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Effetti della revoca dell'assegnazione della casa coniugale

Qualora l'assegnazione della casa coniugale venga revocata per giustificati motivi, il Giudice può disporre l'aumento dell'assegno di mantenimento.
Pubblicato il

Revoca dell'assegnazione della casa coniugale: quali effetti sull'assegno di mantenimento


L'assegnazione della casa coniugale in sede di separazione, divorzio o affido dei figli di una coppia non sposata è sempre un problema alquanto spinoso.

Questo ancor di più se chi è tenuto a lasciare la casa deve provvedere a versare l'assegno di mantenimento all'altro coniuge e ai figli.

Ricordiamo che la casa assegnata può anche essere di proprietà esclusiva del coniuge obbligato ad abbandonarla il quale è costretto così a trasferirsi in una casa in affitto.

Revoca assegnazione casa coniugale - foto Getty ImagesRevoca assegnazione casa coniugale - foto Getty Images



Insomma, sono evidenti i risvolti economici della faccenda. Ma cosa accade se, al provvedimento di assegnazione segue altro provvedimento del Giudice che ne dispone la revoca?

Principio ispiratore dell'assegnazione della casa coniugale, come pure della revoca, è l'interesse dei figli minori o maggiorenni non economicamente indipendenti al mantenimento del medesimo habitat che si è goduto in costanza di matrimonio dei genitori, quando ancora la crisi della coppia non aveva portato ad una rottura definitiva. Gli interessi sottesi a tali provvedimenti prevalgono sempre sulla tutela del diritto di proprietà.

Quali sono gli effetti che la revoca dell'assegnazione produce sull'assegno di mantenimento?

L'orientamento giurisprudenziale della Cassazione espresso di recente anche con la sentenza n. 7691 del 2024 è quello secondo il quale alla revoca può conseguire l'aumento dell'importo dell'assegno di mantenimento corrisposto dal coniuge non assegnatario. Vediamo perché e con maggiori dettagli.


Che cos'è l'assegnazione della casa coniugale


Uno dei punti critici per il quale i coniugi sono solitamente in contrasto in sede di separazione è proprio l'assegnazione della casa coniugale.

In caso di separazione giudiziale, ovvero in assenza di accordo tra le parti, sarà il Giudice a decidere in merito all'assegnazione della casa coniugale.

L'autorità giudiziaria si pronuncerà in base alle prove documentali e testimoniali fornite dalle parti e dovrà decidere in primo luogo tenendo conto dell'interesse dei figli ove presenti.

In caso di separazione consensuale i coniugi possono definire di comune accordo le modalità con cui regolamentare gli aspetti patrimoniali e gli interessi personali.

Anche in questo caso la tutela degli interessi dei figli è ritenuta prevalente rispetto ad ogni altro tipo di esigenza.

Alla tutela di tali interessi penserà il Giudice al quale i coniugi si devono rivolgere per l'omologazione della richiesta di separazione.

Dunque, in entrambi i casi, l'assegnazione della casa coniugale si fonda sul principio dell'interesse della prole affinché venga limitato al minimo il trauma che consegue ad ogni separazione.

L'assegnazione della casa coniugale ad uno dei coniugi si traduce, per quest'ultimo, in un vantaggio economico al quale corrisponde un sacrificio per l'altro coniuge, del quale il Giudice dovrà in qualche modo tener conto, soprattutto nel calcolo dell'assegno di mantenimento.


Come avviene l'assegnazione della casa coniugale


La casa coniugale è la casa dove il nucleo familiare ha vissuto in costanza di matrimonio. In presenza di figli minori sono le esigenze della prole a dover essere prese in considerazione con priorità, così come stabilito dall'articolo 337-sexies del codice civile.

Per tale ragione è necessario garantire ai figli la possibilità di vivere nello stesso habitat domestico, fino a quando non acquisiscano un'autonomia dal punto di vista economico.

Fino a questo momento pertanto è bene che i figli continuino a vivere dove hanno vissuto prima della separazione.

Casa coniugale - foto Getty ImagesCasa coniugale - foto Getty Images



Ne consegue che, proprio per tutelare la prole, la casa debba essere assegnata al coniuge con il quale risiederanno i figli, anche se egli non risultasse titolare del diritto di proprietà sull'immobile.


In cosa consiste il diritto di abitazione


In capo al coniuge al quale viene assegnata la casa il Giudice riconosce il diritto di abitazione.

In caso di assegnazione della casa coniugale il provvedimento dell'autorità giudiziaria non trasferisce la proprietà dell'immobile ma unicamente il diritto reale di abitazione, ovvero il diritto a godere dell'abitazione sulla quale coesiste l'altrui diritto di proprietà.


