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L'installazione dei pannelli fotovoltaici ha avuto un grande boom in Italia nell'ultimo decennio, quando, grazie alla diffusione di una più spiccata educazione ambientale e alla presenza di incentivi statali, i tetti delle nostre case, le coperture di pensiline, porzioni di terreni agricoli, sono stati ricoperti di moduli in grado di produrre energia.
Il funzionamento degli stessi è noto: grazie alla presenza di celle fotovoltaiche, spesso in silicio, l'energia solare viene assorbita e trasformata in energia elettrica sfruttabile per le attività quotidiane; in questo modo si sfrutta l'energia inesauribile del sole, ottenendo un risparmio in bolletta.
Una variante è data dal collettore solare che, attraverso lo stesso principio, è in grado di scaldare l'acqua per usi domestici.
Si tratta quindi di dispositivi il cui funzionamento è oggetto continuo di studi volti alla massimizzazione della produzione di energia, all'accumulo della stessa ed una maggiore durata di vita dei moduli.
Dai primi pannelli prodotti ad oggi molte sono state le innovazioni introdotte, sia in termini di materie prime impiegate, che di assemblaggio che di funzionamento.
Vediamo, quindi, nello specifico di cosa si compone un pannello fotovoltaico.
Il classico sandwich di pannello fotovoltaico è così composto: all'interno di due vetri e di due pellicole troviamo il cuore, la vera e propria cella composta da moduli cristallini in silicio. È proprio la cella a donare il caratteristico colore blu-nero al pannello, a comportarsi come un vero e proprio generatore trasformando l'energia solare in energia elettrica, attraverso l'effetto fotovoltaico. A chiudere il tutto troviamo dall'esterno, il vetro temprato che funge da isolante e da protezione, nonché due film di materiale termoplastico.
Dopo un processo di pressofusione, i film si trasformano in collanti e il sandwich viene chiuso all'interno di una cornice che ne assicura la stabilità e l'ancoraggio alla struttura di sostegno che garantirà l'aggancio alla copertura. Una volta connesse le terminazioni delle celle ad una piccola cabina, non resta che orientare il pannello in direzione del sole: sul nostro territorio l'orientamento ottimale è quello a sud-ovest/sud-est con una inclinazione di 30°. In questa fase è necessario porre molta attenzione ad eventuali coni d'ombra che si possono creare a causa della presenza, nelle zone limitrofe all'area dell'installazione, di altri edifici, alberi o strutture che possano ridurre la produzione di energia.
Una volta analizzata la composizione di un pannello solare è opportuno dire che il ciclo di vita dello stesso si aggira intorno ai 20-25 anni, trascorsi i quali lo stesso deve essere disinstallato e destinato a smaltimento e/o riciclo di alcuni dei suoi componenti.
Vediamo quindi cosa è opportuno fare quando i pannelli che abbiamo installato sono giunti a fine del loro ciclo di vita.
Come abbiamo prima evidenziato, un pannello fotovoltaico è composto da vari elementi tra cui vetro, silicio, alluminio e rame; una volta quindi rimossa la cornice che lega i vari elementi possiamo assistere a due processi: o alla triturazione e alla successiva separazione dei vari materiali, o alla separazione diretta attraverso bagni chimici.
Non ci sono quindi grandi problemi per lo smaltimento del silicio che viene trattato come nel caso di alcune componenti di computer. Particolari processi e quindi costi per quanto riguarda lo smaltimento di altre sostanze saranno nel corso degli anni via via eliminati grazie al divieto di utilizzo di quelle dannose per l'uomo e l'ambiente, come ad esempio il telluluro di cadmio che veniva utilizzato in precedenza nelle celle fotovoltaiche.
L'ultima normativa in materia di smaltimento di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti RAEE, è il D. Lgs n. 49 del 14 marzo 2014 in attuazione della Direttiva 2012/19/UE: esso stabilisce che sono considerati RAEE i pannelli fotovoltaici installati in impianti di potenza nominale inferiore a 10 KW...; tutti i rifiuti derivanti da pannelli fotovoltaici installati in impianti di potenza nominale superiore o uguale a 10 KW sono considerati RAEE professionali.
Secondo la normativa le responsabilità sulla gestione del rifiuto attengono le aziende produttrici di pannelli fotovoltaici che sono obbligate al trattamento a scopo di riciclaggio dei loro prodotti a fine vita.
Per i pannelli installati dopo il 30 giugno 2012, inoltre, il IV e V Conto Energia obbligano il responsabile dell'impianto a trasmettere un certificato che attesti l'adesione della stessa ad un Consorzio in grado di occuparsi del recupero dell'impianto a fine vita; in Italia non ne sono tantissimi ma è possibile trovare la lista sul sito del GSE: tra questi Cobat a Roma, EcoLight a Milano, etc.
In questo modo non solo si presta attenzione alla produzione di energia verde ma anche al corretto smaltimento e/o riciclo del pannello una volta esaurito il suo ciclo: tra qualche anno, infatti, quando i primi pannelli fotovoltaici installati saranno giunti a fine vita o saranno desueti rispetto alle nuove tecnologie, i cittadini sapranno a chi rivolgersi per un corretto smaltimento degli stessi.
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