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Lo smaltimento delle acque piovane proveniente dalle coperture degli edifici, è realizzato mediante l'impiego di canali di gronda e pluviali.
Tale sistema, permette di raccogliere la pioggia e convogliarla a terra nel sistema fognario, proteggendo allo stesso tempo le facciate, le persone e le cose da schizzi, gocciolamenti e infiltrazioni, oltre a fungere da decoro architettonico.
La grondaia, elemento orizzontale, viene posizionata lungo il perimetro della copertura tecnicamente chiamato sporto di gronda, fissata tramite elementi metallici chiamati cicogne per grondaie.
La gronda di solito ha una forma di un tubo semicircolare, dove la sezione grondaia dipende dalle misure, dall'inclinazione e forma del tetto e ha generalmente una pendenza pari a 0,5% o superiore.
Le gronde hanno lo scopo di raccogliere e convogliare le acque piovane alle tubazioni verticali chiamate pluviali, collegate tramite pozzetti d'ispezione alla rete fognaria.
Le pluviali possono essere invisibili, cioè incassate nel muro, oppure in vista; hanno diametri diversi a seconda della quantità di acqua da smaltire, dipendendo soprattutto dalla superficie della copertura.
Sono installate a interasse di 20-25 metri di canale di gronda.
I materiali utilizzati nella realizzazione del sistema di raccolta delle acque piovane sono: tubi in PVC, grondaie in rame, acciaio inox, acciaio zincato, grondaie in alluminio, etc.
La norma che regola tali sistemi di raccolta delle acque è la UNI 10724, che da istruzioni su come progettare ed eseguire l'impianto a perfetta regola d'arte.
L'acqua è un bene preziosissimo per la sopravvivenza dell'essere umano, di cui non se ne può fare a meno, un elemento da salvaguardare, e proprio per questi motivi non va assolutamente sprecata.
Nella normali attività casalinghe, commerciali e di produzione, si utilizza gran parte delle risorse idriche a nostra disposizione, sprecando il più delle volte l'acqua potabile.
Ancora oggi, si utilizza l'acqua potabile per eseguire una serie di operazioni dove basterebbe utilizzare le sole acque pluviali correttamente raccolte per evitarne il suo uso e spreco.
Proprio nella Legge Finanziaria del 2008, fu previsto l'obbligo, per ogni nuova costruzione, di utilizzare sistemi per il recupero e reimpiego delle acque piovane.
Grazie a tale legge, sono sempre più diffusi negli edifici impianti di raccolta delle acque piovane sul tetto per permettere il suo successivo riutilizzo.
Considerando che la media del consumo d'acqua pro capite è di circa 150 litri, dove più della metà potrebbe essere sostituita da acqua non potabile, si riuscirebbe a risparmiare una grande quantità di acqua potabile da destinare al solo consumo alimentare.
Nelle zone dove le precipitazioni sono abbastanza frequenti, la raccolta delle acque piovane è di grande utilità, infatti, può essere impiagata per irrigare giardini, orti, riempire piscine, usata per il lavaggio delle auto, etc.
Una necessità dovuta anche dal fatto che, con l'aumento del fabbisogno d'acqua, si estrae sempre più dalle falde acquifere una quantità maggiore di acqua rispetto a quella che si infiltra nel terreno con le precipitazioni.
Va ricordato che, tale recupero, è regolamentato dal Decreto Ministeriale n. 185 del 12 Giugno 2003, con una serie di norme tecniche per il riutilizzo delle acque piovane.
Il recupero delle acque reflue avviene mediante un particolare trattamento depurativo, al fine di renderla idonea per il suo riutilizzo per essere poi immessa in una rete di distribuzione.
Questi trattamenti, realizzati con speciali impianti di recupero, sono semplici e non eccessivamente costosi.
Il sopracitato Decreto Ministeriale, all'articolo 3, determina la destinazione d'uso civile dell'acqua recuperata, rendendo possibile l'impiego in:
- alimentazione degli impianti di scarico dei servizi igienici;
- alimentazione dei sistemi di raffreddamento e di riscaldamento;
- alimentazione delle reti duali di adduzione, che devono essere sempre separate dalle reti d'acqua potabile;
- lavaggio delle strade cittadine.
Da tener presente che un sistema di recupero per il riutilizzo delle acque piovane può far risparmiare anche il 50% di acqua potabile prelevata dall'acquedotto.
Un impianto di recupero e riutilizzo delle acque piovane è un sistema che non richiede grossi interventi di installazione, non occupando molto spazio, e a volte con particolari collocazioni risulta invisibile.
La prima parte del sistema di recupero effettua la captazione delle acque, poi avviene un filtraggio necessario per eliminare le impurità dall'acqua e l'accumulo delle stesse.
L'intercettazione delle acque avviene mediante collegamenti alle grondaie e pluviali, convogliandole a un particolare sistema di filtrazione per poi essere diretta a un serbatoio di accumulo.
