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Un edificio è costituito da più parti, ognuna delle quali ha un compito ben preciso per poter mantenere l'intero costruito in perfetta efficienza.
Ciascuna parte è a sua volta esposta a diversi tipi di usura, in ragione della funzione che svolge. Pertanto, le fondazioni oltre a essere sollecitate dai carichi, risentono delle variazioni dello stato di consistenza del piano di posa, oltre a tutte le sollecitazioni derivanti da scuotimenti, infiltrazioni di liquidi, demolizioni etc.
Le parti strutturali fuori terra, a cui è demandato il compito di sostenere l'edificio costituito da tutti i suoi elementi, sono esposte a numerose cause di dissesto, capaci di alterarne lo stato di equilibrio, fino a provocarne il collasso.
Tra le cause più ricorrenti di danni alle strutture, si possono citare quelle derivanti da un errato dimensionamento delle singole parti, l'impiego di materiali scadenti, sollecitazioni e carichi superiori a quelli progettati, alterazioni degli strati di protezione delle armature, modifiche dello schema statico in seguito a trasformazioni degli ambienti interni, ecc.
Le parti esterne di un edificio, oltre a risentire direttamente e indirettamente delle conseguenze di tutte le sollecitazioni sopra citate, sono esposte anche ad altri fenomeni di degrado, conseguenti l'aggressione di sostanze chimiche, smog, piogge, escursioni termiche, scarsa manutenzione, ecc.
Per il fatto di essere più facilmente osservabile, tale parte dell'edificio, mette in evidenza con più immediatezza i segni di degrado in raffronto a quelli di una parte strutturale nascosta da rivestimenti, ecc.
I segnali di degrado di una facciata, si presentano in maniera differente, in relazione al tipo di struttura con cui è stata realizzata: la facciata di un edificio in muratura denota più facilmente i segni di assorbimento di acqua, a causa dei fenomeni di risalita.
La facciata di un edificio costituito da struttura portante in calcestruzzo armato e completata con tamponamenti in laterizio, mette in evidenza distacchi dei tompagni, fessurazioni, ammaloramento delle parti in calcestruzzo, con distacco del copriferro da frontalini dei balconi, cornicioni, ecc.
In tutte e due le tipologie di facciate sono comunque presenti fenomeni di degrado comuni, rappresentati da intonaci danneggiati, deterioramento di pitture e fregi, infiltrazioni, rigonfiamenti d'intonaco, ecc.
Nell'ambito delle problematiche esposte, si palesano di solito due diversi atteggiamenti da parte dell'utenza interessata, nell'individuare il tipo di intervento più adatto, a seconda se trattasi di edificio unifamiliare o condominiale.
Infatti, mentre nel caso di un singolo proprietario è più facile definire tutte la fasi d'intervento, dalla progettazione alla realizzazione, grazie al fatto che a decidere è una sola persona, negli edifici condominiali le lungaggini decisionali spesso pretestuose, non consentono la realizzazione di tali interventi in maniera fluida.
Pertanto, tali edifici, restano trascurati per anni in conseguenza del mancato accordo tra le parti, non solo circa le modalità d'intervento, ma anche relativamente all'attribuzione delle quote di spesa, in rapporto alla singola proprietà.
In tutti e due i casi, il costo d'intervento assume sempre un importanza rilevante, per cui, specialmente per gli edifici condominiali, la mancanza di fondi sufficienti limita la possibilità di poter intervenire con un buon progetto di manutenzione straordinaria.
Pertanto, ci si limita alla classica rete di protezione per la caduta di calcinacci, la quale purtroppo è destinata in molti casi a diventare parte della facciata.
Tale condizione contrasta con le norme della buona manutenzione degli edifici, per i quali il rifacimento della facciata generalmente va previsto entro i 15 anni dalla sua realizzazione, per evitare che fenomeni di degrado possano comprometterne in maniera più grave la sua immagine, oltre alla sicurezza dell'intero stabile.
Con le recenti disposizioni di legge, in particolare, ai sensi dell' Art. 121 decreto-legge Rilancio, per la prima volta in Italia è possibile usufruire di un concreto contributo da parte dello Stato circa le spese per la realizzazione delle opere di manutenzione della facciata di un edificio, grazie ad una detrazione del 90% delle spese documentate, sostenute nel 2020 ed effettuate tramite bonifico bancario o postale.
In particolare, con riferimento al solo intervento sulla facciata di un edificio, più noto come bonusfacciate, si stabilisce che coloro i quali sostengono spese per interventi di recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti, inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna, possono optare, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione, per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo.
