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La normativa in materia di anagrafe prevede che le porte e gli altri accessi ai fabbricati di qualsiasi genere debbano essere provvisti di appositi numeri da indicarsi su targhe di materiale resistente.
Quando si costruisce un nuovo edificio è quindi obbligatoria l'assegnazione del numero civico, che è importante non solo per questioni di natura anagrafica (ogni nucleo familiare deve risultare residente presso un indirizzo ben definito), ma anche per facilitare l'arrivo dei mezzi di soccorso.
Quali sono gli obblighi del Comune e quali invece quelli del proprietario in materia di numeri civici?
La numerazione degli accessi spetta per legge al Comune e deve essere effettuata in conformità alle norme stabilite dall'Istituto centrale di statistica in occasione dell'ultimo censimento generale della popolazione.
Come noto, le aree di circolazione (strade, piazze, larghi, ecc.) vanno numerate secondo la successione naturale dei numeri, in genere a partire dal centro città verso la periferia.
Per le strade si mantengono sulla sinistra i numeri dispari e sulla destra quelli pari, per le piazze la numerazione è invece progressiva.
Esistono poi sistemi di numerazione differenti, che ormai appartengono alla tradizione di alcune città o di alcune strade in particolare e che sono stati mantenuti nel rispetto della tradizione.
Ad esempio esiste la numerazione secondo sistema metrico, per la quale il numero civico indica la distanza da un punto di riferimento prestabilito.
È il caso di via Trionfale a Roma, in cui sulla targa è riportata la distanza metrica dal Campidoglio. Oppure, in altre città come Genova, si adottano numeri neri per gli ingressi principali dei fabbricati e numeri rossi per quelli secondari.
L'attribuzione del numero civico non è invece obbligatoria per fabbricati rurali abitati solo per brevi periodi all'anno, per le chiese, per i monumenti pubblici se al loro interno non hanno uffici o abitazioni, per i fienili, le stalle e simili.
La numerazione civica va continuamente aggiornata dal Comune in base alle variazioni dei piani regolatori, all'apertura di nuovi accessi, alla costruzione di nuovi immobili e alla demolizione di altri, cercando di mantenere inalterata la numerazione già presente dei fabbricati che non subiscono trasformazioni.
Pertanto, quando capita di avere un nuovo accesso tra due ingressi già numerati in maniera progressiva, il nuovo accesso riporterà il numero di quello appena precedente e sarà corredato anche di una lettera dell'alfabeto o dalla dicitura bis, ter, quater e via di seguito.
Le spese per la numerazione civica esterna possono essere poste a discrezione del Comune a carico dei proprietari del fabbricato.
Quando si costruisce un nuovo edificio, il proprietario è tenuto a presentare al Sindaco apposita domanda per ottenere l'indicazione del numero civico.
La domanda va redatta secondo apposito modello Istat e dovrà indicare la specifica degli accessi da contrassegnare.
Si riporteranno ad esempio l'area di circolazione su cui insiste l'accesso e la destinazione d'uso dei locali a cui si accede.
La domanda di attribuzione del numero civico deve essere fatta a costruzione ultimata, ma prima che il fabbricato venga occupato.
Generalmente va presentata contestualmente alla domanda per ottenere l'agibilità dell'edificio, ossia quel certificato in cui si attesta la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene e salubrità per poterci abitare o lavorare.
In occasione della presentazione della domanda, in base alla conformazione del nuovo fabbricato, potranno essere forniti al proprietario anche i criteri per la numerazione interna.
Quest'ultima, a differenza della numerazione esterna che è stabilita dal Comune, è considerata compito del proprietario, che la effettuerà accollandosi tutte le spese.
I criteri per la numerazione interna prevedono che le unità immobiliari ad uso abitazione, ufficio o negozio siano contrassegnate da numeri arabi ordinati progressivamente da sinistra verso destra per chi entra dall'ingresso principale, e dal piano più basso a quello più alto.
Se più di uno, vanno numerati anche i cortili con numeri romani ed anche le scale con lettere maiuscole dell'alfabeto.
Talvolta le targhette di numerazione civica esterna sono fornite dall'amministrazione comunale per cercare di uniformare tutti gli ingressi.
Altre volte, invece, l'amministrazione consegna al proprietario un documento contenente un disegno fac-simile su cui sono riportate le dimensioni (altezza e larghezza della targa, altezza del numero) ed altre caratteristiche, come materiale, colori ecc. secondo cui far realizzare la targa.
Ci sono poi amministrazioni comunali che stabiliscono solamente dei parametri minimi, come ad esempio le dimensioni della targa e del numero, lasciando poi libera scelta ai proprietari su materiali e colori.
In questi casi sta al proprietario trovare una soluzione di suo gradimento e che sia in armonia col resto della casa. In questo caso avrà a disposizione molteplici alternative.
Ci si può rivolgere ad esempio a un artigiano e farsi realizzare un pezzo unico e personalizzato, magari in ceramica dipinta a mano conferendo all'ingresso un aspetto rustico e accogliente, come l'esempio che qui vediamo delle ceramiche artistiche Andrea Roggi.
Oppure vi sono soluzioni che consentono effetti più sobri ed eleganti, come il ferro battuto, il marmo, la pietra lavica e di tutti quei materiali tipici reperibili vicino al luogo in cui viviamo, forgiabili o comunque lavorabili indicando all'artigiano i requisiti richiesti dal Comune.
Per edifici con forme e materiali all'avanguardia utilizzerei invece numeri civici dal design più attuale, come ad esempio quelli in acciaio inox, che spesso presentano caratteri un po' squadrati.
Da ultimo segnalo l'esistenza di applique studiate appositamente per applicarvi sopra il numero civico e vederlo illuminato bene anche quando c'è buio.
Nell'immagine vediamo un esempio di Zanino Temaluce, che utilizza luce a basso consumo ed è studiato appositamente per l'esterno, quindi con un'elevata protezione contro l'umidità.
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