Come isolare l'involucro degli edifici storici

Per migliorare l'efficienza energetica degli edifici storici occorre coibentare l'involucro con metodi e materiali compatibili con le esigenze della conservazione
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La riqualificazione energetica degli edifici storici: un problema complesso


L'efficienza e risparmio energetico del patrimonio edilizio esistente sono un tema che negli ultimi anni sta letteralmente dominando il dibattito pubblico sull'urbanistica, l'architettura, la gestione del territorio e più in generale la sostenibilità ambientale.
Tuttavia, in Italia occorre considerare anche il rapporto tra efficientamento energetico e palazzi storici. Conseguire un'alta efficienza energetica nei fabbricati costruiti con materiali e tecniche tradizionali è infatti assai più complesso del miglioramento energetico di edifici moderni soprattutto in relazione alla necessità fondamentale di tutelare qualsiasi elemento di pregio storico, artistico e culturale.

Inoltre, l'edilizia tradizionale ha un'efficienza energetica intrinsecamente modesta, soprattutto a causa degli antichi infissi di legno con vetro semplice (particolarmente dispersivi) e della mancata coibentazione di tetti e pareti perimetrali.

Quinta urbana formata dalle facciate di un centro storico
Tuttavia, i palazzi antichi presentano anche alcuni vantaggi come le finestre più piccole, che riducono la superficie disperdente; i muri più spessi di pietra o mattoni, dotati di un'inerzia termica maggiore, e infine il massiccio impiego del legno per la costruzione di tetti e solai.


Principi base per l'efficienza energetica negli edifici storici


Il recupero edifici storici spesso comprende anche interventi finalizzati all'aumento dell'efficienza energetica, che tuttavia, anche nel caso di palazzi non vincolati ai sensi del Dlgs 42/2004, vanno eseguiti nel pieno rispetto dei principi di:

  • compatibilità di materiali e sistemi costruttivi con quelli preesistenti;

  • reversibilità, che richiede la scelta di elementi facilmente smontabili senza danni e alterazioni permanenti;

  • minimo intervento, che consiste nel privilegiare, a parità di risultato raggiunto, la lavorazione meno invasiva per la conservazione dell'edificio.

Texture dell'intonaco esterno su un isolamento a cappotto esterno
Altri requisiti prestazionali sono l'affidabilità e durabilità dei materiali per non dover ripetere l'intervento dopo pochi anni, la resistenza al fuoco per minimizzare il rischio di incendio, la semplicità costruttivae il costo economico contenuto.


Come isolare l'involucro degli edifici storici


Uno degli interventi più comuni e per l'efficientamento energetico edifici prevede la posa di un isolamento esterno a cappotto.

Installazione di un isolamento a cappotto
Quest'ultimo è normalmente costituito da lastre di polistirene espanso o lana di roccia incollate o ancorate alla facciata e successivamente rivestite con materiali sottili o intonaci e tinteggiature specifiche.

Quando evitare gli isolamenti a cappotto esterno


Tuttavia negli edifici storici questa soluzione va evitata il più possibile, perché il cappotto esterno altera pesantemente l'aspetto delle facciate tradizionali, restituendo un aspetto artificioso e troppo nuovo.

Spesso cancella o nasconde le piccole irregolarità che ne costituiscono una delle caratteristiche più interessanti e restituendo un aspetto artificioso.

Edificio storico con isolamento a cappotto esterno
Risulta inoltre del tutto incompatibile con gli elementi decorativi aggettanti (tra i quali ad esempio cornici delle finestre, marcapiani, marcadavanzali, timpani, lunette e bugnati angolari) di pietra, stucco o cotto, che arricchiscono numerosissime facciate dei nostri centri storici.

Il cappotto esterno finirebbe per coprire questi elementi con il proprio spessore elevato, appiattendo le superfici e compromettendo drasticamente la leggibilità della facciata.

Il cappotto risulta inoltre completamente inappropriato anche in presenza di immagini devozionali, lapidi commemorative, tracce di più fasi costruttive sovrapposte o intonaci antichi, magari perfino affrescati secondo un'usanza comunissima in numerose città italiane come Mantova, Genova, Verona, Trento o Treviso.

Differenza di quota tra facciate dovuta al cappotto esterno
Nell'edilizia in aggregato, il repentino cambio di spessore dovuto alla presenza del cappotto causa invece una brusca interruzione della regolarità delle quinte urbane.

Per questi motivi, gli stessi regolamenti edilizi comunali tendono a vietare l'installazione dei cappotti esterni nei centri storici o a relegarla nelle facciate dei cortili interni o non visibili dalla strada.

Alcune alternative per i palazzi storici italiani


Allora, quali sono gli interventi di efficienza energetica per l'involucro edilizio degli edifici storici?



Sostanzialmente tre: la stesura di un intonaco isolante a base di materiali naturali, l'installazione di un cappotto interno e la coibentazione termica della copertura.

Coibentare con gli intonaci isolanti di materiali naturali


La prima soluzione, applicabile ad esempio alle facciate degli edifici rurali, negli edifici isolati o negli interni prevede l'applicazione di un intonaco isolante di materiali completamente naturali.