Il filtro evita di far giungere nel serbatoio materiali che sedimentando andrebbero a intasare l'impianto e ad alterare le proprietà dell'acqua.
Esistono vari tipi di filtri: il filtro a camere, il filtro autopulente e il filtro centrifugo, dove la sua scelta dipende dalla superficie captante e dalla possibilità di posizionarlo interrato.
In zone particolarmente inquinate bisogna prevedere, oltre i tradizionali filtri, delle modalità di depurazione dell'acqua, trattando quest'ultima a seconda dell'uso che se ne vuole fare e delle normative da rispettare in merito.
In città si usano tecniche come la pulitura a intervalli di tempo delle cisterne e la disinfezione finale con lampade UV, a causa del poco spazio disponibile, mentre, in ambiente rurale, dove lo spazio è maggiore, si può adottare la tecnica della fitodepurazione.
Tale tecnica sfrutta la vegetazione di piante acquatiche creando una flora batterica che depura le acque piovane che si accumulano nelle vasche.
A partire dal serbatoio di accumulo si sviluppa una rete di distribuzione formata da tubazioni che, tramite una pompa di mandata controllata da una centralina elettronica, ripartisce l'acqua recuperata alle varie utenze.
Uno dei principali compiti della centralina elettronica è quello di integrare, in caso di scarse precipitazioni, la riserva d'acqua con quella potabile proveniente dalla rete di adduzione principale.
I benefici di un impianto di recupero e riutilizzo delle acque piovane sono molteplici: il più importante è senza dubbio quello di non andare a intaccare le risorse idriche potabili, oltre al risparmio economico sulle bollette di fornitura dell'acqua.
Con l'installazione di un sistema di raccolta delle acque piovane, è possibile alimentare varie utenze per evitare l'uso della preziosissima acqua potabile in tutte quelle attività dove si richiede l'utilizzo di acqua, come il lavaggio di pavimenti, finestre, bucato etc.
Il suo dimensionamento varia da zona a zona, in base alle precipitazioni medie della località dove si intende realizzare tale impianto e che sono facilmente reperibili dalla banca dati di ogni comune.
Ad esempio, a livello nazionale è di circa 990 mm per metro quadrato, dato che può variare sensibilmente in particolari annate di siccità o abbondanti precipitazioni, dove ogni millimetro di acqua piovana corrisponde a un litro di acqua su una superficie di un metro.
Basilare è il calcolo della superficie complessiva di raccolta dell'acqua, un valore espresso in metri quadrati che a sua volta viene moltiplicato per un determinato coefficiente di deflusso.
Il suo valore, rappresenta la differenza di acqua piovana che realmente cade e la quantità che effettivamente viene raccolta, ed è sempre compreso tra 0 e 1, a seconda dei tipi di superficie; sarà da 0,80-1,00 nella copertura di un tetto o superficie cementata o asfaltata, mentre, 0,20-030 in terreni incolti non compatti.
Tenendo conto di una superficie di 40 metri quadrati, un dato medio di precipitazione pari a quello del nostro paese e cioè di 990 litri e un coefficiente di deflusso di 0,80 avremo:
990 litri/mq x 40 mq x 0,80 = 31680 litri annui
Questo valore dovrà essere superiore al fabbisogno annuo degli abitanti.
ipotizziamo 1 abitante: 75 litri abitante/giorno x 300 giorni x 1 abitanti = 22500 litri/anno
Per il calcolo della capacità del serbatoio si considera il valore medio tra i due precedenti valori e cioè:
(31680 litri/anno + 22500 litri/anno) / 2 = 27090 litri/anno (volume utile medio)
Per assicurarsi una idonea riserva d'acqua di sicurezza, si deve tener conto di un periodo di siccità medio di ventuno giorni.
27090 litri/anno x 21 giorni / 365 giorni/anno = 1558 litri circa
Un serbatoio di accumulo di 1500 litri sarebbe idoneo nel caso ipotizzato.
Da ricordare che, un sovradimensionamento del serbatoio è sempre sconsigliabile perché l'acqua che ristagna per un determinato periodo di tempo, perde le sue proprietà organolettiche.
In commercio esistono serbatoi che possono essere interrati tranquillamente in modo di evitare l'occupazione di superfici utili.
I serbatoi per la raccolta e conservazione delle acque piovane sono generalmente prefabbricati ed equipaggiati con un sistema di troppo pieno che permette il drenaggio dell'acqua ecccessiva verso un i sottoservizi come le fogne.
La cisterna deve avere una entrata calmata, al fine di evitare ai materiali depositati sul fondo di essere riportati in sospensione, oltre alla dotazione di un sifone di troppo pieno quando si verificano precipitazioni violente ed eccezionali.
Grazie a una pompa sarà possibile convogliare l'acqua contenuta nel serbatoio alle varie utenze.
