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Analogamente a quanto previsto per l'installazione di isolamenti termici a cappotto, anche per il recupero di edifici e abitazioni rurali, sia dismessi che tuttora abitati, sono previsti alcuni bonus e incentivi fiscali.
I principali sono tre: il cosiddetto Ecobonus se l'intervento previsto presuppone anche (o esclusivamente) la riqualificazione energetica dell'edificio, la detrazione Irpef al 50% e il cosiddetto Sismabonus.
Per il recupero di edifici rurali esistono diversi incentivi fiscali
Oltre a questi, sono fruibili anche alcune agevolazioni minori, come ad esempio il Bonus mobili e l'IVA agevolata al 10%.
Alcuni di questi benefici sono fruibili in via esclusiva, mentre altri si possono combinare tra loro.
Attualmente l'unico modo rimasto per usufruire dei benefici fiscali previsti è la detrazione diretta, perché sia lo sconto in fattura da parte di aziende e professionisti coinvolti nella progettazione ed esecuzione dell'intervento, sia la cessione del credito maturato con l'Agenzia delle Entrate a banche o operatori finanziati sono impossibili.
Per accedere alle detrazioni fiscali si devono perciò rispettare due condizioni precise.
Per usare gli incentivi bisogna rispettare due condizioni
Innanzitutto, occorre ovviamente essere proprietari o comproprietari dell'edificio, titolari di un diritto reale su di esso (come ad esempio l'usufrutto), o infine affittuari o comodatari autorizzati a eseguire l'intervento a proprie spese.
Si può inoltre usare la detrazione anche se, essendo familiari conviventi con il proprietario dell'edificio, ci si assume la spesa per l'esecuzione delle opere.
Quest'ultimo caso si verifica soprattutto in due circostanze: quando il proprietario è minorenne, e l'intervento viene dunque gestito e pagato dai suoi tutori legali (che normalmente coincidono con i genitori), e/o quando esso è fiscalmente a carico del pagatore, come avviene ad esempio per un figlio studente o una moglie casalinga.
Per usufruire dei bonus si devono rispettare due condizioni
Occorre, inoltre, essere soggetti Irpef, identificabili soprattutto con i lavoratori dipendenti, i pensionati o le partite IVA in regime ordinario.
Sono dunque esclusi i possessori di partita IVA in regime forfettario e i percettori di redditi diversi, soggetti al pagamento di imposte sostitutive.
Per gli interventi di manutenzione straordinaria, recupero, risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia che presuppongono anche la riqualificazione energetica degli edifici rurali (cioè quasi tutti) si può usufruire del cosiddetto Ecobonus.
Analogamente agli altri incentivi fiscali, consiste in una detrazione Irpef di entità variabile in base al tipo di intervento previsto, da ripartire in dieci rate di uguale importo, ciascuna corrispondente a una singola annualità fiscale.
La scadenza prevista, a meno di ulteriori proroghe, è il 31 dicembre 2024.
Inoltre, per usufruire del beneficio l'intervento deve riguardare abitazioni unifamiliari, cioè costituite da una sola unità immobiliare, già esistenti: restano perciò esclusi gli interventi di nuova costruzione e ampliamento.
Gli interventi agevolabili sono numerosi.
Il primo è la sostituzione di impianti di riscaldamento con impianti dotati di una caldaia a condensazione. Questa spesa è detraibile al 50%; ma se la nuova caldaia è in classe energetica A+, si prevede l'installazione di sistemi di termoregolazione evoluti o di apparecchi ibridi (cioè costituiti da una pompa di calore integrata a una caldaia a condensazione), la detrazione sale al 65%.
Per il recupero di case rurali sono previsti vari benefici fiscali
Anche la sostituzione di vecchi scaldabagno a gas oppure elettrici con nuovi scaldabagno a pompa di calore, il montaggio di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria e l'installazione di impianti e sistemi domotici per il controllo dell'impianto di riscaldamento e condizionamento estivo (detrabile al 65%).
Per l'installazione di frangisole e schermature solari la detrazione è solo al 50%.
Tuttavia in alcuni casi, questa tipologia di intervento potrebbe comprendere anche il montaggio di pergolati, pergotende e vele parasole.
Un edificio rurale ristrutturato
Gli interventi più comuni sono però la sostituzione degli infissi esistenti con altri più efficienti (detraibile al 50%) e la riqualificazione energetica dell'involucro edilizio con l'installazione di coibentazioni termiche e isolamenti a cappotto interno o esterno: quest'ultimo intervento è detraibile al 65%.
