|
La permanenza prolungata in casa per pandemia, ha creato senz'altro molti problemi di carattere sociale, lavorativo, educativo, ma ha anche permesso di soffermarci con più attenzione su alcuni aspetti del vivere quotidiano, mai affrontati in precedenza.
Uno di questi è rappresentato dall'esame della propria abitazione, o meglio, da come si vive all'interno di essa, con riferimento particolare all'articolazione degli spazi e del comfort interno.
Quest'ultimo aspetto, spesso ha evidenziato problematiche relative ad alcune carenze la cui soluzione, in precedenza, è stata sempre rimandata per diversi motivi.
Tra le problematiche in questione, il tema di come la nostra casa riesca a mantenere al suo interno un comfort abitativo in tutti gli ambienti è abbastanza ricorrente.
Specialmente da quando il Governo ha reso disponibili alcune forme di contributo per venire incontro a chi voglia affrontare il problema con un occhio al contenimento dei consumi energetici.
È ormai diventata convinzione comune il fatto che con il cappotto termico finalmente si potranno risolvere tutti i problemi legati all'isolamento termico e ottenere così un ottimale comfort interno.
Tale considerazione verte sul convincimento che in tal modo il freddo esterno non entrerà più in casa, rendendo così l'ambiente domestico più confortevole.
Questa convinzione, purtroppo parte da un principio sbagliato, in quanto, per risolvere il problema totalmente è necessario evitare che l'aria calda interna vada via attraverso le diverse parti di cui è composto un edificio.
Tali parti sono costituite da pareti perimetrali, infissi, terrazzi scoperti, locali non riscaldati come garage, cantinole, seminterrati, coperture.
Ognuna delle citate parti, se non opportunamente isolate, contribuisce a sottrarre comfort interno, in misura differente, in relazione alle sue dimensioni, alle sue caratteristiche termiche, alla sua disposizione e orientamento, ecc.
Prendendo come riferimento una costruzione costituita da piano seminterrato, piano rialzato con soprastante sottotetto, abitabile o non abitabile, enon adeguatamente coibentata, è facile rilevare come la dispersione del calore avvenga in maniera più elevata spesso proprio dal tetto.
Quindi, appare evidente come, realizzando in questo caso solamente il cappotto termico, relativo alle pareti perimetrali, non si risolverebbe il problema delle dispersioni totalmente.
Tralasciando gli interventi relativi a nuove costruzioni, per i quali in seguito, conto di realizzare altri articoli in merito, voglio soffermarmi sulle modalità d'intervento di isolamento delle coperture esistenti.
I tetti a falde inclinate, rappresentano la maggior parte di quelli presenti su tutto il territorio nazionale.
Pertanto, mi sembra logico, in questa breve trattazione, dare la precedenza agli interventi di isolamento a essi relativi.
Tali coperture, sono la parte soprastante di ambienti che possono essere abitabili e non. In virtù della situazione abitativa, va progettato un intervento idoneo di isolamento termico.
I sottotetti non abitabili, che in origine venivano costruiti per diverse esigenze, specialmente nel mondo agricolo, non hanno mai contribuito a ridurre i consumi energetici, in maniera significativa.
Infatti, questi, essendo dei locali non riscaldati, sottraggono calore dagli ambienti sottostanti, a danno dei consumi energetici.
Il modo migliore per isolarli, senza spreco, è quello di coibentarli mediante materiali isolanti posati sulla pavimentazione esistente.
Volendo impiegare materiali naturali di facile applicazione, possiamo ricorrere a dei veri e propri materassini isolanti costituiti da lana di pecora, la cui posa in opera si riduce a stendere l'isolante, come fosse un tappeto, sul pavimento della sottotetto.
Così si ottiene un buon isolamento dei locali sottostanti sia nel periodo invernale sia in quello estivo.
Lo spessore occorrente per ottenere un isolamento ottimale è di circa 12 cm., ma tale parametro dovrà scaturire da un calcolo rigoroso delle dispersioni.
In ogni caso, già con spessori minori è possibile ottenere delle significative riduzioni di dispersione di calore dai locali sottostanti.
Si può migliorare ulteriormente la prestazione estiva, posando un telo traspirante e riflettente tra intradosso del tetto e l'isolante impiegato.
La sua funzione sarà quella di respingere i raggi infrarossi e quindi il calore proveniente dal tetto surriscaldato dal sole.
I vantaggi derivanti dall'impiego di tale materiale ecologico, sono diversi, tenendo conto del fatto che esso è privo di sostanze tossiche e pertanto impiegabile senza il rischio di dispersioni tossiche nell'ambiente.
