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Alfred Leslie Rowse, uno storico e scrittore inglese nel XX secolo, sosteneva a buon diritto che l'architettura è la storia impressa nelle pietre.
In effetti ha pienamente ragione, perché l'edilizia tradizionale di ogni regione italiana rispecchia pienamente le tradizioni, i materiali e la cultura materiale del posto.
Edifici storici ristrutturati in un borgo francese. Foto Pixabay
Ristrutturare o recuperare un edificio antico (vincolato come bene culturale oppure no) è perciò un atto di grandissima responsabilità, perché un intervento scorretto altera irreversibilmente la bellezza e l'autenticità di un luogo.
Può inoltre causare problemi assai più seri come il peggioramento di quadri fessurativi preesistenti, o la creazione di nuovi dissesti.
Purtroppo, sebbene sia molto facile ristrutturare un edificio tradizionale in modo inadeguato, un intervento a regola d'arte risulta assai più complesso.
Non esistono infatti regole applicabili a qualunque situazione, perché qualunque costruzione è diversa per materiali, tecniche costruttive, evoluzione e modifiche subite.
Edificio storico urgentemente bisognoso di restauro. Foto Pixabay
In ogni caso, gli elementi fondamentali da tenere a mente sono tre:
I principi del restauro sono quattro:
Ciascuno di essi ha un valore e un campo di applicazione ben precisi.
Inoltre, qualsiasi intervento dovrebbe rispettare contemponeamente tutti i principi menzionati.
Il principio della compatibilità è forse quello più importante.
Stabilisce infatti che i materiali e le tecniche costruttive utilizzati nel recupero, restauro e ristrutturazione degli edifici storici devono essere pienamente compatibili con quelli tradizionali dal punto di vista estetico, chimico e fisico.
Due palazzine con finiture incompatibili con il contesto. Foto arch. Elena Matteuzzi
Questo a sua volta si traduce in un insieme di regole generali, che solo un progettista esperto riesce ad applicare correttamente a ciascuna situazione contingente.
In linea di principio, si può sempre rispettare il principio della compatibilità scegliendo materiali e tecniche tradizionali.
Oltre che compatibili, i materiali e gli elementi costruttivi installati negli edifici storici devono però anche essere reversibili, cioè rimovibili senza alterare permanentemente le strutture preesistenti.
Questo implica normalmente la preferenza di elementi prefabbricati facilmente smontabili.
Edificio medievale restaurato in modo compatibile. Foto arch. Elena Matteuzzi
È però il principio più difficile da rispettare, perché i nuovi elementi vanno ancorati in modo stabile e sicuro, e perciò comportano quasi sempre l'esecuzione di fori nelle murature o l'inserimento di ganci, tiranti e piastre metalliche.
Altri interventi, come ad esempio il consolidamento delle fondazioni o la sarcitura di lesioni passanti a scuci-cuci, sono invece intrinsecamente irreversibili, ma assolutamente necessari per la sicurezza e la conservazione dell'edificio.
In questi casi si cerca perciò il miglior compromesso possibile, adottando materiali e tecniche tradizionali (perciò perfettamente compatibili) e poco invasive, dunque tali da rispettare anche il requisito del minimo intervento.
La strada di un borgo con edifici storici ristrutturati. Foto Pixabay
Come dice il nome, questo concetto prescrive infatti di adottare le soluzioni meno invasive possibili. Questi principi tendono inoltre a essere associati, e perciò un elemento costruttivo reversibile risulta normalmente anche poco invasivo.
Il principio della riconoscibilità stabilisce infine che un elemento inserito in un edificio storico deve distinguersi dalle parti originali per materiale, forma o lavorazione superficiale.
Questo principio va però applicato in modo consapevole per non creare contrasti estetici troppo evidenti con le preesistenze.
Integrazioni riconoscibili di un intonaco affrescato. Foto arch. Elena Matteuzzi
Alcuni metodi normalmente utilizzati a tale scopo sono ad esempio:
Una volta analizzati i concetti base, vediamo alcuni esempi della loro corretta applicazione.
Innanzitutto, nel consolidamento strutturale, nel restauro delle murature e nella manutenzione degli intonaci bisogna evitare il cemento, sottoforma sia di calcestruzzo armato, sia di legante per la confezione di intonaci e malte.
