Il quadro è il punto di controllo e manutenzione dell'impianto elettrico di casa, in esso sono allocati i dispositivi di protezione, manovra e monitoraggio.
Anche nel nostro Paese, dopo la completa liberalizzazione del mercato elettrico, c'è la possibilità di scegliere tra più soggetti che possono erogare l'energia elettrica in competizione con l'ENEL (ente storico per la fornitura a livello nazionale). In generale, i sistemi di distribuzione di energia elettrica nelle case possono essere classificati come centralizzati e decentralizzati.
Nel caso dei sistemi centralizzati, i contatori sono riuniti in uno specifico vano condominiale, da ogni contatore partono i fili, fase e neutro, per l'alimentazione dei singoli alloggi con potenze ordinarie (fino a 6 kW). Nel vano giungono i cavi dalla cosiddetta colonna montante collettiva, costituita, per i comuni condomini, da due conduttori: la fase, con guaina di colore marrone o nero, ed il neutro, con rivestimento di colore blu.
Con il termine decentralizzato si indica un tipo di sistema di distribuzione che prevede, per ogni appartamento, un contatore che eroga la potenza elettrica. L'impianto elettrico civile fornisce energia elettrica agli elettrodomestici ed alle apparecchiature elettriche ed elettroniche, che utilizziamo tutti i giorni, generalmente attraverso le prese elettriche.
Le norme suggeriscono che nelle abitazioni devono essere realizzati almeno due circuiti: uno per l'illuminazione e uno per la forza motrice necessaria per alimentare gli elettrodomestici. Quest'ultimo, in realtà, dovrebbe essere costituito da più sottocircuiti e generalmente, nelle abitazioni più grandi, vi possono essere anche circuiti riservati per diverse zone o utenze. In ogni caso, tutti i circuiti si dipartono dal quadro di distribuzione principale al quale sono riportati anche eventuali sottoquadri.
Il contatore di energia ha, a sua volta, un limitatore di corrente con un valore di corrente nominale di 63 Ampere per una potenza fino ad una decina di kW. Il limite previsto, con relativo sovrapprezzo, per la corrente drenata è dell'ordine del 10% del valore della potenza nominale del contatore.
Il quadro, spesso detto centralino per le dimensioni contenute, quando è al servizio di piccoli appartamenti è identificabile come un contenitore in materiale plastico, provvisto di più guide metalliche, o DIN, sulle quali possono essere agganciati i vari componenti di protezione e manutenzione (dispositivi differenziali, interruttori magnetotermici, sezionatori alimentatori, relè, segnalatori di presenza rete, collettori di terra, etc.)
I quadri più piccoli, o centralini, per la singola abitazione sono in materiale plastico autoestinguente a doppio isolamento e possono essere sia incassati che a muro. L'allocazione del quadro dovrebbe essere quanto più prossima al punto di consegna dell'energia, ossia al contatore, per limitare inutili e dispendiose cadute di tensione lungo i cavi di collegamento.
Possibili configurazioni dei quadri civili
In un normale appartamento sarebbe anche possibile proteggere l'impianto elettrico con un solo interruttore magnetotermico-differenziale, ma in caso di guasto o di lavoro su una sola parte dell'impianto, verrà a mancare l'alimentazione elettrica a tutto l'alloggio, con la conseguente difficoltà di individuare il punto di guasto dell'impianto.
Una soluzione comune ed economica di realizzazione del quadro, per un appartamento standard, prevede almeno tre interruttori. Il primo interruttore generale è il differenziale, più noto comunemente come salvavita, caratterizzato dalla presenza di un pulsante di test, utile per la manutenzione e la verifica periodica del funzionamento del dispositivo, pulsante contrassegnato con la lettera T (test).
Seguono generalmente due interruttori di tipo magnetotermico con cui si comandano e si proteggono i circuiti dei punti luce e i circuiti che alimentano le prese. In alternativa, un magnetotermico generale e dei magnetotermici differenziali, su ogni circuito, garantirebbero una maggiore capacità di discriminazione dei circuiti in caso di guasti e malfunzionamenti, con una maggiore spesa economica.
Infine, i dispositivi di protezione dovrebbero avere caratteristiche di intervento (tecnicamente definite curve di intervento) in funzione delle apparecchiature protette, come suggerisce l'ultimo aggiornamento della CEI 64-8, variante V3, che consiglia anche configurazioni alternative a quelle appena descritte.