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Il cemento Portland, il tipo di cemento attualmente più diffuso per la preparazione di intonaci, calcestruzzi e malta da costruzione, è un legante artificiale di origine ottocentesca: venne infatti inventato nel 1824 e deve il proprio nome alla somiglianza esteriore con la roccia dell'isola di Portland in Inghilterra.
Il suo uso è quindi del tutto sconosciuto negli edifici antichi.
Il cemento è costituito da una miscela di silicati e alluminati di calcio ottenuti dalla cottura ad altissime temperature di calcare e argilla a cui viene aggiunta una piccola percentuale di gesso.
Le sue caratteristiche sono ottime:
Il ciclo di produzione del cemento prevede numerose fasi:
Date le sue caratteristiche, si può dunque utilizzare il cemento nel recupero edifici storici?
La risposta è no a causa della sua incompatibilità con i materiali e le tecniche costruttive tradizionali. L'uso del cemento contraddice inoltre i principi del restauro architettonico e in particolare quelli di compatibilità, reversibilità e minimo intervento.
Il cemento, avendo una resistenza meccanica quattro o cinque volte superiore a quella sia di una malta tradizionale di calce, sia dei mattoni, ciottoli o conci lapidei che compongono una muratura antica, crea delle discontinuità nella parete che possono alterarne sensibilmente il comportamento strutturale o causare gravi danni.
Occorre dunque evitare l'uso del cemento negli interventi di consolidamento come il risarcimento delle lesioni con la tecnica dello scuci-cuci o le iniezioni di malta entro cavità o pareti con paramenti distaccati.
L'uso del cemento come malta per intonaco o per la ristilatura dei giunti tra i mattoni o i conci di pietra è inoltre particolarmente invasivo e del tutto irreversibile: il potere di adesione della malta cemento è infatti quasi sempre superiore a quella del materiale del substrato.
Risulta perciò praticamente impossibile rimuovere un intonaco, la sarcitura di lacune o le ristilature dei giunti senza provocare gravi danni alla superficie della muratura.
Il cemento può inoltre favorire direttamente o indirettamente alcune forme di degrado tipiche dei palazzi antichi.
Essendo infatti meno traspirante e permeabile al vapore acqueo, una malta cementizia favorisce il ristagno di acqua nella muratura ad esempio dovuta all'umità di risalita capillare.
Ciò comporta una notevole accelerazione dei tipici danni che si verificano in corrispondenza della massima altezza raggiunta dalle infiltrazioni d'acqua provenienti dal terreno, e cioè disgregazione e polverizzazione dei mattoni e disgregazione, erosione o scagliatura delle pietre particolarmente predisposte come il tufo o l'arenaria. Nei casi più gravi si arriva alla pressoché totale distruzione di alcuni corsi della muratura, con notevole indebolimento strutturale e conseguenti probabili dissesti.
Anche la formazione di efflorescenze e sub-efflorescenze saline vede un drastico aumento in presenza di malta cementizia. Durante la presa del cemento si forma infatti l'alluminato tri-calcico, che in un ambiente umido reagisce con i solfati formando l'ettringite, un sale complesso dai cristalli particolarmente voluminosi.
Il risultato sono efflorescenze sulla superficie della muratura, particolarmente dannose in presenza di stucchi e affreschi, o le ancora più insidiose sub-efflorescenze che si formano nelle soluzioni di continuità del materiale come fratture o cavità naturali.
Dopo averle saturate, i cristalli di ettringite esercitano una grandissima pressione, spaccando il materiale e comportando la formazione di estese lacune, particolarmente rovinose ad esempio in presenza di cornici, modanature o bassorilievi di pietra o laterizio.
Si può invece utilizzare il cemento armato nel restauro strutturale, consolidamento e miglioramento sismico del nostro patrimonio storico?
Anche in questo caso la risposta è negativa.
In passato questa prassi era invece estremamente comune, perché fino agli anni '90 le normative sul rischio sismico consigliavano ad esempio:
Questi interventi hanno mostrato tutti i loro limiti in occasione di alcuni recenti terremoti, quando gli edifici consolidati in questo modo hanno subito danni devastanti.
Il comportamento statico delle strutture in cemento armato è infatti molto diverso da quello degli edifici antichi con murature portanti e orizzontamenti in legno o volte in pietra o mattoni.
Per prima cosa sono molto più pesanti: uno spesso cordolo sommitale di calcestruzzo armato, un solaio o una soletta di copertura aumentano dunque sensibilmente i carichi che gravano sulle murature storiche, causando la formazione di un quadro fessurativo abbastanza caratteristico.
Durante una scossa di terremoto queste strutture possono invece produrre crolli totali o parziali a causa del cosiddetto effetto trave. Durante una scossa di terremoto un cordolo sommitale in cemento armato, molto più rigido della muratura sottostante, si comporta infatti come il peso di un sismografo oscillando meno e in controfase rispetto all'edificio.
Le murature scadenti, in pietrame con tessitura disordinata e/o due paramenti non correttamente ammorsati, sono particolarmente vulnerabili e tendono a sgretolarsi in corrispondenza dei cantonali e nelle porzioni sommitali immediatamente sottostanti la copertura.
Anche i cordoli di piano provocano numerosi problemi:
Oltre agli inconvenienti sopra descritti occorre anche considerare che:
L'uso del cemento o calcestruzzo armato nel consolidamento degli edifici storici va perciò valutato con estrema prudenza, privilegiando se possibile metodi di intervento tradizionali ben collaudati, poco invasivi e con materiali compatibili come il legno, l'acciaio, la calce idraulica naturale o la malta di pozzolana.
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