La Banca della Calce propone ad esempio Calcecanapa termointonaco a base di grassello di calce aerea magnesiaca e canapulo mineralizzato, un aggregato di particelle di vetro cavo e paglia di canapa finemente sminuzzata.

Texture dell'intonaco isolante Calcecanapa Termointonaco de La Banca della Calce
Il risultato è un intonaco leggero e traspirante, che può essere applicato in strati di spessore compreso tra 2 e 15 cm su qualsiasi superficie (pietra, legno, mattoni o calcestruzzo). Dotato di una conducibilità termica di λ=0,085 W/mK, può essere lasciato a vista o tinteggiato a calce.

Isolamenti a cappotto interno compatibili con gli edifici storici


L'efficientamento energetico domestico delle antiche costruzioni può essere conseguito anche con l'installazione di un isolamento a cappotto interno.

Stratigrafia del cappotto isolante Calcecanapa Cappotto de La Banca della Calce
Tuttavia, anche in questo caso, per evitare la formazione di umidità di condensa con conseguente proliferazione di muffe e funghi e perdita della salubrità e comfort interno degli ambienti, occorre ripiegare su materiali naturali.

A tale scopo, La Banca della Calce ha studiato Calcecanapa® Cappotto, un sistema di isolamento completo con conducibilità termica di λ=0,039 W/mK.

Pannelli isolanti in fibra di canapa de La Banca della Calce
Dall'interno verso l'esterno il pacchetto comprende:

  • muratura perimetrale dell'edificio;

  • pannelli in fibra di canapa Calcecanapa PAN80/100, fissati alla parete con tasselli di ancoraggio e Calcecanapa Pan Glue, un adesivo specifico di calce idraulica naturale NHL5, Roman Cement (un cemento naturale), sabbia silicea, aggregato calcareo fine e alcuni additivi;

  • un secondo strato di Calcecanapa® Pan Glue;

  • la reticella portaintonaco Calcecanapa Pan Tex, in fibra di vetro antidemagliante, alcaliresistente e priva di plastificanti, con maglie di 4x5 mm e bordo segnato per facilitare la corretta esecuzione dei sormonti;

  • un intonachino a base di grassello di calce oppure lo specifico Calcecanapa Intonachino, una finitura superficiale in pasta a base di silicato di potassio e inerti di origine minerale.

Altri interventi sull'involucro edilizio esterno


Naturalmente, all'efficienza energetica edifici contribuisce fortemente anche la coibentazione della copertura, che può essere posizionata:

  • sopra il controsoffitto dell'ultimo piano o all'estradosso del solaio del sottotetto, se questo non viene utilizzato;

  • all'intradosso del pacchetto di copertura, cioè fra i travicelli dell'orditura minuta: questa soluzione va però evitata in caso di tavolato strutturale decorato o di sua sostituzione con uno scempiato di mezzane di cotto a causa del suo maggiore pregio estetico;

  • sull'estradosso della copertura, una soluzione meno efficace delle precedenti ma consigliabile ugualmente, soprattutto se associata a un tetto ventilato.

Materassino isolante in lana di vetro Isover EVO 4+I materiali variano in base alla loro specifica collocazione.
Per l'isolamento dei controsoffitti o sottotetti non abitabili si possono infatti utilizzare prodotti generici (ma comunque performanti).

Come ISOVER EVO 4+, un semplice materassino in lana di vetro altamente sostenibile perché prodotto almeno con l'80% di vetro riciclato, oppure Isover ClimaBac G3, un pannello in lana di vetro ad alta densità, idrorepellente, trattato con resina termoindurente a base di componenti organici e vegetali e privo di rivestimento.
Pannello in lana di vetro Isover ClimaBac G3Per l'isolamento dell'estradosso delle coperture bisogna invece ripiegare su prodotti più specifici, come ad esempio un sistema per tetto ventilato formato da:

  • tavolato strutturale in legno o scempiato di mezzane di cotto;

  • membrana Isover VARIO® X-TRA con funzioni di freno al vapore e tenuta all'aria e diretto contatto con l'estradosso del tavolato e fissata ad esso con un nastro adesivo appositamente progettato;

  • un doppio strato di pannelli in lana di roccia Isover T di spessore variabile in base al grado di isolamento richiesto;

  • un pannello OSB (un materiale artificiale costituito da trucioli di legno pressati e incollati) con spessore di 19 mm per creare il piano di posa degli strati successivi;

  • listelli di legno con sezione rettangolare di 5x4 cm per la creazione dell'intercapedine ventilata;

  • guaina di impermeabilizzazione Bituver SyntoDefense formata da una lamina traspirante rivestita su entrambe le facce con un film polipropilenico per renderla impermeabile all'acqua ma permeabile al vapore;

  • listelli sottotegola orditi parallelamente allo sporto di gronda;

  • manto di copertura in coppi, tegole marsigliesi o simili.

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Efficienza energetica ed edifici storici
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