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I principi del restauro architettonico e del risanamento conservativo

La manutenzione, il restauro, il riuso e il consolidamento, sono interventi finalizzati a conservare un edificio esistente o ad adeguarlo alle esigenze attuali.
Pubblicato il / Aggiornato il

Manutenzione, riuso, restauro e consolidamento: facciamo chiarezza


Il nemico più grande di un edificio esistente, soprattutto se antico, è l'abbandono.
Un edificio che esaurisce la propria funzione viene infatti trascurato, perché ovviamente fare manutenzione su un bene in disuso è uno spreco di risorse, tempo e fatica.
Il modo migliore per salvare un edificio storico è dunque continuare a usarlo o trovargli una nuova funzione se quella preesistente diventa obsoleta o troppo costosa.

Il restauro opera in contesti complessi e molto stratificati.
Spesso è quindi necessario intervenire su un edificio fatiscente, abbandonato o dismesso, soprattutto se di pregio storico, artistico o culturale.

Le leggi italiane, gli strumenti di pianificazione urbanistica e la prassi corrente prevedono diverse categorie di intervento su tali edifici: la manutenzione, il riuso, il consolidamento, il risanamento e il restauro.

Tuttavia capire la differenza tra questi interventi è purtroppo difficile, perché le definizioni contenute nella normativa vigente sono molto generiche e dunque soggette a interpretazioni contrastanti. La prassi professionale degli addetti ai lavori e le definizioni più dettagliate dei Regolamenti Edilizi ci consentono però di fare chiarezza.

Anche le testimonianze minori vanno tutelate e salvate.
In generale l'intervento più consueto, frequente e leggero, cioè poco invasivo, è la manutenzione: è usuale anche in edifici recenti privi di elementi di pregio e si distingue in manutenzione ordinaria e manutenzione straordinaria.

La manutenzione ordinaria consiste nella semplice esecuzione delle riparazioni ordinarie e correnti come la tinteggiatura delle pareti, la sostituzione delle tegole rotte o ammalorate, il rifacimento delle pavimentazioni interne e così via.

La manutenzione straordinaria comprende invece un insieme più variegato di opere e lavorazioni, tra cui la modifica della distribuzione interna di un edificio o unità immobiliare, l'installazione di strutture esterne come pergolati o gazebo, l'accorpamento di due appartamenti o l'esecuzione di piccole modifiche ai prospetti come l'apertura o la chiusura di una finestra.

Il risanamento riguarda generalmente edifici obsoleti o fatiscenti.

Il risanamento conservativo è generalmente finalizzato a restituire a un edificio fatiscente la propria funzionalità o a dotarlo degli standard igienico-sanitari previsti dalle normative vigenti, come ad esempio i servizi igienici, gli ascensori per i disabili o un adeguato numero di finestre per l'illuminazione e la ventilazione naturale.
Questa categoria di intervento si applica generalmente agli edifici storici, anche di pregio artistico e culturale, che tuttavia non risultano vincolati ai sensi del Decreto Legislativo 42/2004, il cosiddetto Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Il restauro viene viceversa riservato quasi sempre agli edifici vincolati.

Gli edifici rurali tradizionali possono essere restaurati e riusati.

Per riuso si intende invece qualsiasi intervento volto a riportare in vita un edificio abbandonato o in stato di rudere, attribuendogli una nuova destinazione d'uso anche completamente diversa da quella originaria, purché compatibile con le sue caratteristiche architettoniche. È il tipico caso di un convento riconvertito in scuola, caserma o ospedale, o ancora di un vecchio fienile trasformato in abitazione o bed and breakfast.

Il consolidamento è infine volto a restituire alle strutture portanti (colonne, pilastri, fondamenta, murature, volte, tetti e solai) la propria efficienza statica oppure a migliorarne la sicurezza in caso di terremoto (intervento di miglioramento sismico).


Tipologie di restauro


Tra quelli sopra elencati il restauro vero e proprio è ovviamente l'intervento più complesso e articolato, l'unico che a norma di legge viene riservato esclusivamente agli architetti.
Inoltre, anche se dal punto di vista burocratico i piani regolatori, i regolamenti edilizi e le leggi locali o regionali tendono a riservarlo agli edifici vincolati, a mio parere qualsiasi edificio tradizionale o di pregio storico, artistico e culturale risulta meritevole di restauro.

Il restauro architettonico riguarda soprattutto gli edifici di pregio storico, artistico o culturale.
Esistono diverse tipologie di restauro,benché la classificazione non è quasi mai rigorosa: ciascun edificio è infatti unico e irripetibile per storia, stile, materiali e tecniche costruttive e perciò risulta molto difficile stabilire principi e criteri validi in ogni caso.

