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La necessità di contenere al massimo i consumi energetici, ha imposto a tutte le nazioni del mondo, la ricerca di misure di contenimento dei consumi, attraverso una serie di interventi diluiti nel tempo, capaci di far scendere nei limiti di fabbisogno l'utilizzo delle fonti energetiche.
L'obiettivo condiviso dalla maggior parte delle nazioni, è quello di trasformare il patrimonio edilizio pubblico e privato in un settore a emissioni zero, grazie all'impiego di sistemi di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili.
Il proposito di trasformare il mondo attuale in un mondo green, pur se necessario, stride moltissimo con le condizioni in cui versa il pianeta attualmente, stante le differenti condizioni socio economiche di ciascun territorio.
A ciò va aggiunta la diversa possibilità di poter utilizzare in tempi ragionevoli le nuove fonti energetiche, in considerazione delle difficoltà a trasformare interi settori di produzione in ambienti totalmente diversi da quelli attuali.
Tale situazione appare ancora più evidente, se si osservano i dati europei in materia di consumi energetici, partendo dalla considerazione che l'obiettivo da raggiungere è stato indicato per il 2050.
Infatti, per tale data, si prevede che gli immobili europei dovranno essere a emissioni zero.
Per rendersi conto della difficoltà di raggiungere l'ambizioso traguardo, occorre tener presente che il 75% degli immobili dell'Unione, versa in condizioni di insufficienza energetica.
Tale insufficienza consegue, impiegando il gas naturale in maniera preferenziale per riscaldare gli edifici, nella misura del 42% solo nel settore residenziale.
Per soddisfare il restante fabbisogno di energia, vengono utilizzati petrolio per circa il 14% unitamente al 3% del carbone.
Considerando tale situazione generale e non potendo pensare di trasformare l'attuale condizione in tempi brevi, si è stabilito una gradualità di interventi, che vede come primo provvedimento l'adeguamento alle normative green dei nuovi edifici, risultando più agevole predisporre tale misura in fase di progettazione.
Un'ulteriore tappa di rinnovamento è stata stabilita entro il 1° gennaio 2026, data in cui tutti i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero, tale adeguamento riguarderà gli edifici privati in costruzione già dal 1 gennaio 2028.
Le prime fasi, fin qui descritte, appaiono subito più facilmente raggiungibili, in quanto riguardano patrimoni edilizi, di natura pubblica, i cui lavori di adeguamento potranno realizzarsi in modo più agevolato, trattandosi di fondi a disposizione dell'ente pubblico.
Per gli edifici di nuova costruzione, invece, pur potendo ottenere già in fase di progettazione un involcro edilizio meno disperdente, resta il problema dei maggiori costi dei materiali da impiegare, unitamente alle difficoltà di dover formare tutti gli addetti alla realizzazione dell'opera, alle nuove metodiche d'intervento.
Faccio notare come tale problema stia già evidenziando la sua importanza, in virtù delle tante contestazioni palesate da molti utenti a seguito di lavori mal eseguiti di efficientamento energetico, realizzati con le agevolazioni del ben noto Superbonus, da imprese non adeguatamente formate e certificate.
La nota dolente, che riguarda la trasformazione green prevista, interessa il patrimonio edilizio esistente, pubblico e privato.
Infatti, gli immobili pubblici e non residenziali, dovranno raggiungere la classe D entro il 1° gennaio 2030.
In considerazione delle maggiori difficoltà da affrontare per il settore privato residenziale, nel poter raggiungere i parametri previsti dalla nuova classe energetica richiesta, si è stabilito che tali edifici dovranno raggiungere la classe E entro il 1 gennaio 2030, mentre si sposta al 1 gennaio 2033 il raggiungimento della classe D.
Insieme alle scadenze sopra descritte, sono state emanate nuove indicazioni, circa la realizzazione di impianti di pannelli fotovoltaici, entro il 2028, specialmente sui nuovi edifici, fermo restando la possibilità di realizzarli dal punto di vista tecnico, e compatibilmente con l'impegno di spesa possibile.
Il limite del 2028, viene ulteriormente spostato al 2032 per gli edifici residenziali oggetto di importanti ristrutturazioni.
A questo punto dell'esposizione, sono sicuro che molti lettori si staranno chiedendo: chi dovrà sopportare le spese per tale adeguamento?
A tale quesito, attualmente non è possibile rispondere con precisione.
Tale impossibilità è dovuta al fatto che la UE non ha ancora stabilito i criteri generali validi per tutti i membri della comunità, ai fini del conseguimento della classe energetica richiesta, in deroga alle norme di ciascun Stato.
Si prevede pertanto che ogni Stato dovrà preparare in seguito un piano nazionale di ristrutturazione, in cui verranno inserite le scadenze di attuazione degli interventi previsti in maniera dettagliata, da realizzare entro il 2050.
Oltre a ciò occorrerà che ogni nazione individui fonti e misure di finanziamento per realizzare quanto previsto nel progetto di trasformazione indicato in precedenza, oltre agli obiettivi nazionali riguardanti le emissioni nell'intero ciclo di vita per le diverse tipologie di edifici.
Tali parametri vanno proporzionati a seguito dell'esercizio di valutazione globale, per il 2025 e successive scadenze.
Alla luce di quanto esposto, vediamo di capire quali sono gli interventi che consentono il salto di classe energetica richiesto dalle nuove disposizioni europee.
Per avere un'idea di ciò che è necessario per raggiungere la classe sopracitata, bisogna partire dal Certificato di Prestazione Energetica dell'immobile (APE), in vigore dal 2013, redatto da tecnico abilitato.
In virtù di tale calcolo scaturisce l'entità del consumo annuo espresso in Kw/mq, dell'immobile con la conseguente assegnazione della classe energetica relativa.
Nel caso di una abitazione in classe E il consumo relativo considerato si attesta attorno ai 100/120 Kw/mq per anno, mentre per una classe D il consumo si riduce a 70/90 Kw/mq.
Gli interventi che possono migliorare l'efficientamento di un edificio, sono rappresentati principalmente dalla coibentazione dell'involucro edilizio, come i cappotti termici riguardanti coperture, pareti perimetrali, solai.
A ciò, va aggiunta la sostituzione degli infissi, l'installazione di pannelli fotovoltaici, schermature ombreggianti, sistemi di captazione eolica, sostituzione di caldaie a gasolio con nuove caldaie a condensazione o meglio ancora con pompa di calore.
Gli interventi sopradescritti, non devono necessariamente essere realizzati contemporaneamente, ogni situazione è differente, in virtù dell'aria geografica in cui l'immobile ricade, delle caratteristiche costruttive dell'edificio, dell'orientamento, ecc.
Ora, considerando che in Italia il 60% degli edifici è attualmente in classe F e G, si capisce quanto sarà oneroso per molte famiglie anche solo il passaggio in classe E.
Infatti per poter ottenere un salto dalle classi citate a una classe E, occorre ottenere una riduzione dei consumi energetici di circa un quarto rispetto a quelli abituali.
Tale traguardo, a conti fatti, lo si può raggiungere solamente mediante interventi abbastanza costosi come quelli già sopradescritti.
Si capisce pertanto che senza il contributo economico dello Stato, non sarà possibile per la maggior parte dei proprietari raggiungere i risultati richiesti dalle nuove indicazioni Europee.
Per cui occorre realizzare un piano economico strutturale di interventi agevolati da spalmare in periodi diversi, tenendo conto delle differenti realtà economiche del Paese in cui s'intende intervenire.
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