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L'impermeabilizzazione di un tetto è una fase cruciale nella costruzione o nella manutenzione di edifici, pertanto, prima di applicare qualsiasi materiale impermeabilizzante, è essenziale verificare la presenza di acqua o umidità all'interno della struttura.
Tale presenza è possibile verificarla attraverso una serie di metodi che a secondo della complessità della copertura possono essere adottati singolarmente o in abbinamento con altre metodiche.
Terrazzo con scarico laterale non sigillato rischio infiltrazioni (foto Arch. Oliva)
Il primo metodo d'indagine è rappresentato dall'ispezione visiva, da effettuare dopo alcune ore da un evento meteorico.
Gli aspetti da rilevare, cause potenziali di probabili infiltrazioni, sono la presenza di piccoli invasi di acqua o di ristagni persistenti, che possono mettere in evidenza l'inadeguatezza delle pendenze unitamente alla scarsità delle aree di defluimento verso l'esterno delle acque piovane.
Se da una prima ispezione visiva, i segni che possono indicare la presenza d'acqua sono evidenti, occorre mappare le aree interessate e verificare se sul soffitto del piano sottostante siano presenti macchie di umidità, percolamenti o annerimenti delle superfici.
Tale riscontro va fatto anche sulle superfici interne dei muri perimetrali.
La presenza di muffa sulle superfici descritte può essere conseguente anche a fenomeni infiltrativi avvenuti precedentemente e non ancora risolti.
Nella fase di analisi esclusivamente visiva occorre fare attenzione a non confondere fenomeni infiltrativi di diversa natura, con quelli causati dalle imperfezioni del manto impermeabile in copertura.
Presenza di macchia da infiltrazioni (foto Arch.Oliva)
Un esempio in tal senso è rappresentato dalle infiltrazioni dovute all'impiego di materiali da costruzione idrofili in edifici recenti, le cui superfici sono state trattate con prodotti non traspiranti.
Su tali superfici spesso appaiono delle bollature, all'interno delle quali è annidata l'acqua di condensa, la cui pressione può rompere tali bolle e mettere in atto un fenomeno di gocciolamento che non è causato da alcuna infiltrazione attiva soprastante.
In presenza dei segni precedentemente illustrati sulle superfici del soffitto sottostante, è bene impiegare strumenti più adeguati per rilevare con più precisione l'eventuale presenza di acqua.
L'igrometro a contatto di tipo capacitivo rappresenta un valido ausilio.
Infatti, posizionando tale strumento sulle superfici sospette è possibile rilevare i valori che possono confermare o meno la presenza di umidità in eccesso, prendendo come riferimento di partenza i valori di una superficie asciutta.
Danni provocati da infiltrazioni dal terrazzo soprastante (Foto Arch. Oliva)
I metodi sin qui illustrati non garantiscono in maniera assoluta che all'interno delle stratificazioni di cui è composto un solaio di copertura, non si siano formate delle sacche di acqua provenienti anche da punti di afflusso molto distanti dalla loro presenza evidente.
Per tale motivo non è prudente procedere con l'impermeabilizzazione correndo il rischio di spendere tempo e soldi per poi ritrovarsi a distanza di poco con i soli problemi infiltrativi.
Igrometro con puntali per verificare presenza di acqua (Foto Flir)
Operando in tal modo non si fa altro che incorporare l'acqua in altri materiali impermeabili, rendendo ancor più difficile in seguito l'individuazione del problema.
Per togliersi ogni dubbio, prima di procedere con le operazioni di impermeabilizzazione in modo corretto, è bene impiegare metodi d'indagine più approfonditi e sicuri.
Tra i metodi più approfonditi, troviamo la ricerca dei punti di infiltrazione d'acqua su guaine impermeabili eseguita con la tecnica del gas tracciante.
Fase di insufflaggio del gas nella guaina per ricerca perdite (Foto Ditta Baxsa.S.r.l.)
