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I muri a secco sono costruiti senza malta e costellano letteralmente il paesaggio italiano dalla Valle d'Aosta alla Sicilia.
Si tratta infatti di una tecnica costruttiva diffusa e utilizzata da millenni per la costruzione di tombe monumentali come i tholos di Micene, di fortificazioni come i nuraghi sardi, di abitazioni tradizionali come i trulli pugliesi o di più semplici muretti.
Nel paesaggio rurale le loro classiche destinazioni d'uso sono due:
I muretti in pietra a secco hanno perciò plasmato interi paesaggi, diventando nel corso del tempo un elemento di identificazione e caratterizzazione per ampi territori, perché i materiali e le tecniche costruttive rispecchiano fedelmente le tradizioni e la cultura costruttiva di ciascun luogo.
Anche l'Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura ha riconosciuto questo fatto, inserendoli nel patrimonio immateriale dell'umanità in quanto rappresentativi della relazione armoniosa tra l'uomo e la natura.
Occorre dunque tutelare e tramandare questa tecnica in qualsiasi modo:
Esistono numerose varianti della tecnica di costruzione dei muri a secco perché ciascuna zona ha adattato questo sistema base alle proprie necessità peculiari.
Le differenze riguadano soprattutto il materiale lapideo utilizzato, la forma, le dimensioni e la giacitura dei conci.
I materiali sono quasi sempre reperibili direttamente sul posto: ardesia in Valle d'Aosta; lavagna in Liguria; arenaria gialla, travertino e pietra serena in Toscana; tufo in Campania; basalto in Sicilia; calcare giallo in Puglia; porfido in Trentino e così via.
I conci hanno sempre forme irregolari e dimensioni molto variabili: generalmente si utilizzavano pietre di recupero dalla demolizione di edifici, rocce rinvenute durante l'aratura del terreno e appositamente accantonate, scaglie e scarti di lavorazione delle cave locali o grossi ciottoli raccolti nel greto di un torrente. I sassi di forma rotondeggiante venivano grossolanamente sbozzati a scalpello per garantire un migliore ancoraggio reciproco.
Gli strumenti necessari sono molto semplici: zappe, badili e picconi per il livellamento del terreno e lo scavo delle fondamenta; regoli di legno, livelle e fili a piombo per controllare l'esattezza della costruzione; stecche e cordelle metriche per le misurazioni e infine martello, mazzetta e scalpelli per la predisposizione delle pietre.
La prima fase di realizzazione consiste:
Si passa quindi al tracciamento delle fondazioni eliminando lo strato di vegetazione superficiale e scavando una trincea larga quanto il muretto e profonda circa 30 centimetri: dopo averne controllato la perfetta orizzontalità con una livella si posiziona quindi il primo corso orizzontale composto dalle pietre più grandi e pesanti a disposizione.
Lo spessore di una muratura a secco è strettamente correlato alla sua altezza: una parete alta un metro avrà uno spessore alla base di almeno 50 centimetri.
Inoltre non sono mai perfettamente verticali ma si caratterizzano per una sezione a forma di trapezio isoscele che conferisce maggiore stabilità. Le dimensioni più ricorrenti sono: spessore alla base e sommitale rispettivamente di circa un metro e 30 centimetri.
Occorre poi considerare che, a parità di altezza o spessore, la costruzione di un muro a secco risulta più complessa rispetto a una comune parete di calce e ciottoli, perché la malta fresca funge da collante.
Per costruire un muro a secco isolato occorrono almeno due persone che lavorano contemporaneamente: questi muri sono infatti a sacco, cioè formati da due paramenti esterni in pietra a vista riempiti con pietre più piccole e scaglie di lavorazione.
Per agevolare la posa dei conci si possono usare regoli o assi di legno come dime per la giusta inclinazione. Le due facce vanno eseguite contemporaneamente per corsi orizzontali, cioè facendo crescere il muro per l'intera sua lunghezza e partendo dalle estremità.
Si posano per prime le pietre di maggiori dimensioni sfalsando accuratamente i giunti verticali e rinzeppando le cavità con scaglie più piccole. Le fughe vanno lasciate vuote, senza sigillarle con terra, fango o argilla. Il riempimento dev'essere ben costipato.
La cimasa sommitale è formata da pietre piatte e lunghe, larghe quanto lo spessore della muratura, sistemate di piatto o per coltello oppure da due pietre disposte alla cappuccina in pareti molto spesse.
La tecnica di esecuzione dei muri di contenimento è molto simile ma prevede la costruzione di un solo paramento. Si deve sagomare il lato posteriore in modo perfettamente verticale per bilanciare la spinta del terreno.
É anche obbligatorio ricavare:
Anticamente questi muretti con pietre venivano costruiti da muratori o direttamente dai contadini, mentre oggi sono necessari artigiani di provata esperienza e aziende specializzate: La Pietra Taurina o Cacciatore Cosimo Group, entrambe operanti soprattutto nel Salento, offrono ad esempio la ristrutturazione di costruzioni tradizionali pugliesi come trulli o pajare, la manutenzione di muri esistenti o costruzione ex novo di muri moderni.
Poiché costruire un muro a secco risulta particolarmente complesso e laborioso, questi manufatti hanno un costo molto elevao e richiedono mano d'opera specializzata.
I rivestimenti in pietra da spacco naturale sono invece esteticamente piacevoli e decisamente più economici.
La loro caratteristica fondamentale consiste infatti nell'ispirarsi fortemente ai muri a secco riproponendone l'aspetto: in questo modo è possibile abbellire i fronti esterni degli edifici rurali, impreziosire le recinzioni o costruire pilastri e pareti interne che danno un tocco di rusticità a qualunque appartamento.
La realizzazione è piuttosto semplice, perché gli elementi lapidei vengono fissati alla muratura portante in mattoni, pietra, blocchi di calcestruzzo o cemento armato con malta di calce o cementizia.
Sono possibili due varianti: con fughe chiuse o aperte.
Nel primo caso, analogamente a quanto avviene in una parete portante di pietrame, le fughe tra i conci vengono accuratamente sigillate con la malta, mentre nel secondo vengono lasciate vuote per una maggiore somiglianza con i veri muri a secco e la malta è applicata solamente sul lato posteriore degli elementi di rivestimento.
Questi sono costituiti da scaglie di pietra di forma irregolare e spesse circa 5-15 cm in base alla tipologia di pietra e alla sua grandezza. Le due facce possono essere da spacco, cioè grossolanamente sbozzate a scalpello, oppure rettificate e levigate.
La tessitura è sempre irregolare e molto simile all'opus incertum dei Romani.
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