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Reperti archeologici e falsi d'autore come complementi di arredo

I reperti archeologici, in particolare i vasi e le anfore antiche o le loro riproduzioni, sono oggetti di grande fascino, ideali per ambienti in stile classico.
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I reperti archeologici come oggetti di arredo


Fin da epoche antichissime, l'uomo ha sempre manifestato interesse e curiosità per il proprio passato, al punto da collezionare reperti e vestigia di epoche precedenti.

Particolare di un vaso attico a figure nere.
Già gli antichi Romani avevano un'attitudine al collezionismo di oggetti d'antiquariato (considerati dei veri e propri status symbol, con cui sbandierare di ricchezza e prestigio), che nel loro caso consistevano soprattutto in anfore e crateri greci di pittori famosi, sculture greche ed egizie, reperti etruschi e oggetti di paesi lontani.
A testimonianza di questa antica usanza, negli scavi di Pompei sono state ritrovate numerose statue greche in bronzo o marmo, una splendida scultura di giovane riconvertita in portalampade e perfino una statuetta indiana in avorio.

Dopo una pausa nel Medioevo, questa tradizione si mantenne viva anche durante il Rinascimento e nel Settecento: all'inizio, gli scavi di Pompei ed Ercolano furono infatti voluti e finanziati proprio per scoprire capolavori d'arte con cui arredare le dimore reali.

Nell'Ottocento, l'interesse si spostò invece sulla civiltà egizia, riscoperta in seguito alla campagna napoleonica, e molti reperti vennero comprati o trafugati per soddisfare la brama dei ricchi collezionisti.

Anche oggi questo mercato è fiorente, sebbene assai troppo spesso alimentato da trafficanti senza scrupoli che si procurano illegalmente oggetti rubati o razziati da tombe: tuttavia, in Italia è perfettamente legale possedere e collezionare autentici reperti archeologici, purché provenienti da fonti certe e regolarmente denunciati alla Soprintendenza competente.


Collezionare reperti archeologici: normative e cautele


Le vigenti normative sulla tutela del patrimonio storico e artistico ammettono la possibilità di possedere uno o più reperti archeologici alle seguenti condizioni:

- l'oggetto deve essere in possesso della propria famiglia (in seguito a ritrovamento fortuito, scavo, acquisto o donazione) da prima del 1909, pervenuto al possessore per successione ereditaria;
- l'oggetto deve essere stato ottenuto dallo Stato come premio per un ritrovamento fortuito;
- l'oggetto, purché di provenienza legale, può essere stato comprato o ricevuto in donazione da un privato;
- l'oggetto deve essere stato regolarmente acquistato, in Italia o all'estero, in una casa d'aste o un mercante autorizzato.

A particolari condizioni, in Italia il possesso e collezionismo di reperti archeologici è legale.
Inoltre, per maggiore tutela, una volta ottenuto il bene è consigliabile segnalarlo alla Soprintendenza, che nel caso di oggetti di particolare pregio o valore può imporre particolari condizioni per la loro tutela o custodia.
Si ricorda che va comunicata anche la vendita, l'esportazione (ad esempio in caso di trasferimento all'estero) e gli eventuali spostamenti.

Qualora si decidesse di acquistare un reperto archeologico è dunque assolutamente fondamentale valutare attentamente la provenienza dell'oggetto: si rischia infatti di venire truffati da trafficanti senza scrupoli comprando copie a prezzi esorbitanti, oppure di commettere (si spera del tutto in buona fede) i reati di ricettazione o incauto acquisto, comprando beni di provenienza sospetta (furti in musei e collezionisti, scavi non autorizzati, saccheggio di tombe).

Perciò, la soluzione migliore consiste nel rivolgersi a case d'asta di comprovata fama e serietà, ad esempio l'inglese Christie's o ad antiquari specializzati, come l'azienda modenese Mutina Ars Antiqua, il cui catalogo offre una ricca serie di reperti egizi (epoca tarda e tolemaica), greci, etruschi e romani. Per quest'ultima, vasi, anfore, bronzetti e statuette provengono soprattutto da aste e collezioni private, sono muniti di perizie che ne attestano l'autenticità e già segnalati alla Soprintendenza di Bologna.