Revoca dell'assegnazione della casa coniugale


Fino a quando permane il diritto di abitazione in capo al coniuge assegnatario?

Si deve precisare infatti che il diritto di abitazione presso la casa coniugale non è a tempo indeterminato.

Il subentrare di talune situazioni dovrà comportare una nuova valutazione da parte del giudice che potrà determinare la cessazione del diritto in capo al coniuge beneficiario.

E' sempre l'articolo 337-sexies cc ad indicare le ipotesi in cui è possibile che il diritto ad abitare la casa coniugale possa essere revocato.
Il diritto al godimento della casa familiare viene meno nel caso in cui l'assegnatario:

  • non abiti più stabilmente nella casa familiare perché decide di trasferirsi altrove (ad esempio presso i propri genitori);
  • inizi una convivenza more uxorio con altra persona;
  • contragga nuovo matrimonio;
  • i figli diventano maggiorenni ed economicamente autosufficienti e decidano di trasferirsi altrove per vivere in maniera indipendente.


Un momentaneo trasferimento della dimora, sia del coniuge che dei figli, non potrà costituire presupposto per valutazioni definitive da parte del giudice e dunque per la revoca del diritto.


Effetti della revoca


La revoca della casa coniugale con recupero della stessa da parte dell'altro coniuge proprietario esclusivo, che ne acquisisce così nuovamente la disponibilità, determina un incremento del suo patrimonio.

A questo punto, secondo la Corte di Cassazione (sentenza 7691/2024) si viene a creare una situazione di disparità economica tra gli ex coniugi, un divario tale da giustificare la revisione dell'assegno.

La revoca dell'assegnazione della casa familiare rappresenta una modifica peggiorativa delle condizioni economiche del genitore che ne godeva insieme ai figli e una sopravvenienza di carattere migliorativo per l'altro genitore, proprietario esclusivo, che rientra nel possesso dell'abitazione.

Ne consegue che i Giudici Supremi respingono il ricorso del coniuge che, a suo dire, si era visto ingiustamente incrementare l'assegno di mantenimento da versare alla moglie divorziata.

Assegno di mantenimento - foto Getty ImagesAssegno di mantenimento - foto Getty Images



Si ricorda che il Giudice è tenuto ad effettuare l'accertamento dei giustificati motivi che possono condurre alla revisione dell'assegno di mantenimento in base a quanto stabilito dall'articolo 9, comma 1, L.n. 898 del 1970.

A tal fine, secondo l'Organo giudicante, si ritiene essere un elemento sopravvenuto, valutabile in ambito di revisione delle condizioni di divorzio, proprio la revoca dell'assegnazione della casa familiare, di proprietà esclusiva dell'ex coniuge.

Il ripristino del godimento della casa a favore dell'altro coniuge costituisce per quest'ultimo un valore economico.

Egli, infatti, potrà nuovamente farne molteplici usi, come ad esempio, andarvi ad abitare, concederla in locazione o utilizzarla in attività produttive di un reddito.

Nella fattispecie considerata non veniva preso in considerazione il fatto che, l'ex assegnataria non dovesse contribuire più in alcun modo al sostentamento del figlio maggiorenne divenuto autonomo economicamente, in quanto questo avveniva grazie al sostegno del padre.

Si evince, da quanto detto sinora che i Giudici valutano sempre la situazione patrimoniale nel suo complesso e tengono in considerazione le esigenze personali di tutte le parti coinvolte.


Scopo dell'assegno di mantenimento


L'assegno di mantenimento ha lo scopo di garantire che il coniuge più debole non subisca un abbassamento significativo del tenore di vita rispetto a quello che aveva durante il matrimonio.

La revoca dell'assegnazione della casa può incidere notevolmente sullo stile di vita, in quanto implica il dover sostenere nuove spese per un'abitazione differente.

In questi casi, il giudice può decidere di aumentare l'assegno di mantenimento per evitare che il coniuge che perde la casa coniugale sia costretto a subire una riduzione ingiustificata delle proprie condizioni economiche.

Mai dimenticare che ogni caso di separazione e divorzio è unico e dipende dalle circostanze specifiche dei coniugi, come le loro risorse economiche, la presenza di figli e la durata del matrimonio.


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Revoca assegnazione casa coniugale, cosa succede
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  • Rolando
    Rolando
    Giovedì 19 Dicembre 2024, alle ore 19:38
    Questa riduzione i giudici non la valutano. Noi padri siamo sempre i più tartassati.
    Hanno assegnato la casa coniugale alla mia ex perchè abbiamo un bambino e l'assegno di mantenimento è rimasto lo stesso di quando eravamo separati in casa.
    rispondi al commento
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