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Chiunque abbia visitato Pompei ed Ercolano avrà notato i coloratissimi interni delle domus, cioè delle case delle famiglie più abbienti, caratterizzati da pavimenti a mosaico o di vari tipi di marmi lavorati con la tecnica dell'opus sectile, colonne generalmente tinteggiate di bianco e rosso, e infine pareti riccamente affrescate.E proprio dello stile di questi affreschi si occuperà questo articolo, che vuole fornire uno spunto di riflessione e approfondimento a chi, amante dello stile neoclassico (a metà del Settecento la scoperta delle rovine sepolte di Pompei ed Ercolano fu infatti determinante per la diffusione del Neoclassicismo, e gli affreschi provenienti dalle prime domus scavate furono purtroppo strappati e dispersi nei musei e nelle collezioni private di tutta Europa) o proprietario di un'antica villa o dimora di quel periodo, volesse ispirarsi a queste antiche composizioni per rinnovare le pareti di casa.
Gli stili pompeiani, sebbene siano già stati descritti dall'architetto romano Vitruvio nel proprio trattato De Architectura, sono stati riconosciuti e classificati per la prima volta solo nella seconda metà dell'Ottocento.
Inoltre, il termine stili pompeiani, derivante semplicemente dal fatto che le loro testimonianze più cospicue provengono appunto da Pompei e in misura minore da Ercolano, Oplontis e Stabia, non devono farci supporre che fossero diffusi solo nelle città campane, perché viceversa ne abbiamo testimonianza in moltissime città romane d'Italia (tra cui ad esempio Assisi e ovviamente Roma) ed Europa.
Il primo stile è il più antico tra gli stili della pittura pompeiana a noi pervenuti: fu infatti molto diffuso in epoca sannitica, cioè tra il II secolo e l'80 avanti Cristo, ed è tuttora visibile ad esempio nella Basilica di Pompei, nella Casa di Sallustio e nella Casa del Fauno.
In questo stile, detto anche stile strutturale o a incrostazione, il principale motivo decorativo consiste nell'imitazione - solamente pittorica o più spesso anche con l'uso di stucchi - delle murature di conci di pietra squadrati o dei rivestimenti in preziose lastre marmoree policrome tipiche degli edifici più ricchi (sopratutto pubblici).
La parete viene quindi divisa in tre parti: uno zoccolo o basamento con l'imitazione di un rivestimento di grandi lastre marmoree, la parte centrale contenente la vera e propria imitazione di una muratura di conci di pietra squadrati, e infine la porzione superiore caratterizzata da una cornice aggettante di stucco.
Oltre alle lastre marmoree o ai conci di pietra, riproducenti le varie tipologie di marmi tramite l'imitazione pittorica dei vari tipi di venature oppure semplicemente tinteggiaticon colori molto sgargianti e puramente convenzionali (rosso pompeiano, verde, nero, viola e giallo acceso), occasionalmente vengono rappresentate anche lesene o semicolonne, di stucco oppure dipinte.
Il secondo stile, detto anche stile architettonico e diffuso tra l'80 avanti Cristo circa e l'età augustea, si caratterizza proprio per la presenza di grandi architetture dipinte a trompe l'oeil su tutta l'estensione della parete: ne troviamo splendidi esempi nella cosiddetta Villa di Poppea a Oplontis e nella Casa di Augusto a Roma.
Tipicamente, questi trompe l'oeil architettonici comprendono portici, edicole, porte, finestre e colonnati che si aprono su vedute prospettiche: l'effetto illusionistico è quindi decisamente notevole, grazie anche alla rappresentazione della terza dimensione mediante una primitiva (ma efficace) forma di prospettiva centrale.
Esistono tuttavia due varianti di questo stile, cioè le pitture di giardino (estremamente comuni nelle domus di Pompei ed Ercolano e di cui si conservano splendidi esempi nella Casa di Livia sul Palatino), che rappresentano in modo molto fedele lussureggianti giardini con piante, cespugli, fiori, animali (ad esempio pavoni), statue e fontane; e le cosiddette megalografie, cioè cicli pittorici figurativi - spesso con personaggi a grandezza naturale - ispirati alla grande pittura ellenistica, il cui esempio più noto è sicuramente costituito dal ciclo dei misteri dionisiaci visibile nella Villa dei Misteri a Pompei.
