questa regola non è fissa in quanto, per evidenti esigenze pratiche ed estetiche, lo spessore può variare in conformità delle diverse applicazioni.
Si hanno, infatti, pedate in granito da due centimetri (in considerazione della resistenza del materiale) o soglie di finestre da tre centimetri (per un miglior effetto estetico).
Per ciò che riguarda il tipo di finitura esistono diversi trattamenti finali che vanno dai più conosciuti: levigato e lucidato, fino al bocciardato, a piano sega, a spacco naturale, ecc.
In ciascuna di queste lavorazioni, la differenza sostanziale si basa sulla rugosità e regolarità del piano, che mettono in risalto la lucentezza o la variazione cromatica in chiaroscuro della superficie.
Con un trattamento di tipo levigato si ha una definizione naturale del colore, pur mantenendo una gradazione complessivamente chiara e opaca, mentre, con l'effetto lucidato, si evidenziano maggiormente i contrasti (venature e bande cromatiche) più scuri e con una brillantezza della superficie.
Chi invece predilige un effetto più naturale può scegliere la finitura a piano sega, ossia con la superficie planare ottenuta dal taglio della lastra, ma con lievi irregolarità dovuti al passaggio della lama.
Se si vuole ottenere una texture più marcata, si può ricorrere a trattamenti d'urto come la bocciardatura, che consiste nel picchettare il piano con uno speciale attrezzo (bocciarda) fino a formare una rugosità tipo buccia di arancia.
Questa lavorazione, considerato il costo della mano d'opera e il tempo necessario per ottenere un elemento finito, è oggi eseguita in maniera meccanica.
La particolarità di questo trattamento è nei contrasti in chiaroscuro (evidenziati con luce radente) delle asperità in superficie, che risaltano le sfumature e cromie del materiale.
In alternativa a questo risultato (piuttosto disomogeneo) vi è un'altra soluzione che consiste nel produrre, tramite particolari macchinari, delle rigature sul piano.
L'effetto di questa trama tiene conto della distanza e forma dei solchi, della profondità, oltre che dalla tessitura, in altre parole, se eseguita in un'unica direzione o con passo incrociato.
Anche in questo caso valgono le considerazioni su indicate, con l'unica differenza dovuta alla regolarità degli effetti chiaroscurali rispetto alla luce radente.
Un'altra lavorazione è quella a spacco, ottenuta tramite l'azione diretta (con battitura) dell'elemento e conseguente suddivisione del pezzo in varie parti secondo un piano che, gli addetti ai lavori, individuano come di scistosità.
L'effetto che si produce è chiaramente molto irregolare e rustico e quindi è apprezzato solo in determinati ambiti.
Vi è infine un altro trattamento, definito a spacco termico o a fiammatura, ed è ottenuto con il riscaldamento della superficie del materiale.
Questo effetto provoca sbalzi termici localizzati, causando il distacco di scaglie, di varia dimensione e secondo le caratteristiche meccaniche del materiale.
È evidente che si possono ottenere anche altre finiture, come ad esempio con l'azione di martellina a testa piatta, ma è necessario rilevare tuttavia che, queste lavorazioni, non possono essere applicate indistintamente a tutti i materiali.
Esistono, infatti, delle regole pratiche che si basano su alcuni fattori come: compattezza, resistenza meccanica, ecc., del marmo (pietra o granito).
Un'altra cosa da rilevare è la conseguenza di queste lavorazioni sulle caratteristiche fisiche del materiale e quindi di resistenza agli agenti esterni (atmosferici e d'inquinamento).
Con la lucidatura, infatti, la chiusura dei pori, determina una migliore protezione superficiale, mentre, con l'azione d'urto (bocciardatura o a spacco), si evidenzia la struttura naturale del marmo rispetto agli agenti esterni.
Per la finitura fiammata, infine, si può provocare (a seguito del riscaldamento) un'alterazione della caratteristica del materiale e quindi la variazione della sua naturale resistenza.
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