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La presenza di umidità in tetti e coperture è quasi sempre dovuta a infiltrazioni d'acqua in seguito a carenze di manutenzione o errori progettuali e costituisce un grosso difetto sia dal punto di vista del comfort abitativo sia per la sicurezza statica degli edifici.
Il primo aspetto riguarda soprattutto le mansarde e gli appartamenti all'ultimo piano delle palazzine con tetti piani. Come in qualsiasi casa umida a causa delle infiltrazioni d'acqua, l'inconveniente si manifesta con la formazione di aloni e macchie grigie, nere o giallastre; la caduta di scaglie di tinteggiatura o pezzi di intonaco; la proliferazione localizzata di funghi e muffe o perfino la percolazione di acqua in caso di pioggia forte e prolungata.
In estate durante i temporali ciò può provocare danni alle finiture più delicate come i pavimenti di parquet, mentre in inverno il problema principale consiste nella drastica perdita di efficacia della coibentazione termica del tetto, con conseguenti dispersioni termiche e aumento dei costi di riscaldamento.
I rischi per la sicurezza statica riguardano invece sia una copertura a falde, sia i tetti moderni di cemento armato.
Un tetto alla lombarda o un tetto alla piemontese, cioè con orditura strutturale in legno, risulta particolarmente vulnerabile agli attacchi della carie bruna o a cubetti, un fungo xilofago che colpisce soprattutto le teste di travi e capriate, inserite in apposite tasche della muratura e difficilmente ispezionabili.
Oltre all'orditura tetto in legno, un altro punto particolarmente delicato è la linea di gronda, da cui potrebbero staccarsi calcinacci o frammenti di elementi ornamentali in pietra, legno o cotto che possono produrre gravi danni a cose o persone: le cronache recenti hanno purtroppo registrato alcuni incidenti mortali proprio con questa dinamica.
In un solaio di copertura in cemento armato i punti più vulnerabili sono invece le porzioni sporgenti come cimase di parapetti monolitici, sporti di gronda, velette e pensiline.
Se l'infiltrazione è in atto ormai da lungo tempo, per prima cosa compaiono patine biologiche di funghi, muffe, alghe, muschi o licheni. Successivamente, con l'aggravamento del degrado, l'acqua penetra all'interno del calcestruzzo e provoca la corrosione dall'armatura di sostegno del tetto, che ossidandosi aumenta di volume, causando sollecitazioni che a loro volta comportano dapprima la formazione di sottili lesioni parallele all'armatura e successivamente la caduta del copriferro.
A questo punto la velocità di corrosione aumenta esponenzialmente, perché l'armatura si trova esposta direttamente alle intemperie: le condizioni ambientali più pericolose sono i cicli di gelo e disgelo, in grado di disgregare e polverizzare anche il calcestruzzo, e un'aria satura di salsedine.
In un tetto a falde la principale causa di infiltrazione d'acqua è normalmente costituita dalla rottura o spostamento accidentale di alcuni elementi del manto di copertura, ad esempio in seguito all'urto con oggetti portati dal vento, alla presenza di operai che camminano pesantemente sul tetto e a copiose nevicate che tendono a trascinare verso il basso tegole, coppi e lastre di pietra.
Un altro problema comune è la mancanza di converse e scossaline di lamiera nei punti più vulnerabili, come i compluvi di un tetto a 4 falde o più, l'innesto delle pareti verticali di abbaini e altane o le cimase dei parapetti in muratura.
Anche certe tipologie di coperture sono intrinsecamente più portate alla formazione di infiltrazioni d'acqua: in un tetto a shed, raro negli edifici residenziali ma assai comune nei capannoni artigianali, l'acqua riesce a penetrare molto facilmente in caso di impermeabilizzazione rotta o inadeguata; mentre in un tetto a una falda o un tetto a due falde il rischio risulta assai minore.
Anche nelle coperturepiane le infiltrazioni d'acqua sono un fenomeno estremamente comune, che si verifica soprattutto:
La soluzione più semplice e immediata per evitare infiltrazioni d'acqua nel tetto di una casa consiste in una manutenzione attenta, accurata, costante e diversificata in base alla tipologia di copertura.
Il tetto di un edificio storico richiede ad esempio un'accurata ispezione visiva di ciascuna falda di copertura compiuta almeno due volte l'anno (estate inverno o meglio ancora in autunno e primavera, cioè i periodi più piovosi), in cui occorre controllare accuratamente il manto di copertura, sostituendo o ricollocando al proprio posto gli elementi rotti o spostati; le condizioni di converse e scossaline e la regolare funzionalità delle grondaie.
Se il sottotetto è accessibile, è consigliabile anche un'ispezione visiva dell'intradosso della copertura per escludere la presenza di elementi rotti o marcescenti.
Nelle coperture piane bisogna invece ispezionare accuratamente i bocchettoni dei discendenti pluviali, eliminando periodicamente i detriti accumulati e dotandoli di apposite reticelle protettive che ne impediscono l'intasamento.
I proprietari di una mansarda, per evitare infiltrazioni dal tetto di casa possono invece controllare accuratamente gli abbaini e i lucernari tipo velux, rinnovando le sigillature quando necessario e chiamando un artigiano per sostituire o riparare le scossaline rotte o danneggiate.
Per quel che riguarda invece i danni alle guaine di impermeabilizzazione, le membrane bituminose esposte alle intemperie possono essere protette con un prodotto che agevola la soluzione delle cause di infiltrazioni d'acqua.
L'azienda Winkler ne propone una vasta gamma:
Per l'impermeabilizzazione di strutture in cemento armato a vista orizzontali e verticali si può invece impiegare Polismus 685, una miscela di resine siliconiche e solventi ipotensivi dell'azienda Resine Industriali
Risulta efficace anche su murature in materiali porosi come tufo, mattoni e arenaria e non altera l'aspetto della superficie producendo la patina lucida responsabile dell'antiestetico effetto bagnato tipico di molti altri prodotti protettivi idrorepellenti.
Anziché formare un semplice film superficiale, il composto penetra infatti nella muratura per uno strato di 10 o 20 centimetri, senza praticamente alterarne la traspirabilità.
Se, infine, la guaina bituminosa risulta troppo danneggiata per essere funzionale, anziché sostituirla è possibile ricoprirla con una seconda guaina o con una speciale guaina liquida a base di resine: si tratta di una speciale miscela impermeabilizzante mono o bi-componente pronta all'uso, costituita da resine in dispersione acquosa, additivi e speciali fibre polidirezionali.
Può impermeabilizzare superfici orizzontali e verticali in interni ed esterni, e risulta dunque idonea in terrazzi, coperture piane e tetti non piani di edifici. L'azienda Resine Industriali ne propone un'ampia gamma.
Tuttavia, occorre considerare che l'uso delle guaine liquide in resina comporta anche alcuni inconvenienti:
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