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Dipinti murali eseguiti con la tecnica della tempera

La tempera è una tecnica di pittura più semplice rispetto all'affresco e alla pittura a calce, con la quale è possibile eseguire anche decorazioni parietali.
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La tempera nei dipinti murali


I dipinti murali normalmente venivano eseguiti ad affresco, a fresco-secco (cioè con la pittura a calce) oppure a tempera: un esempio particolarmente famoso di questa tecnica è l'Ultima Cena dipinta da Leonardo da Vinci nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Parete in stile rococò dipinta a tempera.

Inoltre, data la sua relativa facilità di esecuzione e soprattutto la possibilità di apportare modifiche e correzioni anche a lavoro finito, la tempera fu ampiamente utilizzata per rifinire alcuni particolari estremamente minuti degli affreschi (come le decorazioni dei tessuti, i ricami degli arazzi o le aureole), le parziali ridipinture e censure di dipinti anche famosi (come ad esempio i panneggi posticci realizzati da Daniele Ricciarelli significativamente detto Il Braghettone per celare le nudità dei personaggi della Cappella Sistina), e infine, specialmente nell'Ottocento, per la decorazione di intere pareti e false volte.

Questa tipologia di decorazioni parietali era spesso eseguita a tempera.

In questo caso, la tecnica era anzi molto adatta allo scopo, perché per la costruzione di false volte generalmente si preferiva un intonaco di gesso o malta bastarda (gesso + calce), sul quale i colori a tempera hanno un'ottima resa.


Esecuzione dei dipinti murali a tempera


La tecnica della tempera è molto antica e, a differenza dell'affresco e della pittura a calce, prevede l'uso di colori costituiti da pigmenti in polvere diluiti generalmente in acqua e fissati con sostanze organiche di varia natura e provenienza.

Tuttavia, in base alla composizione dei colori possiamo distinguere due tipi di tempera, la tempera magra e la tempera grassa, il cui diluente è costituito rispettivamente dall'acqua o da componenti oleosi come lo spirito di trementina.

Le sostanze organiche per fissare i colori sono invece di vario tipo: molto usata in passato era ad esempio la caseina, una proteina contenuta nel latte, che tuttavia presenta il grave svantaggio di annerire le pitture con l'andare del tempo.

La tempera a colla si preparava invece mescolando i pigmenti con acqua e colla: quella migliore era ritenuta la colla di coniglio, ottenuta dai cascami della pelle dell'animale fatti rinvenire in acqua fredda per diverse ore e successivamente riscaldati a bagnomaria. La tempera a colla produce colori particolarmente luminosi, ma purtroppo assai delicati, che asciugandosi lasciano spesso macchie e aloni.

Una stanza con una volta decorata probabilmente a tempera.

Per i dipinti murali si ricorreva anche alla tempera all'uovo, secondo la ricetta tramandata dal pittore quattrocentesco Cennino Cennini nel suo Libro dell'Arte: anche se era sufficiente mescolare i pigmenti con acqua e tuorlo d'uovo, la perfetta riuscita della tempera dipendeva ovviamente dalla bravura dell'operatore nel dosare e amalgamare correttamente questi componenti.

A partire dal Basso Medioevo si diffuse inoltre la tempera a cera: in un certo senso anticipatrice della pittura a olio, prevede di mescolare i colori a tempera con resine e cera. Abbastanza simile all'encausto, è molto resistente all'umidità e perciò risulta particolarmente adatta per le decorazioni parietali.

I pigmenti erano gli stessi comunemente impiegati anche nella pittura a calce o nell'affresco: per il rosso e il giallo si utilizzava il cinabro oppure l'ocra, per il verde e un azzurro a bassa intensità le cosiddette terre verdi, per il bruno la celebre terra di Siena (nelle due varietà naturale e bruciata), per il nero la polvere di carbone o il nerofumo. Per ottenere verdi e azzurri molto vivaci e brillanti si ricorreva invece rispettivamente alla malachite e ai lapislazzuli, che per il loro altissimo costo erano riservati alle pitture più pregiate, spesso a soggetto sacro.
Per il bianco si ricorreva invece alla biacca (carbonato basico di piombo), che si ricavava facendo reagire con adeguati procedimenti il piombo con l'acido acetico contenuto nello sterco di cavallo.
Esistevano inoltre alcuni colori di origine organica: ad esempio facendo reagire la pianta dell'orcella con l'ammoniaca contenuta nell'urina si ottiene un rosso molto brillante noto appunto in Toscana come rosso orcella o rocella.

