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Dalla carta, il progetto del 1938 di Charlotte Perriand, assistente e socia di Le Corbusier, l'architetto più celebre del XX secolo, è ora diventato realtà.
E non è affatto un progetto qualsiasi.
Si tratta di una casa mobile ideata appositamente per alpinisti, che è stata realizzata da Cassina Spa e che si è potuta ammirare durante il Salone del Mobile Milano al Design Village presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro.
Refuge Tonneau è il nome di questo straordinario progetto.
L'aspetto, futurista, ricorda una navicella spaziale: l'esterno è in metallo e la forma dinamica e divisa a spicchi.
Il tetto si presenta rastremato e la curiosa costruzione è sorretta da piedini a palafitta che la sollevano da terra.
Al posto delle finestre ci sono degli oblò e per accedere all'interno si utilizza una porta stagna.
Ma come è nata questa idea, così particolare per l'epoca?
È facile, se si conosce la personalità e parte del curriculum vitae di Charlotte Perriand. Curiosa, raffinata, innovatrice è una delle figure chiave nella storia del design internazionale.
L'originalità del suo lavoro, è caratterizzato, sin dagli esordi negli anni Venti, dalla volontà di fare dell'architettura d'interni un volano per la modernizzazione degli stili di vita.
Appena ventiquattrenne, presenta al Salon d'Automne del 1927 il progetto del Bar sotto il tetto.
La struttura, interamente realizzata in rame nichelato e alluminio anodizzato, riceve grandi consensi da parte della critica.
Contestualmente parte la collaborazione decennale con Le Corbusier e Pierre Jeanneret, nello storico atelier al 35 di rue de Sèvres a Parigi.
Negli anni matura una serie di collaborazioni con i più noti architetti, fra cui Jean Prouvé, i costruttivisti russi e Lucio Costa.
La capacità di applicare agli oggetti della vita di tutti i giorni un'immagine nuova, contemporanea, attraverso l'impiego di nuove forme e soprattutto di nuovi materiali, è stata la caratteristica principale del lavoro di Perriand.
I 6 anni trascorsi in estremo oriente (1940-1946) la portano a disegnare oggetti contemporanei costruiti con materiali e tecniche tradizionali.
Ne sono esempio una serie di arredi in bambù realizzati con le nuove forme sperimentate con i tubolari d'acciaio.
Nel 1959 idea gli interni della Maison du Bràsil, nella città universitaria di Parigi, progettata da Le Corbusier e Lucio Costa, poi l'Ufficio del Turismo Francese a Londra (1960) assieme a Ernö Goldfinger.
Tra 1959 e 1970 si dedica al restyling di sale e Aula delle Assemblee della Sede ONU di Ginevra. Il 1964 la vede progettista della sede Air France di Tokyo.
A livello personale, ama moltissimo la montagna: appassionata sciatrice e scalatrice, in montagna trascorre anche un periodo della sua esistenza.
E questa passione entra nel suo lavoro, tanto che progetta interessanti architetture ad alta quota come il suo chalet a Meribel e il complesso sciistico di Les Arc in Alta Savoia.
L'amore per la montagna confluisce anche nel progetto del Refuge Tonneau. Si tratta infatti di un rifugio mobile per escursionisti e studiosi nato per poter essere spostato e rimontato dove serve e che può riuscire ad ospitare ben 8 persone.
La scelta dei materiali è indicativa: Charlotte Perriand li ha scelti leggeri ma allo stesso tempo resistenti e adatti a sopportare le condizioni climatiche più rigide.
L'alluminio copre una struttura a dodici spicchi sorretta da un palo centrale da cui partono elementi metallici a ombrello, progettata perché tenesse a una tormenta di neve.
Gli interni, invece, sono tutti in legno di abete.
Entrando dalla porta stagna ci si ritrova in una bussola d'ingresso di dimensioni ridotte e solo oltrepassando un'altra porta si arriva nella zona abitabile, che testimonia grande attenzione al tema della dispersione del calore, piuttosto lungimirante per l'epoca in cui il rifugio è stato progettato.
Da qui si accede ad un unico ambiente di 20 metri quadrati distribuiti su due livelli e perfettamente organizzati non solo per avere a portata di mano ciò che serve ma anche per poter riporre gli oggetti che, una volta dentro il rifugio, non servono come, ad esempio, gli zaini o gli sci.
Tutto è straordinariamente minimal: il progetto valorizza la funzionalità rispetto alle decorazioni.
E non potrebbe che essere così in un rifugio da utilizzare in condizioni estreme.
Ma ancora una volta a stupire è l'incredibile modernità dei grandi maestri del design, che negli anni '20 e '30 hanno saputo creare progetti che, ancora oggi, si rivelano all'avanguardia.
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