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Quando si parla di casa sicura, il primo pensiero cade sugli aspetti strutturali e su quelli impiantistici, che devono possedere dei requisiti a norma di legge, tali da garantire la sicurezza all'interno dell'abitazione.
Ma non bisogna trascurare il fatto che una casa, anche se ben costruita e dotata di sistemi tecnologici e impiantistici sicuri, prima o poi si riempirà di elementi di arredo, verrà decorata con vernici e tessuti di cui occorre verificarne la sicurezza in termini di tossicità, biocompatibilità ecc.
Molti studi di dermatologia hanno chiarito come in presenza di colori molto intensi, in particolare rosso, nero, ecc, possono verificarsi delle dermatiti da contatto, causate dall'iterazione tra sudore e sostanze coloranti.
I tessuti, in particolare, rappresentano una parte consistente dei materiali presenti all'interno delle case, sono gli elementi che da sempre hanno un contatto privilegiato con l'essere umano, basti pensare ai vestiti che indossiamo, alle coperte che ci coprono durante la notte, ai tendaggi che schermano le nostre finestre, ai tappeti, ai rivestimenti di divani, poltrone, sedie, letti, per poi finire ai parati in tessuto i quali rivestono le pareti domestiche.
Questi tessuti, in virtù del tipo di trattamento a cui sono soggetti durante la fase di lavorazione, possono rilasciare nell'ambiente delle sostanze chimiche, nocive per la salute dell'uomo, un esempio in tal senso è rappresentato dalle amine aromatiche cancerogene che possono essere generate dai coloranti.
Tutte le superfici tessili, trattate con prodotti candeggianti, antimacchia, antirepellenti, ignifughi, ammorbidenti, impiegando formaldeide e simili, rappresentano una minaccia per la salute di chi permane in ambienti dove sono presenti.
Anche se i prodotti trattati con tali sostanze sono vietati dalla maggior parte dei Paesi europei, in commercio si trovano facilmente tendaggi, tessuti, tappeti, pellami sintetici e altro ancora, provenienti da Paesi extraeuropei, nei quali le norme relative alla produzione di tali materie non contengono restrizioni o divieti tali da garantire l'innocuità del prodotto.
Nell'elenco dei rivestimenti impiegati in arredamento ricadono altri materiali sintetici non biodegradabili come le pelli sintetiche, con cui vengono rivestiti divani, poltrone, testate del letto, sedie, cuscini, ecc.
Questi rivestimenti sono realizzati con modalità diverse, sempre industrialmente e non naturalmente: infatti, alcuni di essi vengono trattati con sostanze impermeabilizzanti come il poliuretano, il quale, steso sulla pelle sintetica, la rende impermeabile e facilmente lavabile.
Ovviamente queste tipologie di finte pelli, niente hanno a che vedere con quelle naturali, che per legge devono provenire dalla lavorazione di pelli animali, mediante l'impiego di conce a norma di legge.
Nell'ambito dei pellami impiegati nel campo dell'arredamento, l'ecopelle rappresenta un modo naturale di conciare delle pelli animali, al fine di garantire un prodotto più sicuro per la salute e l'ambiente e nulla a che vedere con la similpelle.
Per tutelarci, occorre prestare molta attenzione alle componenti del prodotto da acquistare, esaminando le etichette previste per legge, in cui sono riportate le caratteristiche del tessuto e cosa più importante, la presenza o meno di certificazioni, rilasciate da enti certificanti, di chiara fama internazionale, dalle quali si possa evincere la biocompatibilità del prodotto.
Vediamo, quindi, quali sono i materiali da impiegare con tranquillità.
Ciò significa valutare un tessuto tenendo conto che un prodotto tessile viene definito biologico qualora sia composto da fibre naturali vegetali o animali biologiche, prodotte e certificate secondo criteri dell'agricoltura biologica, definiti in accordo alla legislazione di riferimento quale: Regolamento CE 834/2007, adottato in Europa, o comunque debitamente certificato, nel rispetto di criteri ambientali e sociali definiti dal Global Organic Textile Standard (GOTS).
I materiali naturali più noti come cotone, seta, lino, juta, canapa, fanno parte di quei tessuti sicuri che secoli d'impiego hanno ormai ampiamente certificato. A essi si aggiungono altri tessuti derivanti da fibre vegetali come l'agave, cocco, bambù, ecc.