Restauro architettonico


È ovviamente riservato agli edifici e si distingue dal restauro di singole opere d'arte mobili o immobili come quadri, statue, vasi, affreschi e pitture murali, stucchi, arazzi, mosaici, tappezzerie, libri o mobili antichi soprattutto per la sua complessità. Tuttavia la distinzione è molto sfumata, perché spesso tali opere d'arte fanno parte integrante dell'architettura di un edificio, soprattutto se in stile gotico, rinascimentale, barocco, eclettico o rococò.

Il restauro scientifico riguarda edifici di pregio vincolati come bene culturale.

Restauro scientifico


È previsto per edifici di notevole pregio come chiese, castelli, conventi o palazzi gentilizi vincolati come bene culturale. Si distingue per il suo carattere multidisciplinare e la complessità dell'intervento: prima dell'esecuzione dei lavori sono infatti previste un'estesa ricerca storica preliminare, vaste campagne di indagini diagnostiche, rilievi architettonici e/o topografici particolarmente approfonditi, dettagliati e analisi di laboratorio su campioni di materiali per stabilirne la natura e/o datarli con sicurezza.

Restauro strutturale

è invece una particolare branca del restauro architettonico finalizzata alla conservazione, recupero e rimessa in efficienza delle strutture portanti: molto simile al consolidamento, si distingue per i metodi di intervento generalmente meno invasivi e più orientati all'uso di materiali e tecniche tradizionali. Viene generalmente utilizzato nel miglioramento sismico di un edificio storico o in seguito a gravi dissesti dovuti al degrado dei materiali, ai cedimenti del terreno o eventi traumatici (quasi sempre terremoti).

Il restauro strutturale si occupa delle strutture portanti di un edificio.
Il restauro dei giardini storici si propone invece di tutelare, conservare o restituire alla fruizione i parchi urbani o annessi a edifici di pregio come ville, castelli o palazzi.
I metodi operativi sono in questo caso particolarmente ampi e variegati.

Gli alberi secolari o di grande pregio estetico vengono infatti curati e salvaguardati con le tecniche della dendrochirugia, mentre gli elementi ornamentali come statue, fontane monumentali, false rovine, ponticelli e vere e proprie piccole costruzioni come chioschi, serre o padiglioni (molto frequenti nei grandi giardini manieristi, all'italiana o alla francese) rientrano a pieno titolo nel restauro architettonico e/o di singole opere d'arte.


I principi del restauro architettonico


Anche se, come già accennato, non esistono regole precostituite, il restauroarchitettonico si basa su alcuni principi fondamentali, che tuttavia non vanno intesi come definitivi, in quanto, come qualsiasi altra disciplina tecnica o scientifica, anch'esso è in continua evoluzione.

Esistono diverse teorie su come impostare e gestire un intervento di restauro, ma tutte concordano su alcune parole chiave: compatibilità, reversibilità e minimo intervento, a cui possiamo aggiungere anche il rispetto, l'autentiticità e la riconoscibilità.

Compatibilità


È forse l'aspetto più importante, perché un edificio storico ha molti secoli di storia e precise esigenze di tutela. L'architetto si inserisce in una realtà complessa e stratificata, che in un certo senso detta le regole dell'intervento: il progettista dev'essere quindi pronto a dialogare con le preesistenze rinunciando al proprio stile personale.

La compatibilità opera inoltre a vari livelli.

L'intervento di restauro deve essere compatibile con le preesistenze.
Per prima cosa la nuova destinazione d'uso dev'essere compatibile con la struttura architettonica dell'edificio, inserendosi in esso senza eccessivi stravolgimenti.
Un convento, un ospedale o un palazzo gentilizio possono ad esempio ospitare scuole o musei, mentre il frazionamento in numerosi appartamenti ne compromette la lettura generale e dev'essere evitata. Un fienile o una grande casa rurale possono invece essere suddivisi in abitazioni più piccole senza eccessivi stravolgimenti.

Anche la scelta dei materiali e delle tecniche di intervento deve attenersi al principio della compatibilità, perché molti materiali e tecniche di intervento contemporanee possono causare danni.

Il cemento è ad esempio particolarmente sconsigliato e va utilizzato con molta prudenza solo in alcuni casi. La malta cementizia contiene infatti sali solubili che, nel medio-lungo periodo, possono causare efflorescenze e sub-efflorescenze saline, con effetti estetici indesiderabili e gravi danni agli stucchi e ai dipinti murali. É quindi necessario ripiegare su prodotti specifici a base di calce idraulica o di calce aerea e pozzolana.