Il terzo stile, detto anche stile ornamentale, fu più o meno contemporaneo al secondo (sebbene le sue attestazioni più tarde risalgano alla metà del I secolo dopo Cristo) e si differenzia da questo per una minore ricchezza figurativa.
Infatti, la tipica parete in terzo stile appare caratterizzata da una serie di pannelli in tinta unita (neri, rossi, bianchi, gialli, o - assai più raramente - azzurri), al centro dei quali erano raffigurati piccoli quadretti (detti con termine greco pinakes) o medaglioni con piccoli paesaggi, scenette mitologiche, ritratti o nature morte. I pannelli monocromi e sopratutto la parte alta delle pareti sono inoltre arricchiti da nastri, ghirlande di fiori, bordi di tappeto o piccole figure (ad esempio ninfe, satiri e amorini) isolate.
Il quarto stile, detto anche dell'illusionismo prospettico, si diffuse dopo la metà del I secolo dopo Cristo, ed è quindi lo stile maggiormente diffuso negli scavi di Pompei ed Ercolano (ne troviamo splendide attestazioni ad esempio nella famosa Casa dei Vettii).
Si tratta dello stile in assoluto più scenografico, in quanto vengono ripresi, fondendoli, gli elementi tipici del secondo e terzo stile.
La parete è quindi divisa verticalmente in:- Zoccolo o basamento, generalmente trattato a imitazione di rivestimenti marmorei o contenente motivi di ispirazione vegetale o fregi figurativi;
- Parte centrale, in cui ricompaiono i grandi pannelli monocromi tipici del terzo stile, al cui centro campeggia però un quadro figurativo di notevoli dimensioni (quasi sempre a soggetto mitologico); il pannello centrale è generalmente affiancato dagli scorci architettonici tipici del secondo stile, spesso riletti in chiave fantastica (le architetture rappresentate sono cioè completamente irreali, con nicchie ed edicole sorrette da esili piedistalli, spesso costituiti da candelieri o addirittura steli vegetali);
- Parte superiore, destinata solitamente alle raffigurazioni di architetture, paesaggi e vedute prospettiche.
Ancora una volta festoni di fiori, ghirlande, nastri, bordi di tappeto e piccole figure isolate (sedute sui cornicioni delle architetture fantastiche, affacciate dalle porte dipinte o addirittura isolate al centro dei pannelli laterali) completano e arricchiscono ulteriormente l'insieme.
Se desiderate davvero ispirarvi alla pittura pompeiana per abbellire la vostra casa, per prima cosa vi consiglio di documentarvi approfonditamente sulla pittura pompeiana, non solo per decidere lo stile più adatto ai vostri gusti e alla vostra dimora, ma sopratutto per trarre ispirazione dalle varie tipologie di modelli compositivi realmente esistenti: al riguardo, potrei consigliarvi ad esempio il libro Affreschi Romani di Umberto Pappalardo e Luciano Romano.
Successivamente, non resterà che affidare il modello prescelto a un esperto decoratore, che provvederà ad adattarlo alle vostre esigenze e a riprodurlo sulle pareti con la tecnica più opportuna.
Tuttavia, è necessario considerare che queste decorazioni presentano anche alcuni svantaggi, e cioè:
- sono molto costose da realizzare, perché per una buona riuscita dal punto di vista artistico è necessario affidarsi a un decoratore di provata esperienza;
- risultano adatte solo a case antiche, preferibilmente di stile neoclassico;
- è necessario scegliere con molta attenzione gli impianti, gli infissi e i corpi luminosi, che dovranno essere di scarsissimo impatto visivo;
- richiedono stanze con pochi mobili e nessun quadro, per non appesantire l'ambiente dal punto di vista visivo e nascondere parti della decorazione, rovinando l'effetto globale (non a caso, nelle case degli antichi romani i mobili erano pochi e di piccole dimensioni, e risultavano pressochè sconosciuti i quadri da appendere alle pareti).
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