Ciò è possibile fino a un importo massimo pari al corrispettivo, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest'ultimo recuperato sotto forma di credito d'imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, inclusi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari.
Il provvedimento, non riguarda tutti gli edifici, ma esclusivamente quelli ubicati nelle zone A, B o assimilabili, come risultante dalle certificazioni urbanistiche rilasciate dagli organi competenti.
Oltre al Bonus facciate con detrazione del 90%, è possibile utilizzare il Superbonus 110% mediante il quale è possibile intervenire anche sulle facciate attraverso interventi di efficientamento energetico.
Rimando ad altri articoli sul nostro portale per gli approfondimenti specifici circa l'applicazione dei due tipi di agevolazioni fiscali descritte, in quanto il presente articolo vuole mettere in risalto più che altro le tecniche di intervento innovative, per rendere al meglio le condizioni delle facciate di un edificio, nel rispetto dei regolamenti comunali.
Un primo aspetto che si pone quando ci si accinge a procedere con la manutenzione della facciata di un edificio, è la scelta del colore. Gli edifici hanno sempre subito nel tempo gli effetti dei mutamenti economici e sociali riuscendo, sino ad alcuni decenni or sono, a mantenere inalterata la gradevolezza del loro insieme.
Purtroppo, l'abitudine a seguire tendenze del momento, senza tener conto del contesto storico e geografico del luogo, ha prodotto paesaggi urbani a dir poco assurdi.
Per tal motivo, prima di procedere con la scelta del colore, è necessario attenersi al piano del colore relativo allo strumento urbanistico vigente nel comune in cui ricade l'intervento.
La casualità nell'uso del colore ha provocato e provoca gravi fenomeni di degrado della qualità ambientale; ai colori originari si sono aggiunti nel tempo una qualità di colori eterogenei di composizione chimica, con tipi di finiture pressoché infinite.
Pertanto, per ogni tipo di facciata occorre scegliere il colore e il tipo di pittura più adatto al supporto su cui verrà applicata. Come orientamento generale si consigliano pitture a base di calce idraulica, particolarmente adatta per la rifinitura di edifici storici e di interesse architettonico, mentre per gli edifici moderni con strutture in calcestruzzo armato, risultano più indicate le pitture elastiche a base di resine elastomeriche con funzione anticarbonatante.
Queste ultime trovano impiego nella decorazione di superfici multicolore o soggette a cavillature e lievi deformazioni, garantendo un'ottima resistenza alle varie condizioni climatiche e la stabilità dei pigmenti nel tempo.
Particolare attenzione va posta poi quando occorre rivestire la facciata con un cappotto termico al fine di contenere i consumi energetici dell'edificio. Tale intervento viene spesso accantonato a causa degli spessori da aggiungere all'esterno del perimetro esistente, i quali comportano non poche problematiche circa i lavori conseguenziali.
Ridurre gli spessori senza ridurre l'efficienza termica dell'isolamento oggi è possibile impiegando nuovi materiali isolanti, capaci di assicurare ottime performance dal punto di vista dell'isolamento unitamente a spessori ridotti.
L'utima novità in tal senso è rappresentata da Vacunanex materiale che grazie alla sua capacità isolante, non teme alcun confronto: grandi performance termiche anche in applicazioni con temperature comprese tra -70°C a 80°C.
L'innovativo materiale sfrutta la tecnologia Nanex a base di silice microporosa nanotecnologica, caratterizzata dalla presenza di particelle sferiche microporose, che hanno dei punti di contatto nanometrici e pertanto riducono al minimo i punti di contatto, riducendo così la conduttività termica per contatto di corpi solidi.
La presenza di micropori minimizza la trasmissione termica per convezione anche grazie alla realizzazione sottovuoto del prodotto. Ciò consente di ottenere un'efficienza molto più alta rispetto ai materiali isolanti tradizionali.
A titolo di esempio, basti considerare che a parità di capacità isolante il prodotto consente la riduzione dello spessore isolante fino a 6 volte.
Grazie alle caratteristiche sopra descritte, è possibile ottenere una trasmittanza termica U di 0,22 W/m2K, senza superare 20 millimetri di spessore.
Tale possibilità riduce di molto le difficoltà d'intervento, consentendo pertanto di non alterare in maniera sensibile quelle facciate più complesse, in cui sono presenti fregi e decorazioni di rilievo.
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