Nei sottotetti non abitabili in cui si accede di rado, come quelli adibiti a semplice camera d'aria, tale sistema è ottimale, anche perchè nel caso dovesse essere necessario accedere al sottotetto, i materassini di lana, sono calpestabili.
Un altro sistema green per isolare il sottotetto è rappresentato dall' insufflaggio di materiali come la fibra di cellulosa.
Parliamo di un materiale biocompatibile che si ottiene da materiali riciclati costituiti principalmente da carta di scarto, giornali, ecc.
Per avere un prodotto stabile nel tempo, inattaccabile da muffe, parassiti e roditori, ai trucioli di carta vengono aggiunti dei sali speciali.
Il vantaggio della tecnica dell'insufflaggio, è rappresentato dalla praticità, economicità velocità e uniformità dell'intervento, in quanto il materiale isolante viene distribuito, grazie all'azione di insuflaggio, in ogni angolo del sottotetto, anche non facilmente raggiungibile.
Altro sistema di veloce applicazione per isolare un sottotetto non abitabile è rappresentato dall'insuflaggio di poliuretano espanso, che ha il grande vantaggio di essere insensibile alla presenza di acqua o umidità in genere, cosa che gli consente di mantenere nel tempo il suo potere isolante.
Grazie alla forte pressione con cui il poliuretano viene applicato, è possibile coibentare in maniera uniforme e definitiva ogni parte del sottotetto, abbattendo così ogni elemento disperdente.
Una volta applicato, il poliuretano diventa rigido, non incide sul peso del solaio, può essere calpestato e grazie alla sua caratteristica di essere autoestinguente, può essere applicato con tranquillità anche nelle costruzioni in legno.
L'isolamento dei sottotetti abitabili, comporta maggiori problematiche da risolvere, in virtù di diversi aspetti, come l'altezza interna, il tipo di solaio di copertura, i materiali impiegati per eventuale isolamento già eseguito al momento della realizzazione, ecc.
Quando il sottotetto, risulta non sufficientemente coibentato, prima di procedere con soluzioni fai da te, prive di alcun conforto scientifico, consiglio di far effettuare da tecnico del settore, una accurata valutazione del grado di isolamento da ottenere.
Il progetto di isolamento termico dovrà mettere in evidenza le situazioni ante opera e i miglioramenti dal punto di vista termico che si intendono raggiungere a intervento realizzato, con i relativi costi.
Quando l'altezza interna lo consente, è possibile applicare sull'intradosso del solaio inclinato, un cappotto interno, le cui caratteristiche devono scaturire dal progetto citato.
Giusto per dare qualche esempio di intervento pratico, riferendomi all'applicazione di materiali ecologici come la lana di pecora, un buon isolamento si può realizzare creando un controsoffitto, in legno o cartongesso, nel quale viene inserito il materassino di isolante, con uno spessore non minore di 12 cm.
Restando sempre nelle applicazioni di carattere green, è possibile sostituire i pannelli di lana di pecora con lastre di sughero, facilmente reperibili in commercio, con spessori compresi tra 1 e 10 cm.
Il grado di isolamento richiesto si può facilmente raggiungere aumentando il numero di strati di sughero, compatibilmente con il rispetto delle altezze interne.
Onde evitare la penetrazione dell'onda termica all'interno nel periodo estivo, sarà bene posizionare tra intradosso del solaio inclinato e pannello isolante un idoneo telo riflettente al fine di aumentare lo sfasamento, ossia il tempo che impiega l'onda termica per fluire dall'esterno all'interno attraverso un materiale edile.
Generalmente 12 ore di sfasamento sono in grado di consentire un buon comfort interno, nella maggior parte delle sistuazioni.
Il telo riflettente traspirante, trova applicazione anche nelle nuove realizzazioni.
Ess,o posto in opera verso l'esterno della copertura, prima del manto finale, consente di respingere circa l'80% dei raggi infrarossi, principali conduttori di calore per irraggiamento, attraverso i vari materiali isolanti.
In tal modo, si riduce la quantità di calore sprigionato dal manto di copertura, con conseguente miglioramento della temperatura superficiale dello strato isolante interno.
In conclusione di questa breve trattazione sull'isolamento dei sottotetti, voglio richiamare l'attenzione del lettore sul rispetto delle altezze interne nei locali coperti a falde inclinate, da mantenere a seguito dell'intervento di isolamento termico, nei limiti previsti dai regolamenti comunali e nazionali, al fine di non incorrere nel rischio di perdere i requisiti di abitabilità.
|
||