|
Gli edifici costruiti per essere adibiti ad abitazioni, subiscono nel tempo diverse trasformazioni in relazione a specifiche necessità, che nel corso degli anni, comportano modifiche alla distribuzione interna degli ambienti e di conseguenza anche ai prospetti esterni.
Tali trasformazioni, diventano maggiormente evidenti negli edifici storici, costruiti almeno un secolo fa, nei quali alle trasformazioni citate, si sono aggiunte altre modifiche, conseguenti ad avvenimenti come terremoti, conflitti, ecc.
Tali modifiche, non si riferiscono solamente alla sagoma dell'edificio o al suo aspetto architettonico in generale, ma riguardano anche le modalità d'intervento e le tecniche costruttive, con le quali le modifiche sono state realizzate.
Per questo, può capitare di riscontrare in un edificio, diversi elementi di alterazione della struttura originaria. Spostamenti di vani, chiusure di altri, aperture di botole, demolizioni di elementi portanti, costituiscono l'insieme delle opere che più di frequente si riscontrano in sede di verifica dell'esistente.
Le modifiche dello stato originario sopracitate, vanno tenute in considerazione quando occorre intervenire per realizzarne ancora di nuove, al fine di rendere l'edificio, rispondente alle esigenze attuali, nel rispetto delle normative locali e nazionali in materia.
Per poter definire con precisione l'originaria configurazione di un immobile, si procede di solito con una serie di ricerche documentali, mediante le quali sia possibile identificare l'impianto originario del fabbricato.
Piante catastali, fotografie, ricerche storiche, contribuiscono a far chiarezza circa gli avvenimenti che nel corso degli anni hanno concorso a modificare l'edificio, fino ai nostri giorni.
Tale metodica, anche se valida, non sempre riesce a individuare con precisione e in modo esaustivo tutte le modifiche subite negli anni dall'edificio.
Ciò è dovuto a diversi fattori, come ad esempio omissioni presenti nei documenti originari o interventi accuratamente occultati, dei quali spesso non troviamo traccia in alcun modo nelle documentazioni acquisite.
Per tali motivi, all'interno della struttura muraria, possono essere nascosti, vani, cavedi, elementi strutturali, rivestiti con altri materiali di natura differente, ecc.
Tali situazioni rappresentano un ostacolo alla corretta esecuzione di un nuovo intervento, qualora non se ne tenga conto nella fase progettuale.
Per tal motivo, quando si interviene su un vecchio edificio costituito da elementi portanti in muratura di vario genere, è necessario procedere in maniera tale da evidenziare quelle modifiche che oltre a cambiarne l'aspetto estetico, ne hanno modificato anche l'equilibrio statico.
Si capisce bene come sia importante, prima di redigere un nuovo progetto di ridistribuzione interna, conoscere con precisione la posizione di elementi come vani o cavedi occultati da precedenti interventi.
Solitamente, la ricerca di tali elementi, viene condotta, rilevando alcuni elementi più evidenti, i quali possono apparire al di sotto degli strati di intonaco già presenti.
Un esempio in tal senso è rappresentato dalla presenza di una piattabanda isolata, costituita da una vecchia trave di legno o da altro materiale.
Tale presenza può già indicare un vano, che potrà essere evidenziato rimuovendo parte dell'intonaco sottostante alla trave.
Un altro elemento da prendere in considerazione, è rappresentato dal distacco lineare di parti di parete in maniera regolare. Tale condizione si rileva quando la chiusura del vano sottostante non è stata realizzata con lo stesso tipo di muratura e con idonea ammorsatura in quella preesistente.
La presenza di un cavedio può essere individuata in diversi modi.
ll più semplice è rappresentato dal rumore differente che si ottiene percuotendo le parete in più punti.
In presenza di un cavedio, la percussione in corrispondenza della parte di parete posta a chiusura dello stesso, produrrà un suono più evidente, a conferma di uno spazio vuoto retrostante.
La comparsa di macchie di muffa o condensa in corrispondenza di zone ben definite, può indicare di frequente la presenza di un vano occultato, specialmente quando tali aperture riguardano le pareti perimetrali dell'edificio.