Dalla materia prima ricavata dagli alberi o da scarti di lavorazioni tessili, si ricava la cellulosa, dalla quale vengono ricavati altri tessuti rinnovabili, tra i quali, la viscosa rappresenta quello più noto.
Da poco, viene impiegata anche la polpa degli alberi di eucalipto, per ottenere una cellulosa più naturale e sicura, da cui si ottiene un buon tessuto naturale e biocompatibile, conosciuto come Lyocell.
Per i tessuti derivati da cellulose prodotte impiegando scarti di produzioni, riveste grande importanza la certificazione di partenza del materiale riciclato, al fine di scongiurare l'impiego di scarti di prodotti nocivi per la salute e non biocompatibili.
Oltre ai tessuti rientranti nella categoria dei materiali biocompatibili, in arredamento vengono impiegati anche delle fibre artificiali, sempre usando come materia prima la cellulosa, alcuni di essi come il Rayon , meglio noto come seta artificiale, lo ritroviamo per la realizzazione di tendaggi.
L'impiego del Rayon , in sostituzione della seta nobile, scaturisce dal fatto che una tenda in seta, oltre a costare parecchio, ha bisogno di una manutenzione molto scrupolosa, oltre a tendere ad ingiallire nel tempo.
Quando si scelgono tali fibre artificiali, bisogna tener conto che esse non presentano una buona resistenza alle sollecitazioni ripetute, per cui impiegarle per rivestire sedute o simili, comporta il rischio di vedere alterato nel tempo il tessuto.
Per rendere i tessuti più resistenti, vengono impiegati dei trattamenti che possono pregiudicarne la sicurezza, ad esempio impiegando coloranti non naturali molto vivaci e intensi, destinati nel tempo a rilasciare sostanze tossiche nell'ambiente.
Per garantire una migliore durata nel tempo dei rivestimenti impiegati in arredamento, vengono usate delle fibre ottenute mescolando le principali fibre sintetiche, come poliestere, acrilico, con le fibre naturali più note, come cotone, seta, lino, ecc.
Il vantaggio in termini di praticità d'uso nel campo dell'arredamento, si traduce in una migliore resistenza all'usura, oltre a una maggiore vivacità e bellezza dei colori impiegati, per cui essi sono molto usati per rivestire e decorare.
In alternativa alle fibre artificiali, oggi troviamo molti prodotti naturali, da impiegare nei vari settori della casa, un esempio in tal senso è rappresentato dalle fibre ricavate dalle piante di fichi d'India, con cui è possibile rivestire tavoli, sedie, porte, ecc, oltre alle più conosciute fibre come il bambù, la iuta, il cocco, ecc.
Per realizzare biancheria e rivestimenti per letti, divani, si utilizzano fibre di banano, mentre con le fibre di soia si possono realizzare delle lane tipo cachemire vegetali molto soffici, dotate di proprietà antibatteriche.
Un'altra fibra vegetale ormai usata per realizzare tessuti molto elastici è il bambù; ottima risulta l'unione con il cotone biologico, una caratteristica particolare del tessuto in bamboo è la sua qualità antibatterica, dovuta a un bio agente antimicrobico, chiamato bamboo kun che si trova naturalmente nella fibra, a cui conferisce la capacità di ridurre i batteri presenti sui rivestimenti in genere.
Indipendentemente dalla tipo di tessuto e dalla sua composizione, un prodotto tessile può essere commercializzato solo se etichettato, contrassegnato o accompagnato da documenti commerciali in conformità al Regolamento 1007/2011/UE.
Il suddetto regolamento, a partire dal 8 maggio 2012, ha introdotto alcune novità in materia di etichettatura. In particolare, ha introdotto l'obbligo di indicare in etichetta la presenza di parti non tessili di origine animale; la frase va indicata sull'etichetta o contrassegno del prodotto al momento dell'immissione sul mercato.
Inoltre, ha reso obbligatorio specificare la percentuale di presenza di tutte le fibre contenute nel capo, pur mantenendo le tolleranze già previste.
Ricordo, infine, che dal 4 gennaio 2018, è entrato in vigore il decreto Legislativo 15 novembre 2017, n. 190, il quale regolamenta la disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui alla direttiva 94/11/CE, concernente l'etichettatura dei materiali relativa alle denominazioni delle fibre tessili e all'etichettatura e al contrassegno della composizione fibrosa dei prodotti tessili.
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