Arredare casa con le riproduzioni di oggetti antichi


Molto più accessibili (anche economicamente) e non soggette ad alcuna limitazione sono invece le riproduzioni, cioè copie fedeli di reperti più o meno famosi oppure oggetti ispirati a un particolare stile decorativo.

Tuttavia, per diventare bei complementi d'arredo devono essere di qualità elevata e ovviamente lavorati da esperti artigiani, secondo le tecniche tradizionali.

Riproduzioni di manufatti etruschi in bucchero, da La Terra dei Buccheri.
I ceramisti de La Terra dei Buccheri sono ad esempio specializzati nella riproposizione di vasellame da tavola come anfore, brocche, coppe e piatti, di manufatti etruschi in bucchero, una particolarissima ceramica nera molto fine e leggera anicamente ideata come imitazione a buon mercato dei costosissimi vasi in metallo.

Questa inconfondibile lavorazione prevede una cottura speciale: dopo essere stato forgiato a mano, a stampo o con il tornio, l'oggetto viene infatti inserito in un forno particolare, in grado di produrre un'atmosfera molto povera di ossigeno, che, grazie ad alcuni cambiamenti chimici nella composizione dell'argilla, produce la tipica colorazione nera.

Una volta raffreddati ed estratti dal forno, i vasi sono quindi decorati incidendo sulla superficie motivi geometrici o figurativi.

Una vasaia dell'azienda Kentos decora un vaso in stile attico.La produzione dell'azienda Kentos è invece specializzata nella riproduzione della tipica ceramica attica a figure nere: anche in questo caso la sua bicromia si ottiene con una cottura particolare, ma il procedimento è del tutto diverso.

Infatti, dopo aver sagomato l'oggetto, si passa alla decorazione (geometrica o figurata), con un impasto molto fluido di argilla e ossidi di ferro. Successivamente, i dettagli delle figure vengono rifiniti con sottili incisioni (in modo da far riemergere la superficie del vaso) o piccole pennallate bianche e rosse. A questo punto avviene la cottura, che attribuisce all'oggetto il suo inconfondibile aspetto.


Come valorizzare un reperto archeologico


Naturalmente, i reperti archeologici (o le loro riproduzioni) che si prestano maggiormente a diventare splendidi oggetti di arredo, sono anfore e vasi medio-grandi.

In questi casi, si possono valutare diverse soluzioni progettuali, tra cui ad esempio:

- la costruzione di una nicchia a parete, magari alla fine di un corridoio o in una parete altrimenti spoglia, in cui posizionare il reperto;

- l'appoggio a pavimento (mediante opportuni sostegni) in un angolo appartato ma ben visibile. Questa soluzione è particolarmente adatta per le anfore da trasporto di epoca romana, perché giocano con i colori neutri della terracotta e le finiture dell'ambiente circostante (materiali e texture di pavimentazione e pareti). Inoltre, inserendo al suo interno una composizione di rami o fiori secchi, si ottengono effetti decisamente raffinati;

- l'esposizione su un plinto, un piedistallo o una piccola colonnina.

Naturalmente, bisognerà anche studiare un'illuminazione adeguata: per gli oggetti in vetro come vasi, coppe o brocche si può infatti prevedere una luce dal basso o dal retro, in grado di esaltare la trasparenza e le sfumature dell'oggetto, mentre per un reperto in legno o ceramica è consigliabile un'illuminazione dall'alto non troppo intensa; bisogna poi prestare attenzione a non usare corpi illuminanti che producono troppo calore, per non danneggiare l'oggetto. Perciò è preferibile usare dei faretti a led o a bassa potenza.

Oggetti piccoli, come coppe per bere, bronzetti, lucerne o frammenti di ceramica decorata possono essere valorizzati appoggiandoli su consolle e tavolini (facendo ovviamente attenzione ai possibili rischi di rottura), esponendoli su piccoli piedistalli o esponendoli in bella vista su mensole e librerie.

Piccole collezioni di oggetti minuti come monete, cammei o sigilli possono infine venire incorniciate o custodite in apposite vetrinette: in questo secondo caso si avrà un'esposizione simile a quella dei musei, da valorizzare adeguatamente con opportuni giochi di luce.

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Reperti archeologici come oggetti decorativi
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