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Nella corrente pratica progettuale e costruttiva relativa all' edilizia , abitativa e non, può capitare che si confondano le soluzioni tecniche per determinati problemi con l'aspetto formale delle stesse, spesso creando delle situazioni di criticità realizzativa e manutentiva che, normalmente, non avrebbero ragione di esistere.Guardandosi in giro, dando uno sguardo ai fabbricati che compongono la gran parte del tessuto urbano delle nostre città, è usuale imbattersi in uno scorretto uso (o se vogliamo, in un impropria realizzazione) di una soluzione tecnica abbastanza diffusa e necessaria: parliamo del gocciolatoio.
Si tratta di una soluzione tecnica e realizzativa posta in opera con lo scopo di impedire che l'acqua che scorre lungo i frontalini verticali delle partizioni orizzontali esterne di un fabbricato (parliamo dei balconi, solette a sbalzo, tettoie di copertura , elementi marcapiano e simili) risalgano lungo la superficie inferiore delle stesse fino ad andarsi a fermare nel punto di intersezione inferiore tra parete verticale e elemento orizzontale, causando, alla lunga, infiltrazioni e danni da umidità non smaltita.
Nell'edilizia corrente, l'aspetto formale più diffuso dei gocciolatoi è rintracciabile in una piccola scanalatura nella faccia inferiore dei balconi, in pratica un solco che percorre le solette a sbalzo per tutti i lati liberi del proprio perimetro, con l'ovvia eccezione del lato incastrato nelle partizioni verticali. In altri casi, non molto differenti dal quello appena descritto, lo stesso risultato si ottiene realizzando i frontalini delle solette con un dente nella parte inferiore, cioè con una porzione del lato esterno della carpenteria di bordo che fuoriesce dal profilo orizzontale della soletta ed è, quindi, più in basso.
Dal punto di vista realizzativo, non richiede particolari lavorazioni né maestranze specializzate, ma l'errore tipico, soprattutto progettuale, che vogliamo qui segnalare riguarda l'inutilità di alcuni elementi orizzontali, pensati da qualche progettista poco accorto, per ospitarvi il gocciolatoio, in pratica un capovolgimento dei termini in questione.
Diverse realizzazioni di edilizia corrente, guardandole con un minimo di attenzione, riportano a volte un elemento di coronamento, nei casi più semplici una solettina a sbalzo, di dimensioni talmente contenute (ad esempio 40-50 centimetri rispetto ad un edificio alto 10-15 metri) che si fa fatica a capirne l'utilità, di certo non funzionano né come protezione dalla luce solare né, tanto meno dall'acqua piovana; è evidente che tali elementi, appunto non funzionali all'edificio né alle attività in esso ospitate, necessiteranno di essere protetti, nel punto di intersezione con la parete verticale, dalla risalita capillare, e quindi, dovranno essere dotati di gocciolatoio.
Peccato che il gocciolatoio serva ma la soletta decisamente no!
In qualche caso, avendo personalmente interrogato i progettisti, la risposta degli stessi è stata che, in chiusura di una lunga parete verticale, bisogna prevedere un gocciolatoio e, di conseguenza, una soletta che lo ospiti!?!? Inutile dire che tale modo di vedere il problema rivela una scarsa attenzione (o conoscenza) agli aspetti sostanziali delle tecniche costruttive in favore di quelli formali, perché, altrimenti, volendo prediligere la funzionalità e la durata di un organismo edilizio, nei casi in cui si opti per una copertura a lastrico solare, la migliore e più semplice soluzione per lo smaltimento dell'acqua sulle pareti verticali (avendo preventivamente optato per intonaci deumidificanti e traspiranti o alto materiale di rivestimento) è la stessa parete verticale, pulita e senza escrescenze.
È vero che in Architettura esistono gli aspetti non esclusivamente formali in un progetto – e mai come negli ultimi 15-20 anni la fantasia dei progettisti ha toccato punte stilistiche avveniristiche nelle forme e nei materiali – ma, a coloro che intendono rivendicare l'importanza di un cornicione come elemento di chiusura visiva di un edificio, si può consigliare di riprendere in mano un bel libro di Storia dell'Architettura ed andare a controllare, ad esempio, cosa sia l'elemento di coronamento di Palazzo Strozzi a Firenze: si scoprirà come, in un edificio in muratura portante – nel quale, notoriamente, non era facile all'epoca realizzare sbalzi consistenti per i limiti tecnologici delle conoscenze e delle tecniche costruttive di allora – sia stato realizzato un cornicione di chiusura bello e potente, per dimensioni, forza espressiva e anche piuttosto coraggioso nello sbalzo...certamente ben più di una solettina in CLS che fuoriesce di 40-50 cm!
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