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L'estate 2003 viene considerata la più rovente nella storia climatica dell'Europa e dell'Italia per intensità e durata del caldo, tale evento ha rappresentato l'inizio di un cambiamento climatico caratterizzato da estati sempre più roventi, in cui l'anticiclone Africano ha dominato.
Tale episodio che sembrava eccezionale, è stato riconfermato con maggiore persistenza nella recente estate, con valori record come quelli registrati a Roma Urbe +40 °C, Firenze con 40.2 °C e Milano dove si sono contati 23 giorni caldi con temperatura oltre 30 °C.
Ciò ha inoltre comportato un susseguirsi di valori termici su tutto il territorio italiano e sul Mediterraneo, ben al di sopra delle medie per tanti giorni consecutivi, in cui sono state registrate di frequente temperature anche superiori a 40 °C.
La situazione climatica come quella sopra descritta, è destinata purtroppo a peggiorare se non si attuano quanto prima le adeguate misure di risparmio energetico per ridurre i fattori inquinanti in atmosfera.
Per cui occorre tenerne conto quando si realizzano opere edilizie progettate per consentire risparmi energetici sensibili.
Mi riferisco in particolare agli interventi di isolamento termico a cappotto esterno, ormai sempre più diffusi, sia perché agevolati da provvedimenti Statali, sia perché indispensabili per raggiungere caratteristiche energetiche previste per gli involucri esterni degli edifici, dalle normative vigenti.
È noto a tutti, come le colorazioni scure catturano maggiormente l'energia termica del sole rispetto a quelle chiare, a causa di un maggiore assorbimento dei raggi solari incidenti.
Ma di tale semplice concetto, spesso non si tiene conto quando si realizzano le opere di finitura delle facciate esterne degli edifici.
Basta guardarsi intorno, per rendersi conto di quanto esposto: facciate colorate di grigio antracite marrone scuro, ecc, costituiscono lo scenario frequente in molte città, in barba ai piani del colore, spesso mai redatti dalle amministrazioni.
Nei sistemi di isolamento a cappotto, la scelta del colore di finitura delle facciate, riveste una importanza notevole al fine di garantire durata ed efficienza nel tempo della parte isolante.
Tale indicazione, è peraltro contenuta nella normativa di riferimento in materia, UNI/TR 1175 del 2018, la quale definisce la corretta progettazione e posa in opera dei sistemi di isolamento termico a cappotto su edifici nuovi ed esistenti.
Tra le indicazioni contenute nella norma in oggetto, viene specificato che la tinta della finitura esterna deve avere l'indice di riflessione Y superiore a 20.
In sintesi, occorre che la radiazione incidente venga riflessa almeno del 20% quando impatta con una facciata, per evitare fenomeni di eccessivo surriscaldamento della stessa.
Un colore con un valore di riflessione minore a 20, infatti, assorbe troppa energia e in presenza di un sistema a cappotto che limita fortemente la trasmissione del calore, comporta un eccessivo surriscaldamento delle facciate.
L'aumento della temperatura superficiale di facciata, può favorire l'evidenziarsi di possibili problematiche quali l'invecchiamento precoce della tinta, sia dal punto di vista del legante sia del colorante.
Tale aumento causa un degrado chimico, responsabile della comparsa di sbiancature, lumacature, scolorimento e altri tipi di danni permanenti.
Come suggerimento di base, si consiglia di impiegare delle tinte chiare, possibilmente con un indice di riflessione superiore a 25.
Quando lo spessore del materiale isolante è superiore a 10 cm, in presenza di facciate esposte a forte irraggiamento, specialmente nelle zone climatiche meridionali, è consigliabile preferire tinte chiare con un indice di riflessione superiore a 35.
Le ditte che realizzano prodotti di rivestimento, dispongono di apposite tabelle di riferimento, in cui sono riportati gli indici di riflessione citati, corrispondenti a ciascuna tinta.
La durata reale dei sistemi di isolamento a cappotto dipende principalmente dalla
modalità di posa e dalle condizioni di esposizione.
L'agente di degrado più rilevante in generale è il regime di variabilità delle condizioni ambientali esterne, il quale interessa principalmente l'intonaco in maniera più evidente.
Infatti, le variazioni termiche si trasferiscono solo sulla superficie dell'intonaco, in quanto lo strato isolante inibisce l'azione di surriscaldamento.
I fenomeni di degrado che possono manifestarsi nel tempo, a causa di condizioni di forti escursioni termiche, sono rappresentati da comparsa di distacchi, lesioni, sbollature nel rivestimento esterno e conseguente penetrazione di acqua.
Le alterazioni sono dovute alla rottura per fatica dei materiali di rivestimento in presenza di movimenti differenziali prodotti da shock termici.
Da quanto esposto, appare evidente come tra i fenomeni di usura della facciata esterna di un edificio, il surriscaldamento conseguente a un forte irraggiamento della superficie, ne accelera il degrado.
Tale degrado, può arrivare nei casi più gravi a deteriorare lo strato isolante, il quale può subire un ulteriore avanzamento a causa dell'impiego di pannelli isolanti non adatti all'uso.
Ancora oggi molte imprese confondono i pannelli in EPS con quelli in XPS dimenticando che l'EPS è un materiale espanso e non estruso, caratterizzato da una permeabilità al vapore elevata, pari a 45.
Un rivestimento in EPS, se incollato in maniera inadeguata, può permettere all'aria sottostante di fluire tra la superficie isolante e quella della muratura su cui è applicato.
Tale condizione, oltre a provocare fenomeni di condensa interstiziale, diventa ancora più rilevante quando i pannelli di rivestimento raggiungono il suolo e in alcuni casi anche al di sotto della pavimentazione circostante.
Se tali pannelli, non sono adeguatamente goffrati e protetti contro l'umidità, possono favorire inevitabilmente assorbimento di acqua indebolendo la struttura del materiale isolante, con tutte le conseguenze già descritte.
In alternativa, i pannelli in l'XPS, riconoscibili per le diverse colorazioni, risultano più idonei per rivestire quelle parti di muratura più esposte all'aggressione dell'acqua, grazie alla loro struttura a celle chiuse.
Tale struttura, risultando più omogenea e stabile, non può assorbire acqua e offre una maggiore resistenza alle sollecitazioni di compressione.
In presenza di costruzioni in cui il progetto prevede per motivi compositivi, l'impiego di colorazioni molto intense della facciata, sarebbe bene prendere in considerazione l'uso di materiali isolanti più performanti.
Tali isolanti, sono caratterizzati da elevata densità, maggiore di 130kg/m3, ed elevato calore specifico, caratteristiche che consentono al materiale di accumulare il calore e trattenerlo a lungo prima di cederlo all'ambiente abitato.
Ciò consente di ottenere alti valori di sfasamento termico, ossia il tempo necessario al picco dell'onda termica estiva, coincidente con le ore del primo pomeriggio, per attraversare un materiale o un componente dell'involucro dall'esterno all'interno.
I materiali con tali caratteristiche isolanti sono rappresentati dagli isolanti naturali, come la fibra di legno.
I pannelli in fibra di legno, consentono di ottenere elevati valori di sfasamento dell'onda termica, superiore a 8 ore, già in presenza di spessori isolanti compresi tra 10-12 cm.
È bene tener presente che qualora si opti per questa tipologia di materiali isolanti, occorre predisporre adeguate misure di protezione dall'umidità.
A completamento di un intervento efficiente è bene impiegare intonaci traspiranti, allo scopo di permettere lo smaltimento in atmosfera di eventuali eccessi di umidità.
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