Edificio storico bisognoso di recupero e manutenzione. Foto arch. Elena Matteuzzi
I motivi sono essenzialmente due: l'alto contenuto di sali solubili e la resistenza meccanica troppo elevata rispetto alle malte tradizionali di gesso o calce.
La presenza di sali favorisce infatti la proliferazione di efflorescenze e sub-efflorescenze saline, che a loro volta aggravano il degrado per disgregazione e polverizzazione, scagliatura, esfoliazione e distacchi delle malte originali, dei mattoni e degli elementi lapidei della muratura.
Errato inserimento di cordolo in cemento armato. Foto arch. Elena Matteuzzi
La maggior resistenza meccanica e rigidezza della malta cementizia rispetto a quelle tradizionali produce invece sollecitazioni anomale e asimmetriche, particolarmente dannose in caso di terremoto.
Anche l'inserimento di elementi in cemento armato come cordoli di piano e sommitali, architravi di porte e finestre, diatoni nelle murature e cappe estradossali sulle volte in muratura dev'essere valutato con grandissima prudenza, riservandolo a pochi casi particolari.
I terremoti dell'Aquila e di Amatrice hanno infatti dimostrato chiaramente che questi elementi, se sovradimensionati e mal posizionati, possono perfino far crollare un edificio, mettendo in grave rischio la vita degli occupanti.
Il grande peso di cordoli e solette di cemento armato può anche causare lesioni per carichi verticali eccessivi nelle murature sottostanti, costruite per sopportare il peso decisamente più modesto di solai e tetti in legno.
Si tratta inoltre di interventi assolutamente invasivi e del tutto irreversibili.
Un'altra regola fondamentale prescrive la sostituzione di elementi come travi e infissi con altri elementi di aspetto e materiali tradizionali: la trave maestra di un solaio andrà perciò sostituita con un altro elemento in legno massiccio o lamellare, magari leggermente diverso per forma e lavorazione superficiale per renderlo riconoscibile.
Per le bucature si dovranno invece evitare gli infissi in pvc e alluminio anodizzato, i vetri a specchio, la sostituzione di scuri o persiane tradizionali con tapparelle avvolgibili e infine l'adozione dei moderni serramenti ad anta unica.
Edificio storico con intonaco completamente inadeguato. Foto arch. Elena Matteuzzi
Il principio della compatibilità esclude inoltre l'installazione di facciate ventilate, cappotti isolanti, intonaci cementizi o rivestimenti in materiali plastici; mentre le tinteggiature dovranno essere a calce o ai silicati, evitando quelle sintetiche al quarzo.
Infine, conformemente al concetto di minimo intervento, per gli impianti tecnologici si dovrà evitare l'esecuzione di tracce a parete o la demolizione dei pavimenti, privilegiando soluzioni meno invasive, con l'uso di zoccolini e canalette esterne.
Il recupero di un edificio storico non comporta però solo l'uso di soluzioni, impianti e materiali compatibili e poco invasivi, perché bisogna agire anche a livello generale, cioè sulla stessa impostazione dell'intervento.
Infatti, a differenza di una nuova costruzione, qualunque ristrutturazione obbliga i committenti e il progettista a confrontarsi con le preesistenze, che dettano le linee guida del progetto.
Edificio storico bisognoso di recupero e manutenzione. Foto Pixabay
Possiamo perciò affermare che in questi casi comanda l'edificio.
Ecco dunque che la scelta di un tecnico esperto di edilizia storica può aiutare i committenti a compiere scelte adeguate e consapevoli.
Questi ultimi, dal canto loro, devono infatti comprendere i vincoli oggettivi che un edificio tradizionale pone soprattutto in termini di libertà planimetrica e compositiva, di efficienza energetica e requisiti prestazionali conseguibili.
Ristrutturazione rispettosa in un borgo medievale. Foto Pixabay
In altre parole, chi ama gli spazi moderni e luminosi, con ampie superfici vetrate e ambienti open space, finiture contemporanee ed efficienza energetica elevata, rischia di rimanere profondamente deluso dalla ristrutturazione corretta e rispettosa di una costruzione tradizionale, compiendo scelte inadeguate.
In tali casi è meglio perciò orientarsi su edifici e stili decisamente più moderni, maggiormente affini ai propri gusti e sensibilità.
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