Il metodo si svolge mediante la realizzazione di un piccolo foro sulla guaina oggetto di indagine, applicando un apposito connettore a tenuta, per poi introdurre del gas tracciante al di sotto della guaina.
L'immagine soprastante, illustra la fase di insufflaggio del gas, ed è stata gentilmente concessa da Baxsa s.r.l. azienda di grande esperienza nel settore.
Il gas introdotto essendo molto fine e leggero tenderà ad attraversare tutti i materiali che incontra, tranne la guaina impermeabile che rappresenta l'impermeabilizzazione della copertura oggetto d'indagine.
Presenza d'acqua sotto il pavimento rilevata da indagine termografica (Foto Arch.Oliva)
Laddove questa guaina risultasse lesionata, bucata o scollata il gas troverà una via di passaggio in superficie e verrà individuato mediante un apposito rilevatore, con visualizzazione grafica e acustica.
Tale sensore individuerà il punto critico, corrispondente a quello generante la penetrazione d'acqua e quindi il punto di infiltrazione della stessa.
Tra i metodi non invasivi di rilevanza scientifica la termografia rappresenta uno dei metodi completi di indagine, basandosi su una tecnica di analisi non distruttiva, capace di acquisire immagini nel campo dell'infrarosso.
Tale metodo consente di rilevare, in virtù della radiazione emessa da un corpo, la presenza di alterazioni di temperatura delle superfici indagate.
La termografia, nella specifica indagine alla ricerca di presenze di acqua, sfrutta il principio della capacità termica dell'acqua, la quale, riscaldandosi durante il giorno in virtù dell'irraggiamento solare, mantiene la sua temperatura durante il rilascio termico, ossia nelle ore notturne.
Presenza acqua rilevata di notte con indagine termografica (foto Arch.Oliva)
Tale fenomeno è rilevabile in maniera evidente con un indagine termografica eseguita nelle ore serali sul terrazzo da indagare, indipendentemente se lo stesso sia pavimentato o semplicemente ricoperto con guaina impermeabile.
L'immagine termografica, in presenza di acqua sottostante, metterà in evidenza delle aree a temperatura più elevata indicative della presenza di acqua.
A seguito del rilievo di acqua nella guaina, sarà possibile mappare con una bomboletta spray le aree evidenziate termograficamente, per poter procedere successivamente con una verifica diretta mediante altra apparecchiatura, come ad esempio un igrometro con puntali o sonde.
Ciascuno dei metodi sin qui descritti concorre in maniera più o meno completa all'individuazione di quelle alterazioni di superfici impermeabili, a causa delle quali l'acqua può infiltrarsi all'interno di una copertura.
Spesso le indagini partono da una semplice indagine visiva, a seguito della comparsa di macchie, percolamenti, ecc. per poi proseguire con altri mezzi più precisi e adeguati.
Occorre sempre tenere a mente che l'acqua può infiltrarsi a partire da altre zone della copertura che niente hanno a che fare con la superficie indagata.
Esempi di tali eventi ve ne sono a decine: l'acqua può infiltrarsi sotto i coprimuro e infilarsi nelle guaine, può infilarsi sotto un cornicione su cui poggia in muretto di coronamento poggiato senza il sottostante strato di impermeabilizzazione, può veicolare attraverso fori laterali ecc.
Infiltrazioni provocate da parapetto deteriorato (Foto Arch. Oliva)
In considerazione di ciò, ritengo che l'indagine termografica sia il mezzo d'indagine più completo in quanto con essa è possibile indagare la superficie da impermeabilizzare e avere al contempo una panoramica di tutte le criticità perimetrali, attraverso le quali l'acqua può insinuarsi.
Tenendo conto della sua assoluta mancanza di invasività e dei tempi di risposta abbastanza rapidi, ci si rende conto come tale mezzo rappresenti sicuramente un efficace mezzo d'indagine, da impiegare prima di procedere con i lavori di impermeabilizzazione.
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