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Nella tradizione costruttiva italiana quasi tutti gli edifici venivano intonacati e poi tinteggiati, molto spesso con apparati decorativi più o meno complessi in base alle caratteristiche della costruzione, alle tradizioni locali e ovviamente all'agiatezza del proprietario.
Gli edifici di pregio come chiese, conventi o palazzi gentilizi ostentavano dunque ricche decorazioni affrescate spesso commissionate ad artisti famosi, mentre le case del popolo minuto si caratterizzavano per le loro modeste facciate in tinta unita o con semplici riquadrature di porte e finestre di un colore contrastante.
L'intonaco e la tinteggiatura erano però considerate soprattutto superfici di sacrificio, cioè destinate a proteggere la muratura dagli agenti atmosferici e ad essere rinnovate o sostituite quando non più efficienti o semplicemente passate di moda.
La manutenzione delle facciate era quindi costante e gli edifici venivano tinteggiati spesso.
La tinteggiatura degli edifici è molto importante ancor oggi sia dal punto di vista estetico, sia come strato protettivo. Una palazzina dalla tinteggiatura scrostata o fatiscente trasmette infatti un senso di grande squallore e degrado e può perfino diminuire sensibilmente il valore di mercato degli appartamenti.
Le pareti perimetrali e soprattutto le strutture di cemento armato come travi o pilastri, specialmente se aggettanti richiedono invece la stesura di una vernice protettiva per evitare la corrosione dell'armatura metallica e la cadura di calcinacci, con rischio di gravi danni a cose o persone.
Per curare la manutenzione del vostro palazzo è quindi fondamentale conoscere i vari materiali a disposizione e rinnovare periodicamente l'intonaco o la tinteggiatura.
Alttualmente sul mercato sono disponibili varie tipologie di colori murali da esterni, diversi per materiali, nuance, caratteristiche tecniche e texture superficiali.
Le più diffuse sono:
Le pitture a calce, identiche per ingredienti e preparazione ai colori per affresco, sono utilizzate da svariati millenni e perciò costituiscono una tecnologia ben collaudata da secoli di sperimentazioni e migliorie.
Sono formate da latte di calce, un grassello di calce aerea diluito fino ad assumere la consistenza di un liquido vischioso, pigmenti inorganici a base di terre colorate, ossidi e varie sostanze. Spesso nelle tinteggiature moderne si aggiungono anche piccole quantità di resine o altri additivi per favorire l'adesione al supporto o la lavorabilità del composto.
Calcelatte Easy di La Banca della Calce è la riedizione moderna delle tinteggiature tradizionali. Il kit, sufficiente per una superficie di 50 metri quadrati, comprende11 kg di ottimo grassello stagionato per ben 48 mesi, 1 kg di fissativo all'acqua e le istruzioni per preparare la tinteggiatura bianca, a cui va aggiunto l'evetuale pigmento, venduto a parte.
Calcelatte Pro è invece venduta già pronta per l'uso.
La pittura a calce è un ottimo materiale, assolutamente naturale, ecosostenibile e traspirante; inoltre, quando si degrada a causa del graduale dilavamento della pellicola pittorica superficiale assume un aspetto antico e pittoresco non sgradevole alla vista.
Tuttavia, la stesura a regola d'arte, tale cioè da non lasciar intravvedere le pennelate ad asciugatura completa è piuttosto laboriosa e richiede manodopera esperta.
Generalmente si usa la tecnica della velatura, che prevede la stesura di almeno tre mani di pittura: un primo strato preparatorio costituito da una semplice scialbatura di latte di calce e almeno due mani di pittura colorata, procedendo dai colori chiari ai più scuri.
Una tinteggiatura si può invece definire ai silicati quando la percentuale di sostanze organiche in essa contenute è inferiore al 5%. Il legante è ovviamente costituito da silicato di potassio, che si comporta in modo simile alla calce: il silicato penetra infatti in profondità nel supporto e genera una forte reazione chimica di tipo alcalino grazie alla quale si sviluppa un'ottima amalgama tra pittura e supporto.
