|
Le cosiddette grottesche (che, a dispetto del nome, dal punto di vista stilistico non hanno nulla in comune con le grotte) sono una tipologia di decorazione parietale di epoca rinascimentale molto diffusa in particolare nello stile manierista, e direttamente ispirate alla pittura pompeiana di terzo e quarto stile, come si nota molto bene esaminando la fotografia qui a fianco, rappresentante la decorazione di una volta a botte della metà del XVI secolo, visibile al piano terra del Palazzo dei Priori di Assisi.
Infatti, nella Roma rinascimentale, letteralmente costellata di rovine di epoca romana, coerentemente con le idee del Rinascimento di cui la corte papale fu uno dei centri propulsori insieme alla Firenze medicea, divenne molto in voga riproporre stilemi decorativi ispirati all'antichità classica.
In particolare, alla fine del Quattrocento avvenne un fatto determinante, e cioè la riscoperta della Domus Aurea, l'immensa residenza che l'imperatore Nerone si fece costruire dopo il catastrofico incendio del 64 dopo Cristo: pittori e disegnatori iniziarono quindi a esplorarne le vaste sale, copiando con precisione le decorazioni parietali e delle volte in quarto stile in meravigliosi acquerelli. Queste decorazioni cominciarono quindi a diffondersi negli ambienti colti, e, avendo ottenuto un grande successo, ad essere riproposte nelle coeve ville e palazzi gentilizi commissionati dai cardinali della corte papale o dalle famiglie più in vista: il nome grottesche - già attestato all'epoca del Vasari, che nel capitolo XXVII delle sue Vite dè più eccellenti pittori, scultori e architettori descrive minuziosamente questa tipologia di decorazione, attribuendone correttamente l'invenzione agli antichi - deriva semplicemente dal fatto che, all'epoca della sua riscoperta, la Domus Aurea si trovava quasi completamente sepolta e perciò i suoi ambienti apparivano simili ad ipogei.
In generale, il repertorio figurativo delle grottesche riprende direttamente il patrimonio iconografico degli affreschi pompeiani di terzo e quarto stile, costituito principalmente da architetture fantastiche con nicchie ed edicole sorrette da esili piedistalli, ricchi candelabri decorati, creature mitologiche (tra cui ad esempio le sfingi), putti e amorini intenti a varie attività (è celebre ad esempio il fregio degli amorini artigiani visibile nella Casa dei Vettii a Pompei), piccoli quadretti con paesaggi o nature morte (generalmente appesi con nastri o catenelle alle architetture dipinte), bordi di tappeti, nastri e infine motivi vegetali (rami, tralci, girali, pergolati, siepi, cespugli, ghirlande e festoni di fiori).
Tuttavia, a differenza della pittura pompeiana vera e propria, viene meno completamente la tipica divisione verticale della parete in zoccolo o basamento, parte centrale e parte superiore, generalmente riservata alle caratteristiche architetture fantastiche: perciò, nelle decorazioni a grottesche propriamente intese (escludendo cioè le vere e proprie imitazioni dello stile pompeiano, molto diffuse soprattutto in epoca neoclassica, compresa tra la metà del XVIII e la metà del XIX secolo) gli elementi decorativi sopra descritti compaiono senza soluzione di continuità.
Inoltre, lo sfondo è sempre in tinta unita, molto spesso bianco, e, rispetto agli originali romani, i singoli elementi decorativi tendono ad apparire più fitti e ravvicinati.
Infine, solitamente le decorazioni a grottesca sono caratterizzate da una ricchissima policromia, sebbene non manchino esemplari dipinti a monocromo o con colori neutri.
Soprattutto in epoca manierista e barocca, il repertorio figurativo tipico della pittura pompeiana può anche venire arricchito con elementi del tutto estranei, come ad esempio gli stemmi araldici: è quanto si nota ad esempio nella già ricordata volta del Palazzo dei Priori di Assisi, in cui compaiono lo stemma gentilizio di papa Paolo IV e un cartiglio datato 1556 (molto probabilmente la data in cui venne realizzata la decorazione).
In altri esempi, principalmente di epoca più recente, compaiono invece figure allegoriche, ritratti di personaggi illustri e immagini di santi, come si nota ad esempio nella foto qui a fianco, relativa alle volte a crociera di un portico di stile eclettico risalente alla fine del XIX - inizio XX secolo sito in via Farini a Bologna (foto a sinistra), in cui compaiono gli stemmi di varie città italiane, ritratti di personaggi famosi e raffigurazioni di santi.
Un discorso a parte meritano infine le cosiddette cineserie, molto diffuse a partire dal XVII secolo, quando in tutta Europa si diffuse un grande interesse per i paesi esotici e sopratutto orientali (sopratutto Cina, India e Giappone): perciò, in certi casi il normale repertorio figurativo delle grottesche viene notevolmente arricchito e integrato con elementi decorativi orientali (reali o più spesso immaginari), tra cui ad esempio architetture cinesi, pagode, donne in chimono, dragoni e tappeti orientali.
Come già anticipato nei paragrafi precedenti, subito dopo la riscoperta della Domus Aurea le grottesche ottennero subito un notevole favore, diffondendosi ben presto in tutta Italia, con realizzazioni di livello qualitativo molto diverso, e compreso tra la perfezione assoluta degli esemplari dipinti dalla scuola di Raffaello nella Loggetta del Cardinal Bibbiena all'interno dei Palazzi Apostolici del Vaticano, all'imprecisione di altre realizzazioni, come ad esempio la già ricordata volta del Palazzo dei Priori di Assisi, con evidenti dissimetrie ed errori di esecuzione.
Già durante il Rinascimento, ma sopratutto in epoca rococò e ovviamente neoclassica, troviamo decorazioni a grottesche non solo su volte e pareti degli edifici, ma anche sugli infissi (porte e scuretti interni delle finestre), nelle piastrelle per pavimenti, nelle grandi stufe di maiolica tipiche dei paesi di lingua tedesca, sui mobili (piani di tavoli intarsiati, paraventi, parafuoco per caminetti, cuscini e fodere delle tipiche poltroncine imbottite, armadi, cassapanche, eccetera), nella carta da parati, nei tessuti di arredamento (tappezzerie, arazzi e tendaggi), in suppellettili di vario tipo (vasi ornamentali e servizi da tavola), e perfino su capi di abbigliamento e accessori, tra cui ad esempio scialli e ventagli: questa notevole diffusione si deve non solo alla riscoperta delle decorazioni in stile antico, ma sopratutto alla diffusione di veri e propri manuali e repertori figurativi contenenti la riproduzione degli stilemi decorativi più in voga destinati a ceramisti, falegnami, mobilieri, sarti e ricamatrici.
La grottesche rimasero quindi molto apprezzate fino all'inizio del Novecento, e anche attualmente è molto facile trovare mobili e oggetti per la casa impreziositi da queste decorazioni, generalmente prodotti da artigiani che ripropongono fedelmente i soggetti tradizionali.
|
||