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Tutti i materiali che formano le superfici dell'architettura (cioè, in sostanza, la pelle dell'edificio) sono soggette a forme di degrado più o meno gravi, che, se non rimosse, possono compromettere le caratteristiche fisiche, estetiche e meccaniche dei materiali, causando talvolta la perdita irreparabile di apparati decorativi di grande pregio.
È quindi fondamentale riconoscere le cause del degrado, perché se non si interviene a monte (cioè sull'origine del problema), qualsiasi intervento di restauro e protezione di una superficie è solo un palliativo temporaneo.
La prima fase di un intervento di restauro è quindi l'analisi del degrado tramite ispezioni visive o apposite indagini diagnostiche, volta sia a catalogare correttamente le varie patologie (così come descritte dalle Raccomandazioni NORMAL), sia a identificarne le cause.
Infatti il degrado può avere cause:
- di origine intrinseca, cioè dovute alla posizione dell'edificio, a eventuali difetti della progettazione, alla tecnica costruttiva, alle caratteristiche dei materiali, ai carichi permanenti e accidentali o infine alla destinazione d'uso dell'edificio;
- di origine estrinseca, cioè derivanti dagli agenti atmosferici (pioggia, vento, cicli di gelo e disgelo, umidità), dall'inquinamento naturale, da eventi avversi (terremoti, alluvioni, frane...) o infine da cause antropiche (atti di vandalismo, spoliazione per il recupero dei materiali, inquinamento atmosferico...).
Ovviamente può succedere (ed è anzi comune) che un certo degrado abbia due o più cause diverse.
Una delle cause più ricorrenti di degrado è ovviamente l'esposizione agli agenti atmosferici: infatti, l'azione della pioggia battente e del vento erodono facilmente le superfici di un intonaco o di alcune pietre porose non particolarmente compatte, come ad esempio l'arenaria.
Anche il gelo, o meglio i cicli di gelo e disgelo sono particolarmente dannosi per tutti i materiali porosi, perché il ghiaccio, essendo più voluminoso dell'acqua, con la sua formazione provoca forti tensioni meccaniche all'interno del materiale, causando - dopo un certo numero di ripetizioni - lesioni, esfoliazioni, scagliature e disgregazioni.
Una dinamica simile è anche alla base dei danni dovuti all'umidità di risalita capillare: in questo caso il degrado del materiale è però dovuto ai sali solubili trasportati dall'acqua, che cristallizzandosi causano la formazione di efflorescenze e sub-efflorescenze saline, a loro volta responsabili della formazione di notevoli tensioni meccaniche e della conseguente rottura del materiale. Le zone più esposte sono i punti più alti raggiunti dall'umidità di risalita, in cui si depositano i sali disciolti nell'acqua.
Il degrado di origine antropica a sua volta può avere tre cause: incuria e abbandono, usura e vandalismo.
Quando infatti un edificio viene abbandonato, o più semplicemente la sua manutenzione è trascurata per troppo tempo, alcune sue componenti tendono a perdere funzionalità, contribuendo a creare (o ad aggravare notevolmente) i danni causati da altre tipologie di degrado: succede ad esempio quando una grondaia rotta oppure otturata, lasciando percolare l'acqua piovana sulla facciata, causa il dilavamento della pellicola pittorica di un intonaco decorato; oppure quando l'abbandono di un edificio ne causa il crollo del tetto, accelerando vistosamente il degrado dei pavimenti, dei rivestimenti interni e delle murature perimetrali.
Generalmente per arrestare il degrado è sufficiente riparare il guasto.
Il degrado da usura deriva invece dall'uso prolungato nel tempo di un certo edificio: ne sono un buon esempio le scale o i pavimenti scavati da secoli di andirivieni, oppure le statue di bronzo o pietra rese lucide e liscie dal tocco di innumerevoli mani.
Poiché tuttavia questo degrado è spesso una preziosa testimonianza storica della vita di un edificio (un pavimento consumato in alcune zone ci documenta ad esempio la presenza di una porta ormai tamponata, mentre una soglia usurata da un lato suggerisce una porta a due battenti di cui uno sempre chiuso) è preferibile non rimuoverla, limitandosi a sostituire soltanto gli elementi (gradini, soglie, bancali...) irrimediabilmente danneggiati o pericolosi.
Gli atti di vandalismo comprendono infine molti comportamenti dannosi, tra cui ad esempio imbrattare le superfici, accendere fuochi, rompere i vetri o provocare lesioni e scheggiature con un martello: in questo caso l'unico rimedio consiste per quanto possibile nell'impedire il danneggiamento e nel restaurare le superfici con gli opportuni sistemi.
Il degrado di origine fisica comprende essenzialmente i danni causati da eventi avversi (ad esempio terremoti, frane, incendi e alluvioni) e quelli riconducibili alla presenza di vegetazione, molto dannosa per un edificio.
Se infatti i licheni non sono particolarmente aggressivi, limitandosi a intaccare la pietra piuttosto lentamente e in modo superficiale, muffe e muschio possono disgregare l'intonaco, la malta e perfino alcuni tipi di pietra (ad esempio l'arenaria); mentre le piante infestanti sono un vero e proprio flagello. I cespugli e gli alberi possono infatti scardinare fondamenta e muratura con l'azione spingente delle radici, mentre le piantine più piccole - i cui semi portati dal vento attecchiscono ovunque, comprese le fessure dei muri e addirittura le coperture - possono ad esempio disgregare i giunti di malta di una muratura, otturare le grondaie e perfino spezzare tegole e mattoni.
Qualsiasi intervento di manutenzione deve quindi prevedere la completa eliminazione della vegetazione infestante.
Il degrado di origine chimica comporta generalmente la corrosione del materiale, e viene causato da vari fattori, tra cui l'inquinamento atmosferico (che produce le piogge acide) oppure depositi superficiali e incrostazioni di guano di uccelli, fortemente acido.
Sono particolarmente esposte a questa tipologia di degrado tutte le pietre ricche di carbonato di calcio, come ad esempio il calcare, il marmo, il travertino e la pietra d'Istria, oltre agli intonaci e malte a base di calce.
L'arenaria è invece soggetta alla formazione di croste nere, costituite da croste spesse e tenaci formate da particelle di smog contenenti anidride solforosa, in grado di aggredire la pietra trasformandola in gesso, solubile all'acqua.
Perciò, poiché l'arenaria è molto porosa, la crosta può essere molto spessa, distruggendo interi manufatti in pochissimo tempo: infatti, non è infrequente che a un certo punto (cioè quando viene meno la resistenza meccanica del substrato) la crosta si stacchi da sola, rivelando le parti più interne della pietra completamente polverizzate.
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