Anche i cordoli in cemento armato sono problematici se utilizzati per consolidare un edificio con muri in pietrame o mattoni: essendo molto rigidi e pesanti, durante un terremoto tendono infatti a sbriciolare irrimediabilmente la muratura sottostante.

Le integrazioni devo essere riconoscibili rispetto alle parti originali.

Reversibilità


Ma un intervento di restauro deve anche essere reversibile, cioè dev'essere smontato e rimosso senza alterare irrimediabilmente gli elementi originali. Naturalmente questo è tecnicamente molto difficile, ma una lavorazione poco invasiva, ad esempio il consolidamento di una trave in legno con elementi metallici prefabbricati, viene generalmente considerato un compromesso accettabile. Anche in questo caso l'uso del cemento armato va dunque evitato perché troppo pesante.

Il concetto di minimo intervento è affine e complementare a quelli di compatibilità e reversibilità. L'idea di base è molto semplice:
1) la manutenzione regolare e costante è preferibile a un restauro radicale;
2) tra due o più lavorazioni che portano allo stesso risultato bisogna scegliere quella meno invasiva.

Riconoscibilità


La riconoscibilità risulta fondamentale per distinguere con sicurezza le parti originali dalle nuove integrazioni.
Può avvenire:
- con materiali o lavorazioni leggermente diversi;
- nei dipinti murali, con l'uso di colori in sottotono;
- negli elementi architettonici decorati come archi o capitelli, semplificando la decorazione;
- nelle murature, lasciando le integrazioni leggermente in sottosquadro e/o utilizzando mattoni di fattura industriale.

In un restauro è fondamentale preservare l'autenticità dell'edificio.
Tutti questi principi tendono a salvaguardare l'autenticità di un edificio storico, cioè l'insieme formato dalla materia di cui è composto (ad esempio un muro di mattoni o un solaio in legno), dalla sua immagine così come a noi pervenuta in seguito alla trasformazioni subite e anche dai difetti e alterazioni dovute allo scorrere del tempo.

Il rispetto è infine il concetto più sfumato e complesso da capire, in quanto non descritto o normato con precisione, ma è assolutamente fondamentale e imprescindibile in qualsiasi restauro, perché rispetto significa sostanzialmente capire un edificio, accettandone la storia e tutte le piccole imperfezioni.

riproduzione riservata
Restauro e risanamento conservativo
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Commenti e opinioni