I vantaggi sono numerosi:
Silisettef Paint HP di Settef possiede tutte queste caratteristiche.
Le pitture silossaniche sono infine a base di resine inorganiche, ricavate dalla silice (SiO2) con un processo di polimerizzazione, cioè una reazione chimica che comporta la formazione di molecole complesse formate da una serie di parti uguali ripetute in sequenza.
La formula comprende anche i pigmenti, necessari ad attribuire alla pittura il colore desiderato, e le resine siliconiche o altri prodotti di origine organica per migliorarne la lavorabilità e le prestazioni tecniche.
Sul mercato ne esistono varie formulazioni, comprendenti pitture silossaniche pure, acril-silossaniche o addizionate con varie cariche minerali.
L'azienda Settef ne propone tre tipologie: Ancorall Lotus con effetto autopulente per mantenere inalterate a lungo le proprie caratteristiche, Ancoral Dew e Ancorall Paint, idrorepellente e con buona permeabilità al vapore acqueo.
Le pitture silossaniche si riconoscono facilmente per la loro superficie morbida al tatto, i colori spesso molto accesi, difficilmente ottenibili con le pitture a calce tradizionali e infine per il loro degrado caratteristico. La tinteggiatura ammalorata tende infatti dapprima a staccarsi dal supporto formando antiestestiche bolle e successivamente a cadere in piccole scaglie: il risultato è una lacuna dai margini irregolari, simili a fogli di carta strappati.
I vantaggi principali di questi prodotti consistono soprattutto nella facilità e velocità di applicazione anche per superfici estese, che rendono quindi superfluo l'uso di manodopera specializzata, buona resistenza all'usura e agli agenti atmosferici (in particolare ai raggi ultravioletti).
Tuttavia, queste pitture risultano permeabili al vapore acqueo solo a determinate condizioni e perciò il loro uso risulta sconsigliato in presenza di pluviali incassati o in zone particolarmente esposte all'umidità come l'attacco a terra degli edifici.
In questi casi tendono infatti a formarsi efflorescenze e subefflorecenze saline che possono causare il distacco e la caduta della tinteggiatura.
Ma come scegliere il colore delle pareti e soprattutto la tinteggiatura più adatta?
Il metodo migliore consiste ovviamente nel valutare le caratteristiche dell'edificio e il suo contesto ambientale.
Si dovrebbe ad esempio tinteggiare un edificio tradizionale con intonaco a calce e murature in pietra o mattoni unicamente con una pittura a calce, soprattutto se inserito nella quinta urbana di una strada del centro storico. Soprattutto per due motivi: estetici e di compatibilità con i materiali tradizionali.
I mattoni, le pietre e la malta di calce di cui sono formate le murature tradizionali sono infatti porose e perciò permeabili al vapore acqueo.
Qualsiasi muratura storica contiene anzi una certa percentuale di acqua, che nelle giornate soleggiate tende a evaporare; se però la pittura non è traspirante si formano efflorescenze e subefflorescenze saline, che favoriscono sia il distacco della tinteggiatura dal substrato, sia la disgregazione dei giunti di malta e perfino la caduta di scaglie di pietra o mattoni.
Inoltre, il degrado di una pittura a calce avviene generalmente per dilavamento della pellicola pittorica superficiale, che crea un effetto sfumato abbastanza gradevole alla vista.
Una pitturazione moderna artificiale forma invece lacune particolarmente nette ed evidenti che comportano un aspetto a macchia di leopardo decisamente antiestetico.
La pittura a calce possiede inoltre una grana e una vibrazione alla luce molto particolare, che ha caratterizzato per secoli l'architettura tradizionale delle nostre città; mentre i colori, sebbene talvolta molto vivaci, non hanno la stesse sfumature squillanti e artificiali dei colori da parete artificiali.
Si può invece imbiancare una palazzina di costruzione moderna ubicata in centro storico con una tinteggiatura ai silicati perché, pur essendo più semplice da applicare, manifesta un degrado per dilavamento molto simile a quello della pittura a calce.
Negli edifici contemporanei in periferia o nelle zone rurali, risultano infine più indicate le pitture ai silossani.
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