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È purtroppo argomento quanto mai attuale: l'alluvione in Sardegna dei giorni scorsi riporta alla luce una delle problematiche a livello ambientale che caratterizza la penisola italiana.
Moltissime aree del nostro territorio sono, infatti, esposte a rischio idrogeologico: secondo recenti studi condotti da Legambiente e dalla Forestale, oltre 6600 comuni italiani sorgono su aree a rischio, oltre l'82% del totale; tra questi la maggior parte sono siti in Calabria, Molise, Basilicata, Umbria e Abruzzo.
Sebbene per sua conformazione e natura, l'Italia sia da sempre caratterizzata da manifestazioni violente della natura, come terremoti, alluvioni, frane e smottamenti, negli ultimi anni le concentrazioni di tali fenomeni sono raddoppiate, a causa di improvvisi e potenti eventi meteorologici che impattano su di un territorio a volte già devastato.
Molte delle aree nelle quali si verificano eventi calamitosi sono, infatti, spesso caratterizzate da mancata manutenzione, da uno scarso equilibrio tra natura e costruito, da interazioni forzate che portano la natura a manifestare fenomeni violenti con danni irreparabili.
Ma vediamo cos'è e in che cosa consiste il rischio idrogeologico.
Secondo la definizione riportata dalla Protezione Civile, l'idrogeologia è la disciplina delle scienze geologiche che studia le acque sotterranee, anche in rapporto alle acque superficiali. Nell'accezione comune, il termine dissesto idrogeologico viene invece usato per definire i fenomeni e i danni reali o potenziali causati dalle acque in generale, siano esse superficiali, in forma liquida o solida, o sotterranee.
Nel sistema di allertamento il rischio è differenziato e definito come: rischio idrogeologico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli pluviometrici critici lungo i versanti, dei livelli idrometrici dei corsi d'acqua della rete idrografica minore e di smaltimento delle acque piovane; rischio idraulico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli idrometrici critici - possibili eventi alluvionali - lungo i corsi d'acqua principali.
Come sopra riportato, quasi tutto il nostro territorio è esposto a rischi: le ragioni da ricercare sono di ordine naturale, relative alla conformazione geologica e geomorfologica, all'orografia del terreno e alla distribuzione e funzionamento dei bacini di raccolta delle acque.
Ma esistono anche delle cause artificiali che, negli anni, hanno portato all'incremento, in frequenza ed intensità, della potenza dei fenomeni: la cementificazione e lo sfruttamento del territorio, il disboscamento, la mancata manutenzione del territorio contribuiscono a rendere devastanti fenomeni naturali già, per natura, intensi.
Anche agricoltura e allevamenti sono chiamati in causa: sfruttare in maniera intensiva i campi con colture e tecniche errate, o arare pendii e declivi per destinarli al pascolo, modifica in maniera irreparabile le caratteristiche intrinseche di quel territorio, rendendolo innaturale.
Di queste teorie ne è chiara manifestazione la Sardegna, che, unitamente ai problemi sopra esposti, è da molti anni territorio preda di immobiliaristi senza scrupoli e succube di una politica di sfruttamento del territorio poca attenta alla delicata conformazione delle coste.
L'abusivismo edilizio è una delle piaghe del territorio italiano; indipendentemente dalle calamità naturali, le costruzioni che sorgono senza alcun permesso edilizio lungo le coste, nei parchi naturali protetti o in quelli archeologici, depauperano l'Italia di quella che è una delle sue ricchezze principali: la singolarità e la bellezza del suo paesaggio.
Invece ville con piscine su declivi, case lungo gli argini dei fiumi sorgono senza alcun permesso e senza cura degli effetti che tale costruzione potrebbe avere sul territorio, mettendo così in pericolo la propria vita e quella degli altri cittadini.
Ed ecco che, a sanare opere non autorizzate arrivano condoni che, ciclicamente, mettono in regola situazioni che, però, non potrebbero essere regolarizzate.
A tutto ciò si unisce la mancanza o il mancato sfruttamento di fondi strutturali e di risorse che garantiscano la manutenzione del territorio: il risultato di tutto questo quadro, purtroppo, è quello mostratoci in questi giorni.
Sardegna, Liguria, Toscana, sono solo alcune delle Regioni che fungono da manifesto alla nazione, mostrando gli effetti della forza distruttiva della natura.
Da privati cittadini quello che possiamo fare è cercare di agire secondo norma e coscienza: costruire su aree edificabili, non sottoposte a vincoli di alcun genere, con materiali e tecniche atte a resistere ai fenomeni naturali è la base per costruire un futuro sicuro per noi e le nostre famiglie.
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