La detrazione Irpef al 50%, anche detta bonus ristrutturazione, consiste semplicemente nella possibilità di detrarre metà dell'ammontare delle spese per gli interventi di manutenzione straordinaria, recupero, ristrutturazione edilizia, restauro conservativo e adeguamento igienico-sanitario.
Dettaglio di una casa rurale ristrutturata
Rientrano nella detrazione tutte le spese per l'acquisto dei materiali, la mano d'opera per l'esecuzione delle opere, le spese tecniche per la progettazione architettonica, strutturale e impiantistica, la direzione dei lavori, le consulenze preliminari necessarie alla stesura del progetto (come ad esempio il monitoraggio di eventuali dissesti strutturali), i diritti di segreteria per la presentazione dei titoli abilitativi necessari, gli oneri per l'occupazione del suolo pubblico e così via.
Anche in questo caso, salvo ulteriori proroghe, la scadenza è fissata al 31 dicembre 2024 e il limite massimo di spesa è di 96.000 € per ciascuna unità immobiliare, pari ad € 48.000, da ripartire fra tutti i proprietari.
L'interno di un'abitazione rurale ristrutturata
Nel caso specifico degli edifici rurali, possono fruire della detrazione sia le abitazioni preesistenti, normalmente accatastate nelle categorie catastali A3, A5, A5, A6 (specifica per le abitazioni rurali) e A11 (alloggi e abitazioni tipiche dei luoghi, come ad esempio un trullo pugliese); sia gli edifici con altra destinazione d'uso (ad esempio ex stalle, fienili o magazzini), purché nel titolo edilizio venga chiaramente indicata la nuova destinazione d'uso di tipo residenziale.
L'attuale Sismabonus non va invece confuso con il cosiddetto Superbonus 110%, ormai abolito.
L'agevolazione vigente, anche in questo caso valida fino al 31 dicembre 2024 salvo ulteriori proroghe, prevede infatti quote detraibili decisamente inferiori, variabili tra il 50% e l'85% a seconda della tipologia di intervento, della categoria di edificio e della zona sismica di riferimento.
Il sismabonus riguarda gli interventi di miglioramento sismico
La detrazione riguarda infatti gli interventi di restauro strutturale, consolidamento, adeguamento e/o miglioramento sismico eseguiti su edifici in zone a sismicità alta (zona), medio-alta (zona 2) oppure bassa (zona 3).
Per tutte le abitazioni unifamiliari, comprese dunque quelle rurali, le percentuali di detrazione sono grosso modo le seguenti:
Il sismabonus riguarda anche gli edifici rurali
Nel caso invece di edifici rurali costituiti da veri e propri condomini, sono agevolabili anche gli interventi eseguiti sulle parti comuni, con le seguenti percentuali di detrazione:
Il sismabonus spetta anche per le case rurali
Analogamente al bonus ristrutturazioni, il Sismabonus ha un tetto di detrazione massima per ciascuna unità immobiliare di 48000€, corrispondente al 50% di 96000€.
Oltre all'Iva agevolata al 10%, i benefici fiscali minori, che in alcuni casi si possono affiancare o aggiungere a quelli sopra descritti, sono due: la detrazione del 75% delle spese per l'abbattimento delle barriere architettoniche e il cosiddetto bonus mobili.
Con questa agevolazione è possibile detrarre il 75% delle spese per gli interventi finalizzati all'abbattimento delle barriere architettoniche, consistenti in particolare:
Il bonus barriere architettoniche vale anche per gli edifici rurali
Per gli edifici unifamiliari, e quindi anche le abitazioni rurali, la spesa massima detraibile è di 50000 €, da ripartire in cinque rate di pari importo.
Il bonus mobili consiste infine di una detrazione del 50%, con un massimo detraibile di soli 2500 € (corrispondenti a una cifra massima di 5000 €), delle spese sostenute per l'acquisto di mobili, materassi, corpi illuminanti (lampadari, plafoniere e applique a parete) e grandi elettrodomestici come lavastoviglie, lavatrici, asciugatrici, forni, fornelli a gas e frigoriferi.
Il bonus mobili riguarda anche le case rurali
Tuttavia la detrazione spetta unicamente se l'acquisto dei beni detraibili serve ad arredare un immobile oggetto di interventi di manutenzione straordinaria, restauro conservativo e ristrutturazione; o a riparare i danni dovuti a eventi calamitosi come grandinate violente, incendi, alluvioni o terremoti, purché sia stato dichiarato lo stato di emergenza.
Il beneficio è perciò cumulabile con altre agevolazioni fiscali, in particolare il bonus ristrutturazioni.
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