Volendo interrare il serbatoio, bisogna tener presente che lo scavo dove essere almeno 30 cm più grande dell'ingombro del serbatoio stesso, mentre la base di appoggio deve essere rigida, almeno 10 cm, magari di cemento e perfettamente livellata.
Una volta posizionato, il suo rinterro va realizzato per fasi: con cemento fino a un terzo della sua altezza e successivamente in modo uniforme fino al piano di calpestio.
La rifinitura di copertura dipende dalle caratteristiche dell'area in cui si interra il serbatoio, dove in prossimità dello stesso va collocato un pozzetto d'ispezione.
In base al suo utilizzo, il serbatoio deve essere completamente svuotato per effettuare una accurata pulizia, al fine di eliminare tutti gli eventuali residui che si accumulano durante l'uso, operazione da effettuare almeno due volte all'anno.
Anche i filtri vanno accuratamente puliti, con una maggiore frequenza, in modo da agevolare il funzionamento dell'impianto.
La raccolta delle acque piovane ha stimolato la creatività di molti progettisti che hanno creato delle valide soluzioni estetiche e funzionali allo stesso tempo.
Tra le più belle e pratiche vi è sicuramente Raindrop, dell'olandese Bas Van der Veer, un raccoglitore di acque piovane dalla forma a bisaccia o cipolla allungata.
Facile da installare lungo una qualsiasi pluviale, si compone di un innaffiatoio da vaso e di un serbatoio, dagli usi distinti.
L'innaffiatoio si riempie grazie al flusso dell'acqua piovana e può essere rimosso e utilizzato in modo indipendente, mentre l'acqua accumulata nel serbatoio può essere prelevata mediante un rubinetto situato nella parte inferiore.
Esiste anche una versione mini, senza rubinetto, indicata per piccoli balconi; entrambi sono prodotti e commercializzati dalla Elho.
Invece, se abbiamo sul nostro balcone solo qualche piccolo vaso di fiori, è possibile optare per reLEAF, una foglia in alluminio in colori vivaci da inserire direttamente nel vaso o all'imboccatura dell'innaffiatoio per raccogliere quanta più acqua possibile, incanalata poi grazie alle piegature della foglia.
La foglia reLEAF, ideata dallo studio associato Fulguro di Losanna è prodotta da Teracrea.
Petal Drop Rain Catcher, prodotto dalla Quirky, permette invece di riutilizzare le bottiglie di plastica che consumiamo, inserendovi un beccuccio a forma di fiore sulla sommità della bottiglia per raccogliere l'acqua piovana.
Scopo del fiore è quello di camuffare le bottiglie di plastica sul balcone o nel giardino abbellendo l'ambiente.
Se invece si vuole un prodotto che immagazini acqua piovana per poi rilasciarla in modo graduale e lentamente, possiamo usare Terralenx del Gruppo Lenzi Egisto, un feltro spugna molto poroso che svolge il compito egregiamente.
Si può posizionare sulla superficie del terreno nei vasi e, una volta bagnato, rilascerà goccia a goccia l'acqua, esaurendosi dopo molti giorni e autoalimentandosi in caso di pioggia.
Laddove vi siano problemi nel deflusso delle acque piovane, è possibile, al fine di evitare possibili allagamenti di taverne o box, la costruzione di una canalina di scolo.
Le canaline sono composte di due elementi; il primo costituito da un elemento prefabbricato in calcestruzzo che fa scivolare l'acqua, mentre il secondo è una griglia metallica che permette il transito pedonale o carrabile, oltre a servire anche da filtro per impedire a vari materiali di finire nella canaletta.
Le canaline hanno la lunghezza di un metro,si acquistano in tutti i negozi di materiale edile, a seconda delle sollecitazioni che dovrà sopportare, ci orienteremo verso materiali più o meno robusti.
Una volta scelta la canalina più adatta alle nostre esigenze, bisogna studiare attentamente come avviene il percorso delle acque quando piove, in modo da spezzarlo posizionando la canalina.
Nel caso di rampe, terreni ripidi o strade collinari, posizioneremo la canalina nel punto dove l'acqua scorre più velocemente ma senza formare un angolo retto con il deflusso.
La canalina dovrà avere un angolatura acuta rispetto all'asse del deflusso dell'acqua, permettendo di ottenere un dislivello tra l'inizio della canalina e la fine, tale da creare una pendenza che renderà più veloce lo scorrere dell'acqua.
Scavata la traccia, che dovrà essere 10 cm più larga della canalina, in modo da essere riempita successivamente con malta per legare meglio i segmenti della canalina prefabbricata.
Volendo, prima di gettare la malta, è possibile posizionare dei ferri come armatura rendendo la struttura più solida. A indurimento della malta si posizionerà la griglia metallica.
Il prezzo dei canali di gronda varia a seconda del materiale e delle dimensioni della sezione adoperata.
Analogo discorso vale per il prezzo delle pluviali.
Va ricordato che a tali costi va sommato quello della posa in opera.
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