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Dopo aver già descritto le indagini diagnostiche preliminari e le tecniche di pre-consolidamento e pulitura (fondamentali per garantire un consolidamento corretto e soprattutto duraturo nel tempo), in questo articolo affronterò le tecniche di consolidamento vero e proprio (una fase importantissima del processo di restauro, perché il suo buon esito restituisce all'intonaco le proprie caratteristiche meccaniche) e protezione, in grado di arrestare (o comunque rallentare sensibilmente) il processo di degrado, e quindi rimandare nel tempo ulteriori interventi di manutenzione e restauro, con un deciso risparmio economico.
Uno dei problemi più frequenti nel restaurare un intonaco consiste nel far ri-aderire al supporto le parti distaccate, di solito facilmente riconoscibili per la presenza di sollevamenti e rigonfiamenti.
In questo caso è necessario iniettare in tali zone un'apposita miscela consolidante, consistente generalmente in una malta piuttosto fluida formata da una parte di grassello di calce e una di aggregato con granulometria molto sottile, eventualmente additivata con una piccola quantità (5-10%) di resina acrilica con funzioni di fluidificante.
Invece nei micro-distacchi (cioè con soluzioni di continuità pari o inferiori a un millimetro) sarà preferibile usare un'emulsione acquosa di resina acrilica caricata con aggregati di granulometria finissima (cioè decisamente inferiore al millimetro).
Se le parti da far ri-aderire sono completamente staccate dal supporto, o sono presenti lesioni e fratture, bisognerà prevedere la loro completa sigillatura mediante guarnizioni di gomma o stuccature provvisorie, da rimuovere a consolidamento avvenuto. Sulla superficie dell'intonaco distaccato vanno praticati diversi piccoli fori (2-4 mm di diametro) con un trapano elettrico o manuale, avendo cura di ridurre drasticamente (o meglio ancora evitare del tutto) le vibrazioni. Il numero e la disposizione dei fori dipendono ovviamente dalle dimensioni e dallo stato di conservazione della porzione di intonaco distaccato. Dopo aver eseguito la perforazione, è necessario aspirare ogni residuo pulverulento, mentre prima delle iniezioni consolidanti è opportuno iniettare una miscela di acqua distillata e alcool per pulire perfettamente le superfici e facilitare lo scorrimento del consolidante. Dopo le iniezioni, che ovviamente vanno eseguite procedendo dal basso verso l'alto e stuccando progressivamente i fori già usati, è necessario facilitare la ri-adesione dell'intonaco comprimendolo verso il supporto, ad esempio mediante un pannello di legno sostenuto da puntelli o martinetti. A lavoro finito si potranno quindi rimuovere le guarnizioni o le stuccature provvisorie, sostituendole con quelle definitive.
Invece per consolidare intonaci disgregati o polverizzati è necessario servirsi di appositi prodotti che ristabiliscano la continuità fisica e chimica fra le particelle ormai decoese. L'applicazione avviene solitamente a pennello, a spruzzo o a rullo se le zone da trattare sono piuttosto estese, o con impacchi o iniezioni (che permettono la percolazione e l'assorbimento del prodotto consolidante attraverso appositi fori) per consolidamenti localizzati. I prodotti consolidanti possono essere sia organici, come ad esempio le resine sintetiche o il silicato di etile, che inorganici, come l'idrossido di bario. Inoltre, prima di procedere al consolidamento vero e proprio è sempre opportuno eseguire alcune prove preliminari.
In caso di intonaci molto pregiati, già gravemente dilavati e molto esposti agli agenti atmosferici, è consigliabile prevedere un trattamento protettivo, che di fatto consiste nell'applicazione di prodotti idrorepellenti, in grado cioè di proteggere la superficie dall'acqua piovana.
Questi prodotti, applicati generalmente in due o più mani stese a rullo e/o pennello o spruzzate dall'alto verso il basso con appositi vaporizzatori, devono garantire la perfetta trasparenza e l'inalterabilità delle superfici trattate (alcune sostanze con la prolungata esposizione ai raggi solari tendono infatti a ingiallire), la reversibilità dell'intervento, la non formazione di sali dannosi per il supporto, e infine la traspirabilità al vapore acqueo, per evitare il ristagno di umidità nella muratura e la conseguente formazione di efflorescenze e sub-efflorescenze saline.
I prodotti idonei sono diversi, e di solito di origine organica come silani e silossani, mentre il silicone si è dimostrato inadatto perché tende a formare una patina lucida sulla superficie trattata, con un effetto bagnato decisamente sgradevole. Inoltre alcuni consolidanti di origine organica sono idrorepellenti e servono quindi anche da protezione.
Poiché infine dopo un certo periodo di tempo (variabile in base al prodotto utilizzato) il protettivo tende a perdere le proprie caratteristiche, sarebbe opportuno prevedere la ripetizione del trattamento a intervalli regolari.
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