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Avere un giardino fiorito e ben curato o un'orto rigoglioso rende un'abitazione più bella e confortevole ma richiede molta acqua per l'irrigazione soprattutto durante i mesi estivi.
Questo a sua volta si traduce in costi molto alti, sia economici per gli elevati consumi d'acqua, sia ambientali, perché durante i mesi caldi l'acqua è una risorsa assai preziosa.
Inoltre, nei periodi molto siccitosi i comuni tendono a emanare ordinanze che vietano esplicitamente l'irrigazione dei giardini privati.
Si possono aggirare questi ostacoli con il recupero acqua piovana, attuabile semplicemente collegando le grondaie a una cisterna interrata a cui fa capo un impianto di irrigazione.
Il funzionamento di questi sistemi è generalmente molto semplice: l'acqua piovana che cade sulla copertura o altre superfici scoperte come piazzali e cortili viene raccolta da un sistema di grondaie, tombini e tagliole e convogliata in un'apposita tubazione che, previo passaggio attraverso un sistema di filtraggio per l'eliminazione di foglie e altri detriti, confluisce in un serbatoio di raccolta acqua. All'interno di questo è collocata una pompa elettrica o un altro sistema di sollevamento che mantiene costante la pressione dell'impianto e si attiva in caso di prelievo d'acqua.
L'elemento fondamentale dell'insieme sono ovviamente i serbatoi o le vasche di raccolta acqua piovana. Ne esistono di varie forme e dimensioni, mentre i materiali più diffusi sono due: la plastica e il cemento armato.
Le cisterne di plastica presentano numerosi vantaggi, come il costo concorrenziale rispetto ad altri materiali, la facilità di pulizia, la velocità di installazione e la versatilità, perché le aziende specializzate ne hanno ideato una vasta gamma.
Rototec ne propone ad esempio due tipologie: monoblocco, cioè con capacità predeterminata, e modulari, formate da elementi standardizzati e configurabili a piacere in base alle necessità.
Il materiale è il polietilene lineare ad alta densità (LLDPE), mentre le forme disponibili sono sostanzialmente cinque:
Per le ultime due tipologie sia la capacità sia la forma complessiva dipendono strettamente dal fabbisogno idrico e dallo spazio a disposizione: l'accostamento di vari moduli e l'uso di pezzi speciali come diramazioni, gomiti e curve ad angolo retto consentono infatti di ottenere configurazioni complesse come serpentine, zig zag, canotti rinforzati, e tracciati a T, U, Z o S.
Il collegamento tra i moduli viene eseguito in cantiere mediante un doppio sistema di bullonatura ed elettrosaldatura in polietilene.
Il dimensionamento dipende invece strettamente dal volume di stoccaggio necessario calcolato sulla base di vari fattori: la destinazione d'uso del deposito acqua (ad esempio irrigazione, lavaggio di piazzali e automobili, sciacquoni dei wc), la superficie totale di raccolta delle acque meteoriche e ovviamente le precipitazioni medie della zona di riferimento.
Questi serbatoi per acqua in plastica sono da interro e perciò non risultano adatti per un utilizzo in superficie.
Tale operazione avviene in cinque fasi:
In questo modo si ottiene un serbatoio interrato pedonabile.
Per assicurare una carrabilità leggera atta al passaggio delle semplici automobili occorre invece realizzare una soletta autoportante di cemento armato dimensionata in base alla portata del serbatoio e con perimetro maggiore per non far gravare la struttura sulla cisterna.
Una seconda soletta andrà inoltre realizzata sul fondo dello scavo per garantire un buon appoggio al serbatoio.
Una cisterna per irrigazione va inoltre completata con specifici accessori come un sistema di pompaggio e il pozzetto filtro foglie. Quest'ultimo è un pozzetto monoblocco di polietilene con tronchetto di entrata e uscita in PVC, tappo di ispezione e cestello filtrante interno con maniglia di estrazione per la pulizia: si colloca a monte del serbatoio acqua interrato e mantiene l'acqua al suo interno priva di detriti, riducendo la frequenza delle operazioni di pulizia e manutenzione.
METEOBOX® di CARRA DEPURAZIONI ha gli stessi componenti base degli impianti sopra descritti, ma le vasche di raccolta acqua piovana sono di cemento armato monolitico con un volume di stoccaggio compreso tra 6 e 40 m3.
Le dimensioni variano invece tra 220 e 250 cm in larghezza, 220 e 850 cm in larghezza e 190 e 260 cm in altezza.
Sono inoltre carrabili e fornite di due passi d'uomo di ispezione con coperchi di lamiera zincata.
Questo impianto è però adatto unicamente ai sistemi di irrigazione domestica, perché questi contenitori acqua piovana non sono dotati di separatore della prima pioggia.
Per convenzione e normative, la prima pioggia corrisponde ai primi 15 min di un certo evento meteorico (5 mm) che si verifica sulla superficie pavimentata di un cortile, un parcheggio o un piazzale e che dev'essere trattata a parte perché potenzialmente sporca di olio o altre sostanze inquinanti: come volume da trattare si considera un'altezza d'acqua pari a 5 mm.
L'impianto METEOTANK MP.SD® risponde pienamente a questa esigenza e perciò costituisce la soluzione ottimale per il riutilizzo dell'acqua piovana nei parcheggi condominiali o di edifici commerciali, oppure in officine e autolavaggi ad esempio come riserva per lo spegnimento degli incendi o per il lavaggio delle auto.
Il sistema è formato da una o più cisterne per acqua monoblocco di cemento armato a perfetta tenuta idraulica, prefabbricate, divise in due vani comunicanti, in cui avviene il trattamento suddiviso in varie fasi:
L'acqua di prima pioggia viene accumulata nella vasca e successivamente separata mediante la chiusura di una valvola meccanica posta sulla tubazione di ingresso alla cisterna: in questa fase gli inquinanti di peso specifico diverso dall'acqua si separano per gravità.
Il volume accumulato viene quindi trasferito con un'elettropompa nel vano di disoleazione, in cui le eventuali tracce di sostanze oleose sono separate con un filtro a coalescenza, un fenomeno fisico con in quale le goccioline di un liquido si uniscono a formare entità più grandi.
Sulla tubazione in uscita è posto un dispositivo di chiusura automatica a galleggiante che viene attivato da un eccessivo livello di liquido leggero in superficie, corrispondente appunto alle sostanze oleose, chiudendo lo scarico e impedendone la fuoriuscita.
Le acque trattate sono infine scaricate.
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