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Quando si programmano lavori di ristrutturazione da eseguire nella propria abitazione uno dei fattori più importanti dei quali tenere conto, oltre a quello economico, è la loro durata.
La dilatazione dei tempi di esecuzione delle opere, quando le tramezzature, i massetti e le predisposizioni impiantistiche sono già state portate a termine, dipende essenzialmente da quali materiali decidiamo di far posare per la finitura delle superfici orizzontali e verticali.
Per i pavimenti la scelta di una fornitura di piastrelle in gres o di listelli di parquet prefinito può farci evitare di eseguire trattamenti successivi alla messa in opera, sebbene presupponga una preparazione molto accurata del fondo.
È opportuno inoltre che la lavorazione sia eseguita, come la maggior parte di quelle solitamente previste in un cantiere, da personale specializzato che possieda l'esperienza e la sensibilità necessarie a prevenire difetti ed errori, difficilmente rimediabili in un secondo momento.
Ci sono materiali che, invece, per la loro conformazione e origine naturale hanno bisogno di trattamenti di finitura successivi al montaggio e che, se da un lato ne completano ed esaltano le caratteristiche estetiche, dall'altro si rendono necessari a proteggere la superficie dall'usura dovuta al calpestio e agli urti accidentali oltre che all'inevitabile scorrere del tempo.
È nell'etimologia stessa del nome marmo (che mostra assonanza con il greco marmareos, splendente) che si rivela l'esigenza di una lucidatura finale, che segua un'accurata levigatura.
È questa inoltre, per esteso, la caratteristica attraverso la quale vengono distinti, in architettura e nelle arti plastiche, i marmi e i graniti (lucidabili) dalle pietre (non lucidabili).
La levigatura veniva eseguita fino a qualche anno fa con l'ausilio del piombo (proprio per questo era definita piombatura), bandito perché considerato cancerogeno e già in disuso da un bel po', nonostante sia stato usato estesamente in passato per tubazioni idrauliche, per elementi di raccordo negli impianti igienico – sanitari e, in lastre, come impermeabilizzante per coperture piane e inclinate.
Attualmente la levigatura avviene attraverso macchinari che montano dischi diamantati (con pietre di scarse qualità estetiche e purezza inadatta all'utilizzo in oreficeria e gioielleria) a grana sempre più fine man mano che si procede con il trattamento del pavimento da rifinire o rinnovare.
Va specificato infatti che il procedimento meccanico della levigatura, seguito da una lucidatura con prodotti chimici, può essere programmata non solo nel corso di lavori di manutenzione estesi ma può anche costituire un piccolo intervento circoscritto in grado di donare immediatamente nuova luce a un ambiente un po' penalizzato da un pavimento opaco e macchiato in più punti.
È infatti nota la sensibilità del marmo all'acqua stagnante, ai liquidi corrosivi e ai detergenti aggressivi che, nel corso della vita di un pavimento, è inevitabile che provochino contrasti evidenti e disomogeneità superficiali.
A questo proposito vorrei tranquillizzare chi si accinge a far eseguire il trattamento sul proprio pavimento e teme le conseguenze di una lavorazione troppo sporca, con gravi ripercussioni sugli ambienti non interessati.
Le levigatrici moderne si avvalgono, come le loro progenitrici, dell'ausilio dell'acqua ma ne disperdono una quantità molto minore che non necessariamente implica l'affiancamento di un aspiratore o di strumenti meccanici per facilitarne il convogliamento e la raccolta.
Vediamo ora nel dettaglio le fasi della lavorazione.
Per prima cosa si procede con una pulizia accurata della porzione di pavimento da levigare; eventuali veli residui di cera devono essere eliminati con prodotti specifici perché potrebbero ostacolare la presa dello stucco necessario a colmare e livellare gli interstizi del materiale dovuti a microfessurazioni, minime differenze di quota ai bordi delle lastre, buchi, discontinuità ed eventuali graffi più o meno profondi.
In questa fase preparatoria va curata in particolare la scelta del colore dello stucco, da abbinare preferibilmente ai toni medio – chiari delle venature del marmo, in modo che il rammendo risulti il più possibile invisibile a finitura ultimata, mimetizzato nella disomogeneità cromatica naturale propria del materiale.
A questo punto entra in gioco la levigatrice che, a stucco completamente asciutto, viene utilizzata per una prima passata di sgrossatura sul pavimento.
Piccoli dislivelli e imperfezioni vengono pareggiati e, a discrezione dell'operatore (abbiate cura di affidarvi a un professionista serio ed esperto di questa specifica lavorazione), si insiste più o meno su alcune aree per ottenere una superficie perfettamente liscia, adatta a ricevere le passate e i trattamenti successivi.
A questo punto ritengo opportuno raccontare un piccolo episodio di cantiere che mi ha riguardato personalmente come professionista.
Negli spazi comuni di un edificio condominiale di inizio ‘900, durante la levigatura e lucidatura di un pavimento in marmette di graniglia, integrato con soglie in marmo in corrispondenza delle porte e degli sbarchi dell'ascensore, l'operatore ha dovuto porre particolare attenzione nella calibrazione delle diverse quote della pavimentazione, che presentava avvallamenti in più punti dovuti all'assestamento della struttura conseguente ad alcuni lavori di consolidamento e ristrutturazione.
Ottenere una superficie perfettamente piana, in casi come questo, è molto difficile dal momento che, come ci insegna la geometria euclidea, per tre punti passa un solo piano; ne basta un quarto situato al di fuori per creare qualche problema.
Negli edifici storici è dunque opportuno procedere con il criterio del minore dei mali possibili e provare, quando possibile, a rendere marginale l'errore, riportandolo sui bordi della pavimentazione o dove si è sicuri che non possa causare problemi nella fruizione sicura dell'ambiente.
Dopo il breve excursus, torniamo a noi.
Dicevo della sgrossatura, alla quale segue la levigatura vera e propria, eseguita con dischi diamantati di grana sottile, ai quali è affidato il compito di eliminare lo strato più superficiale del marmo, sfogliandolo come una pellicola.
È proprio lì, infatti, che si concentrano le tracce del degrado, responsabili dell'occultamento della parte ancora esteticamente intatta del pavimento.
Quando un nuovo strato, perfettamente liscio, viene infine portato alla luce, la sua naturale brillantezza può essere esaltata con l'ausilio di un prodotto lucidante con proprietà protettive.
La corretta esecuzione delle fasi descritte ci garantirà un risultato sorprendente e duraturo e ci aiuterà anche ad alleggerire per un po' il carico dei lavori domestici, bandendo per qualche tempo l'uso della cera.
Per i pavimenti in legno da completare in opera (non i prefiniti) la levigatura va invece effettuata con prodotti abrasivi ben affilati, avendo cura di rispettare i tempi di assestamento e presa del materiale appena posato, a colla, con l'ausilio di chiodi o flottante.
Per pavimenti vecchi, prima di intervenire con le opere di finitura superficiale, è necessario valutare bene, con esame visivo e meccanico, la consistenza dei diversi elementi e la loro aderenza al sottofondo.
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