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Alert Commenti
  • Roby
    Roby
    Martedì 8 Ottobre 2019, alle ore 13:12
    Abbiamo stonacato e rifatto intonaci con prodotti antimuffa e tinteggiatura ai silossani, per problemi di degrado interno (pareti con umido di risalita), come possiamo considerare questa lavorazione per rientrare nel recupero del 50%?
    rispondi al commento
    • Pasquale
      Pasquale Roby
      Martedì 8 Ottobre 2019, alle ore 18:49
      La rotazione dell'intonaco è un intervento di manutenzione ordinaria e quindi non fiscalmente detraibile. Lo può parzialmente diventare detraibile se si apportano modifiche all'impianto elettrico o altro limitatamente alla fascia dove sono ubicate le tubazioni. Cordiali saluti.
      rispondi al commento
      • Roby8
        Roby8 Pasquale
        Giovedì 10 Ottobre 2019, alle ore 15:03
        GRAZIE..PASQUALE,ok ma visto che poi faro'dei lavori su facciata ed essendo a vincolo ambientale e cambiando colore e materiale, il mio geometra ha'gia'presentato RICHIESTA ....ma se la ditta...intanto (prima di avere l'asseveramento del comune)..mette il ponte..procedere a stonacare..prepara..le pareti x intervento...e mi fa gia' fattura...io posso gia' pagare prima...con tutti i parametri...rif./ bonifico parlante..x una parte di avanzamento lavori..anche se ancora...non abbiamo la risposta definitiva??nel preventivo dell'azienda avevamo accordato anche un30%all'inizio dei lavori..quindi se facciamo tutto nei parametri giusti..posso..stare tranquillo..??  
        rispondi al commento
  • Tiziano
    Tiziano
    Mercoledì 26 Aprile 2017, alle ore 22:22
    Una parte di impianto elettrico della cucina rifatta nuova, nei lavori di restauro e risanamento conservativo può essere applicata l'IVA al 10% ?
    rispondi al commento
    • Pasquale
      Pasquale Tiziano
      Martedì 2 Maggio 2017, alle ore 08:24
      Sì, ne ha facoltà. Cordiali saluti.
      rispondi al commento
  • Giacomo_83
    Giacomo_83
    Venerdì 31 Ottobre 2014, alle ore 17:32
    Salve architetto, vorrei sapere se per l'acquisto di corpi illuminanti fatto direttamente dal committente e non dell'elettricista può essere applicata l'aliquota ridotta dell' iva al 10%. Grazie
    rispondi al commento
    • Anonymous
      Anonymous Giacomo_83
      Lunedì 3 Novembre 2014, alle ore 09:48
      Solo se servono per interventi di ristrutturazione, restauro o risanamento conservativo.
      rispondi al commento
  • Nicolar
    Nicolar
    Mercoledì 17 Settembre 2014, alle ore 12:06
    Gentile architetto, i lavori di restauro/risanamento in corso di esecuzione su immobile antico su più livelli attualmente fatiscente ed allo stato rustico prevedono anche la rideterminazione della quota dei gradini delle scale interne ed il loro rivestimento (ora inesistente) con pedate in legno. Si tratta di intervento agevolabile al 50%? Se si, l'Iva è al 10%? Posso eventualmente acquistare io il materiale e farlo montare all'impresa? Grazie
    rispondi al commento
    • Anonymous
      Anonymous Nicolar
      Mercoledì 17 Settembre 2014, alle ore 12:56
      La risposta è affermativa per tutto.
      rispondi al commento
  • Gabribm
    Gabribm
    Lunedì 19 Maggio 2014, alle ore 15:10
    Devo rifare l'impermeabilizzazione e la pavimentazione di due terrazze perché ho delle infiltrazioni di acqua in casa e div cambiare due infissi delle scale perché non isolano bene. Posso richiedere la detrazione? Se inizio i lavori nel 2014 e li termino nel 2015 quale detrazione avrò? Grazie mille!
    rispondi al commento
    • Anonymous
      Anonymous Gabribm
      Martedì 20 Maggio 2014, alle ore 09:35
      Https://www.lavorincasa.it/detrazione-50/
      rispondi al commento
  • Anonymous
    Anonymous
    Martedì 22 Aprile 2014, alle ore 09:33
    1 e 2: No, perché il 65% richiede che ci sia un impianto di riscaldamento. 3: Sì.
    rispondi al commento
    • Nicolar
      Nicolar Anonymous
      Martedì 22 Aprile 2014, alle ore 16:29
      Grazie per la risposta. Deduco di poter ottenere solo l'agevolazione del 50%. Ma se per ipotesi ordinassi gli interventi dando priorità (anche per il pagamento) all'impianto di riscaldamento rispetto alla installazione dei portoncini di ingresso e degli infissi, potrebbero rientrare nel 65% almeno questi ultimi o l'impianto di riscaldamento deve essere comunque preesistente a tutto? Grazie ancora
      rispondi al commento
      • Anonymous
        Anonymous Nicolar
        Mercoledì 23 Aprile 2014, alle ore 10:07
        In teoria dovrebbe iniziare e chiudere i lavori (con relativa pratica) per realizzare l'impianto di riscaldamento. Poi aprire una nuova pratica per gli altri lavori. Ma le consiglio di sentire l'AdE per maggiore sicurezza.
        rispondi al commento
        • Nicolar
          Nicolar Anonymous
          Mercoledì 23 Aprile 2014, alle ore 11:43
          Mi scusi, un'ultima cosa. La Faq 37 dell'ENEA richiama una norma secondo la quale caminetti, stufe e simili vengono equiparati, se fissi, ad impianti termici sempreché con potenza complessiva al focolare superiore a 5kw. Questo potrebbe essere il mio caso. Ritiene che possa andare bene? Se si, come e da chi dovrebbe eventualmente essere certificata la circostanza? Grazie infinite
          rispondi al commento
          • Anonymous
            Anonymous Nicolar
            Mercoledì 23 Aprile 2014, alle ore 12:07
            Sì, dovrebbe farlo certificare da un termotecnico.
            rispondi al commento
  • Nicolar
    Nicolar
    Venerdì 18 Aprile 2014, alle ore 19:44
    Gentile Architetto, sto avviando un intervento di restauro/risanamento conservativo su immobile antico, privo di qualsiasi impianto. Le chiedo: 1) la quota lavori riguardante i portoni di ingresso e le finestre può godere del bonus 65% se fatta con materiali adeguati? 2) Può dirsi altrettanto per l'installazione di riscaldamento a pompa di calore pur non essendoci sostituzione di impianto preesistente? 3) posso acquistare io tutti i materiali? Gr
    rispondi al commento
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