Inoltre, per evitare che pittori di pochi scrupoli utilizzassero colori scadenti e perciò poco durevoli, in molti contratti tra pittore e committente si specificava quali pigmenti utilizzare, o era addirittura lo stesso committente ad acquistare e fornire i materiali necessari.

Per rendere il dipinto ultimato più resistente e perciò durevole si ricorreva invece a una vernice protettiva a base di sandracca, una resina estratta da un albero simile al cipresso originario del Nord Africa.


Come riconoscere un dipinto murale a tempera


Per applicare le corrette metodologie di pulitura, consolidamento e integrazione è assolutamente fondamentale riconoscere la tecnica di esecuzione di un qualsiasi dipinto murale, cosa che nel caso della tempera risulta abbastanza agevole.

I danni da umidità nei dipinti a tempera sono diversi da quelli visibili nell'affresco e nel fresco secco.Infatti, un dipinto a tempera è facilmente riconoscibile per varie caratteristiche, tra cui:
- l'assenza del disegno preparatorio inciso;
- una superficie più liscia e priva al tatto della tipica scabrosità dell'intonaco (che invece risulta quasi sempre presente in un affresco);
- l'eventuale presenza, se osservato sotto la luce radente, di una patina lucida, dovuta all'uso di una vernice protettiva per preservare il colore (o meglio le sue componenti organiche) dai danni provocati dagli insetti;
- la mancanza di pennellate evidenti;
- danni da umidità consistenti in macchie scure, grossi aloni e piccole lacune di forma irregolare nella pellicola pittorica superficiale, molto diverse dal dilavamento visibile negli affreschi o nelle pitture a calce.

Inoltre, talvolta è possibile cancellare o comunque danneggiare gravemente un dipinto a tempera non adeguatamente fissato semplicemente passandoci sopra una spugna bagnata: nel caso si tenti l'esperimento per riconoscere la tecnica di esecuzione, è consigliabile agire su una zona nascosta, di poco pregio (ad esempio uno sfondo) e possibilmente già danneggiata dall'acqua.


Come si esegue un dipinto murale a tempera


Chi invece desiderasse cimentarsi nell'impresa di eseguire un dipinto murale a tempera, può seguire queste indicazioni, tenendo presente che per un buon risultato occorre padroneggiare la tecnica.

Decorazioni murali, probabilmente eseguite a tempera, con gravi danni da umidità.

Per prima cosa, è consigliabile comprare i colori già pronti per l'uso presso un negozio di ferramenta o fai-da-te: i pigmenti tradizionali sono infatti molto difficili da reperire, e la preparazione dei colori secondo le ricette tramandate dai trattatisti presenta molte difficoltà pratiche per i non addetti ai lavori (in pratica solo i restauratori e i decoratori professionisti).

A questo punto occorre diluire i colori secondo le indicazioni dei fabbricanti: anche se di origine sintetica, i colori acrilici presentano infatti il vantaggio di avere un aspetto simile alle tempere e di essere di uso molto agevole.

Il supporto per il dipinto deve essere perfettamente asciutto e pulito con un'energica spazzolata o una spugna wishab (una spugna sintetica molto utilizzata nella pulizia di pareti e dipinti murali).

A questo punto è possibile riportare il disegno prescelto, già tracciato in scala 1:1 su un grande foglio di carta significativamente chiamato cartone con la tecnica dello spolvero, consistente nel ripassare i contorni del disegno (in precedenza fittamente forati con un ago o un punteruolo) con un tampone intriso di pigmento o polvere di carbone. É inoltre opportuno evidenziare ulteriormente i tratti del disegno ripassandoli a pennello o carboncino.

Si può quindi passare all'esecuzione del dipinto vera e propria.

riproduzione riservata
Dipinti murali a tempera
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