|
Tutti i materiali combustibili in fase di combustione, sprigionano fumi nocivi, i quali vengono dispersi nell'ambiente circostante, attraverso degli elementi meglio conosciuti come canne fumarie.
Tali elementi, nei secoli, sono stati realizzati con materiali molto diversi tra loro: pietre, mattoni, tubazioni di argilla e di metalli diversi, caratterizzando molte volte anche il paesaggio urbano con le loro configurazioni terminali, meglio note come comignoli.
Dalla fonte di calore in cui si producono le esalazioni e i fumi nocivi, si diparte la canna fumaria vera e propria, che parte dalla sommità del camino dove avviene la combustione e prosegue fin sopra la copertura dell'edificio, terminando con il comignolo.
Una canna fumaria efficiente permette ai fumi di combustione di fuoriuscire all'esterno, senza che vengano dispersi all'interno dei locali riscaldati.
Tale efficienza dipende da diversi fattori; questi, se trascurati, ne possono compromettere il buon funzionamento.
Il motivo che permette alla canna fumaria di assolvere al suo compito, è dovuto al fatto che l'aria calda tende a salire. Ma ciò non basta, in quanto, per completare l'espulsione dei fumi è necessario che entri nuova aria fredda, che una volta riscaldata innescherà quel fenomeno noto come tiraggio.
Vediamo, dunque, quali sono gli elementi che influenzano il tiraggio di una canna fumaria in condizione naturale, ossia, senza l'ausilio di altri meccanismi di aspirazione artificiali.
Un primo elemento da considerare è la lunghezza della canna fumaria, la quale aumentando favorisce l'evacuazione dei fumi.
Altro elemento importante da considerare è la sezione della canna fumaria.
Tale elemento è strettamente legato alla lunghezza citata, in quanto dal loro giusto dimensionamento è possibile migliorare il tiraggio.
Ciò non deve far pensare che aumentando oltre certi limiti sia possibile ottenere il miglior funzionamento della canna fumaria. Infatti, allungando a dismisura la canna fumaria e riducendone la sezione, si avrebbero dei fenomeni di attrito interno e di dispersione termica eccessivi.
Tale problema si ripresenta ovviamente in caso di inversione di dimensioni, ossia sezione enorme e lunghezza minima.
Allora come bisogna comportarsi quando occorre provvedere all'installazione di una canna fumaria?
Quali misure vanno considerate?
Quali materiali occorre impiegare?
Esistono canne uniche per tutti i tipi di focolai?
Qual è la sezione migliore?
Quali leggi occorre rispettare per non avere problemi?
I quesiti sopracitati, sono quelli che normalmente ci si pone dovendo affrontare l'installazione di una canna fumaria. Pertanto, cercherò di relazionare in tal senso, allo scopo di eliminare dubbi ed errori comuni, spesso causa di malfunzionamenti con conseguenze anche gravi.
Circa la questione del dimensionamento, posso subito dire che quando si acquista un camino, una stufa o un semplice forno, nelle istruzioni in dotazione dell'apparecchiatura, sono indicate le dimensioni della canna fumaria da impiegare, oltre ad altri consigli utili per favorirne il tiraggio e migliorare la resa termica del camino.
Il problema nasce quando si realizza un progetto particolare, in cui tutta la struttura del focolaio è realizzata in opera. In tale circostanza, consiglio di non andare per tentativi o per progetti simili già realizzati, in quanto le caratteristiche costruttive e i materiali impiegati potrebbero essere differenti.
In questa circostanza, è necessario richiedere l'intervento di un tecnico specializzato, che progetterà il sistema di espulsione dei fumi, attenendosi a delle precise norme, come le UNI EN 13384-1.
Circa i materiali da impiegare, occorre valutare se bisogna sostituire una vecchia canna fumaria esistente, ristrutturarla con lo stesso materiale, o crearla ex novo.
In genere risulta più pratico impiegare delle moderne canne coibentate, realizzate con materiali efficienti e sicuri. Con esse è possibile sia l'inserimento in quelle esistenti, sia una nuova realizzazione.
