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Il settore delle imposte sulla casa, negli ultimi tempi, è talmente in fermento e veloce evoluzione che, ad esempio, la Tares, la tassa sui rifiuti che ha sostituito Tarsu e Tia, sta già per andare in pensione dopo essere andata in vigore appena quest'anno.
Ma ancora di più: c'è qualche tributo che ancora prima di diventare operativo, pare sia già superato.
Si tratta della Trise, composta di Tari e Tasi, l'imposta di cui vi abbiamo parlato qualche tempo fa, contenuta nella Legge di Stabilità, che doveva accorpare la tassa per la gestione dei rifiuti solidi urbani e il tributo dovuto ai Comuni per i cosiddetti servizi comuni indivisibili.
Nel corso della discussione della legge in Parlamento, però, ci sono stati dei cambiamenti, tanto che negli ultimi giorni è stato presentato un emendamento che propone un nuovo tributo che dovrebbe sostituire la Trise, anch'esso dal nome fantasioso: TUC.
Il Tributo Unico Comunale è un'imposta che dovrebbe accorpare i tributi patrimoniali dovuti per il possesso di un immobile e quelli dovuti al comune per i servizi indivisibili.
Nella parte immobiliare andrebbe a sostituire la componente Irpef relativa al possesso di immobili e le sue addizionali, dovuta per gli immobili non locati, oltre all'Imposta Municipale Unica.
Per la restante parte, invece, servirebbe per pagare quei servizi che non vengono offerti su richiesta individuale, come l'illuminazione pubblica, la sicurezza, l'anagrafe e la manutenzione stradale.
Quindi la componente relativa alla gestione dei rifiuti urbani dovrebbe risultarne esclusa, a differenza di quanto avveniva con la mai nata Trise, anche se il testo dell'emendamento afferma che tale componente è dovuta da chiunque produca rifiuti urbani nella misura dei quantitativi e delle tipologie di prodotti misurabile anche in relazione al possesso e alla detenzione a qualsiasi titolo locali o aree scoperte a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. In caso di pluralità di possessori o detentori, essi sono tenuti in solido all'adempimento dell'unica obbligazione tributaria.
Questa componente, per il 2014, non potrà superare quella del 2013 e sarà ridotta di un 10% nel 2015 e di un ulteriore 10% nel 2016.
Quindi dovremmo immaginare che, analogamente a quanto è avvenuto fino ad ora con Imu e Tares, un'imposta sulla casa e una sui rifiuti, dovremmo avere un'altra imposta che si affiancherà alla Tuc, e di cui aspettiamo con ansia il nome.
Insomma, al di là delle variazioni onomastiche, non pare proprio che il peso fiscale sui contribuenti sia destinato a ridursi.
In base all'emendamento al disegno di Legge di Stabilità presentato in Commissione Bilancio del Senato, questo nuovo tributo non dovrebbe superare l'aliquota complessiva del 10,6 per mille per anno della rendita catastale.
L'aliquota sarebbe così articolata:
- l'8,1 per mille sarebbe un onere a carico del proprietario e sarebbe dovuto per il possesso della casa. Da questo tributo sarebbero però esclusi prime case, terreni agricoli e fabbricati rurali;
- un'altra parte del tributo, pari all'1,5 per mille, sarebbe dovuta per i servizi comunali e dovrebbe essere pagata dagli occupanti l'immobile a qualunque titolo (quindi anche, ad esempio, dagli inquilini);
- la rimanente aliquota dell'1 per mille dovrebbe essere pagata nel caso in cui proprietario ed utilizzatore coincidano, ma anche in questo caso ne sarebbero esclusi prime case, terreni agricoli e fabbricati rurali.
È anche prevista la facoltà, data ai Comuni, di prevedere delle esenzioni o delle riduzioni per gli immobili con un solo occupante, per le abitazioni adibite ad uso stagionale, per i fabbricati rurali ad uso abitativo e per gli immobili destinati alle attività turistico – ricettive.
L'emendamento prevede anche la riduzione di 10 punti della rendita catastale per gli immobili di tutte le categorie per il 2014, e di ulteriori 10 punti per il 2015.
Il pagamento dovrebbe essere suddiviso in 3 rate, da pagare entro le scadenze del 16 aprile, 16 agosto e 16 dicembre.
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