Il motivo di tali manifestazione, è da ricercarsi sia nel ridotto spessore impiegato per chiudere il vano, sia nel differente indice di trasmittanza termica dei materiali impiegati per eseguire tali chiusure.
Le metodiche fin qui descritte fanno parte delle procedure abituali.
Queste possono rivelarsi utili quando le entità dei vani, cavedi, ecc. sono minimi rispetto alla superficie complessiva da esaminare.
Ma in presenza di edifici più complessi, con sovrapposizioni e successive modifiche anche di molte parti strutturali, eseguite nel corso degli anni, non sempre è possibile impiegare i sistemi citati.
Occorre in questi casi procedere impiegando i mezzi che le moderne tecniche mettono a disposizione del professionista.
Uno dei sistemi è rappresentato dalla termografia.
L'indagine termografica permette in modo rapido e non distruttivo di fornire al progettista diversi elementi utili per poter poi procedere con un progetto di ristrutturazione adeguato.
Mediante tale sistema, che sfrutta l'acquisizione di immagini a infrarosso, è possibile individuare la trama muraria di un edificio precedentemente sottoposto a irradiazione solare, consentendo così di conoscere la tecnica edilizia utilizzata e le varianti strutturali che tali pareti portanti hanno subito nel tempo.
Con la termografia è possibile individuare la presenza di vani nascosti nella muratura o al di sotto di pavimentazioni, sfruttando la diversa inerzia termica di una parete piena o con una cavità al di sotto della sua superficie.
Con tale metodica, senza processi invasivi, è possibile rilevare la presenza di cisterne sottostanti ai piani di calpestio nei piani interrati, rilevare il percorso di cavedi o identificare la presenza di corpi isolati all'interno delle pareti, realizzati con materiali differenti rispetto alla muratura esistente.
Questa radiografia del tessuto murario, si rileva preziosa, non solo per il progettista delle opere a farsi, ma rappresenta anche un risparmio di tempo e risorse economiche, non dovendo ricorrere a saggi e campionature, molte volte più dannosi dei dissesti statici veri e propri.
Un altro sistema per rilevare stratificazioni delle murature e relative tipologie esecutive, in maniera poco invasiva, è rappresentato dall'Endoscopia Edile.
Tale metodo consiste nell'eseguire un foro con un trapano a punta svasata, entro il quale verrà introdotto lo strumento di indagine denominato endoscopio.
La prova endoscopica è predominante nell'indagine diagnostica, poiché consente d'effettuare valutazioni quantitative e valutazioni qualitative anche nei casi dove risulti necessario effettuare misurazioni geometriche particolari.
L'endoscopio può altresì ispezionare vani nascosti, cavedi, tubazioni, senza bisogno di demolire parti murarie.
Tali operazioni, oltre ad essere minimamente invasive, raccolgono elementi importanti per chi vuol conoscere le condizioni delle parti murarie e le sue alterazioni subite nel tempo.
Termografia ed Endoscopia Edile insieme possono fornire un quadro molto preciso delle condizioni generali di un corpo di fabbrica.
Tale esame preliminare rappresenta inoltre una valida documentazione da sottoporre alla committenza, al fine di metterla a conoscenza delle criticità rilevate.
Questa documentazione riveste grande importanza per chi deve progettare le opere di ristrutturazione, che possono essere meglio indirizzate, verso quelle parti della struttura muraria, in cui è necessario intervenire al fine di migliorare le condizioni statiche ed energetiche, fattore quest'ultimo da non trascurare.
La stessa documentazione, potrà essere confrontata a fine lavori con quella scaturita dalla verifica finale dell'intervento, per dimostrare alla committenza l'efficacia dell'intervento realizzato, sotto il profilo generale dell'opera.
Nella mia professione, mi è capitato di dover periziare i danni provocati da umidità di risalita nelle murature, a causa della presenza non rilevata da parte del progettista di una vecchia cisterna di accumulo idrico sottostante al piano di calpestio dell'abitazione ristrutturata.
Tale spiacevole inconveniente, si sarebbe potuto evitare, qualora fosse stata effettuata una indagine appropriata preliminare sulle condizioni del fabbricato, prima di procedere con le opere di ristrutturazione.
|
||