Per quanto riguarda la forma della sezione, occorre tener presente come forme irregolari realizzate in opera con spigoli vivi e dimensioni non adeguate, sono la causa di fenomeni di turbolenza, con conseguente espulsione del fumo anche nei locali abitati, in determinate condizioni atmosferiche.
Pertanto, sono preferibili forme circolari o poligonali, i cui angoli interni abbiano raccordi idonei e comunque con curve di raggio non minore a cm.3.
Ricordo che canne fumarie costituite da materiali con presenza di asperità superficiali, dovute a giunzioni mal eseguite o a materiali molto scabrosi, contribuiscono a ridurre il tiraggio della canna fumaria, oltre a imprigionare fuliggini e pigmenti prodotti dalla combustione, con conseguente riduzione della sezione libera.
Ricordo inoltre come anche forma e la posizione del comignolo sono fondamentali per un buon tiraggio, per cui occorre che venga accuratamente ideato e disposto nella giusta posizione.
Per quanto riguarda le leggi da rispettare in ambito autorizzativo comunale, ai fini della realizzazione ex novo occore tener presente che la canna fumaria è considerato un volume tecnico e pertanto non occorre richiedere un permesso a costruire, salvo i casi in cui per dimensioni notevoli di tutta la struttura di supporto, tale installazione costituisca una sostanziale modifica dei prospetti e delle distanze.
Proprio le distanze, rappresentano un argomento più complesso in quanto tirano in ballo le norme del codice civile a tutela dei diritti dei terzi.
A tal proposito, occorre distinguere due situazioni, ossia installazione in comuni provvisti di regolamento edilizio, in cui è specificatamente indicata la distanza minima da rispettare da altre proprietà confinanti, la quale in genere è di 1,5 m.
Faccio notare come nel caso della indicazioni regolamentate non è possibile invocare deroghe, in virtù di motivi differenti, come ad esempio la non nocività dei fumi, o il fatto che le condizioni di vento frequenti riducono il fenomeno delle immissioni nocive.
Per quelle situazioni in cui non esiste una normativa specifica, la giurisprudenza indica la figura del magistrato competente, quale personaggio a cui è delegata la valutazione dell'ammissibilità dell'intervento.
Alla luce di quanto esposto, si comprende come in assenza di specifiche normative vigenti sul territorio, in cui si richiede l'intervento di installazione di una canna fumaria, sarà il tribunale a decidere la distanza minima caso per caso, valutando l'eventuale pericolosità concreta della canna fumaria.
A conclusione di quanto illustrato, aggiungo alcuni consigli circa la manutenzione della canna fumaria al fine di mantenerla in perfetta efficienza.
Inizio con il ricordare che la manutenzione e la pulizia delle canne fumarie di stufe e camini sono disciplinate dalla normativa UNI 1068.
Tale normativa stabilisce che la pulizia di tutte le canne fumarie deve avvenire una volta l'anno impiegando personale abilitato.
Per le canne fumarie a servizio di camini a legna o simili, la pulizia va effettuata ogni 40 quintali di legna bruciata; per stufe e camini a pellet la norma obbliga la pulizia quando si bruciano 20 quintali di pellet.
L'operazione di pulizia, deve essere certificata da operatore qualificato, provvisto di una regolare licenza. La certificazione è importante non solo per attestare il buon funzionamento dell'apparato di espulsione dei fumi, ma tutela il possessore anche da incidenti che possono arrecare danno a se stesso o a terzi.
Mi è capitato di dover periziare i danni derivanti dall'incendio di una canna fumaria causata da scarsa manutenzione. Posso garantire che l'onere risarcitorio di chi era responsabile dell'esercizio in cui si è verificato l'incendio non è stato leggero.
Oltre all'obbligo di effettuare tale operazione, la pulizia risulta anche molto conveniente ai fini dell'ottimizzazione della resa termica dell'impianto servito, prolungandone la durata e l'efficienza, oltre a comportare un risparmio sulla spesa del combustibile.
|
||