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La pittura a calce, o fresco-secco, è una delle tecniche più utilizzate per la tinteggiatura e decorazione delle facciate.
Nei centri storici è perciò molto frequente, e anzi viene spesso esplicitamente prescritta per la manutenzione degli edifici storici.
É dunque fondamentale conoscerne il corretto metodo di esecuzione perché la qualità del risultato finale, ovvero una facciata con colori omogenei ed eventuali particolari decorativi ben delineati, dipendende unicamente dalla bravura dell'esecutore.
La pittura a calce era particolarmente indicata per la realizzazione di coloriture in tinta unita o semplici decorazioni con membrature architettoniche a trompe l'oeil nelle case più modeste: infatti, rispetto all'affresco presenta alcuni vantaggi, tra cui soprattutto un costo molto inferiore per la possibilità di apportare modifiche e correzioni anche a lavoro finito.
Ciò rende possibile l'impiego di maestranze meno esperte e consente una lavorazione più veloce.
La differenza sostanziale rispetto all'affresco consiste nell'applicazione dei colori quando l'intonaco è completamente o parzialmente asciutto.
Questo, come già accennato in precedenza, consente di eseguire modifiche anche a lavoro finito e di operaresu aree più estese, perché non è più necessario suddividere la decorazione in giornate (cioè porzioni più piccole da realizzare obbligatoriamente a intonaco fresco).
Nel caso di una facciata a fresco-secco, l'eventuale decorazione viene perciò realizzata secondo il metodo delle pontate, cioè procedendo per fasce orizzontali alte circa due metri e coincidenti con i piani di lavoro del ponteggio (da cui il nome).
In una semplice tinteggiatura monocolore non serve ovviamente alcun disegno preparatorio, mentre per le decorazioni più complesse, con membrature architettoniche dipinte a trompe l'oeil e/o motivi geometrici come fasce o diamanti, è invece necessario un reticolo di linee guida, ottenibili in due modi.
Per le linee orizzontali o verticali è infatti sufficiente battere sulla facciata un filo a piombo o una cordicella orizzontale intrisa di pigmento, mentre per i particolari più complessi (timpani, capitelli di lesene, elementi vegetali, eccetera) si ricorre generalmente alla tecnica dello spolvero.
Il particolare da riportare viene tracciato a grandezza naturale (cioè in scala 1:1) su un grande foglio, detto cartone, e i contorni del disegno vengono fittamente bucati con un punteruolo; successivamente si appoggia il cartone al supporto e si seguono i forellini con un tampone intriso di pigmento o carboncino.
Per maggiore chiarezza è possibile sottolineare ulteriormente la traccia ottenuta con un segno a pennello.
A questo punto si passa alla tinteggiatura vera e propria, applicando i colori con due diversi sistemi:
- in un'unica mano con strati molto spessi e coprenti (sistema molto veloce ed economico, che tuttavia produce tinte opache e poco brillanti a causa della diluizione dei colori in latte di calce);
- con il metodo della velatura, più raffinato rispett al precedente.
In questo secondo caso si usano infatti più mani, generalmente tre: la prima mano, lo strato preparatorio, è generalmente costituita da una semplice scialbatura con latte di calce, su cui si applicano gli altri colori, procedendo dai più chiari ai più scuri.
Una volta realizzato lo sfondo si passa quindi all'esecuzione degli elementi della decorazione: dapprima i contorni delle membrature architettoniche; successivamente le lumeggiature, ottenute con tocchi di bianco e di nero, assolutamente fondamentali per dare l'illusione della profondità.
Per ottenere righe perfettamente diritte, come guida per il pennello si utilizzava infine un regolo o una tavola in legno.
Anche se il risultato finale è abbastanza simile, generalmente si riesce distinguere la pittura a calce dall'affresco grazie ad alcuni elementi caratteristici.
Infatti, anche se le tipiche forme di degrado (dilavamento della pellicola pittorica superficiale, disgregazione/polverizzazione dell'intonaco e depositi superficiali nelle parti in sottosquadro) quasi sempre coincidono, una decorazione a fresco-secco non prevede il disegno preparatorio inciso.
Inoltre, nel caso di realizzazione a velatura il progressivo dilavamento della pellicola pittorica a volte evidenzia le pennellate, date quasi sempre in orizzontale, come nella foto a sinistra.
Nella stesura dei colori in un'unica mano spessa e coprente la pellicola pittorica tende invece a distaccarsi dal supporto e successivamente a cadere, formando lacune dai bordi simili a fogli strappati.
I pigmenti usati nella preparazione dei colori sono prevalentemente di origine minerale: particolarmente adatte allo scopo sono infatti le terre colorate, costituite da argilla con impurità minerali, il cui tipo e quantità determinano la sfumatura finale.
I responsabili principali di queste colorazioni sono i composti ferrosi: minerali quali l'ematite o la limonite danno una colorazione sui toni del rosso o del giallo, mentre altri ossidi presenti nelle terre verdi consentono di ottenere una gamma di verdi e azzurri a bassa tonalità.
Per tonalità più vivaci e brillanti si doveva invece ricorrere a minerali decisamente più rari, quindi molto costosi, come la malachite per il verde e il lapislazzuli per l'azzurro, che per il loro notevole pregio erano raramente utilizzati nella tinteggiatura di intonaci esterni, se non per decorazioni a soggetto sacro e in edifici di grande pregio come chiese, conventi e palazzi gentilizi.
Un sostituto piuttosto economico era il cosiddetto falso blu, un miscuglio di bianco, nero e pochissimo rosso che produce un colore grigio-bluastro.
Il bianco era frequentemente ottenuto dal latte di calce e perciò costituiva il colore più economico; il nero era semplice nerofumo o polvere di carbone.
ll nero di vite si ricavava ad esempio dalla macinazione del carbone, ottenuto bruciando il legno di questa pianta.
Una volta raccolte in apposite cave o giacimenti, le terre venivano sottoposte alle operazioni di lavaggio, setacciatura ed essiccamento, dunque macinate finemente per ottenere delle polveri omogenee.
Per preparare il colore, era necessario sciogliere molto accuratamente i pigmenti in acqua pulita, onde evitare che, una volta steso il colore, si verificassero spiacevoli macchie.
Successivamente venivano miscelaticon latte di calce o grassello, mescolando molto bene per evitare grumi.
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