Il progetto di Karo con Architektur+Netzwerk a Magdeburgo, si aggiudica il primo premio ex-aequo nell'edizione 2010 dell'importante appuntamento promosso dal Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona (CCCB).
Giunta ormai alla sua sesta edizione, la rassegna biennale di progetti per promuovere ed incentivare lavori di riqualificazione urbana a livello europeo, ha assegnato quest'anno il primo premio a pari merito a due realizzazioni: Den Norske Opera & Ballett di Oslo e Open Air Library, a Magdeburgo, in Germania.
Luogo di quest'ultimo intervento è la città di Magdeburgo, tipico esempio di città post industriale, nella parte orientale della Germania. In questi casi, molti sono gli spazi di risulta da vecchi agglomerati industriali, piccole fabbriche in disuso, o semplicemente magazzini dismessi, di cui rimane magari solo qualche facciata.
È proprio in uno di questi quartieri abbandonati che nel 2005 si diede vita ad un intervento pubblico a carattere sperimentale, che ebbe come primo intento quello di coinvolgere la comunità locale in prima persona, per stimolarne la volontà di riappropriarsi di un luogo, anche cambiandone destinazione d'uso, nel rispetto dell'identità del luogo stesso.
La facciata di un vecchio magazzino divenne l'occasione per costruirvi intorno prima di tutto interesse verso un ipotetico nuovo uso del luogo, identificato simbolicamente in pianta proprio da quella facciata. Da simbolo di disuso, a simbolo di rinascita a nuova vita.
In questo intervento, nello spazio dismesso, venne costruito e mantenuto per due giorni, con l'aiuto degli abitanti del posto, un modello in scala 1:1 di una libreria, usando come materiale da costruzione le casse da imballaggio delle lattine di birra. Gli scaffali vennero riempiti da libri donati dagli stessi abitanti.
Da tutto questo esperimento temporaneo, perfettamente riuscito dal punto di vista sociale, venne fuori una volontà molto forte, da parte dei residenti, di far parte della vita della nuova entità, come fruitorifinali, ma anche come realizzatori.
Da lì in poi, gli stessi abitanti, entusiasti dell'idea, diedero vita ad una biblioteca aperta, in un luogo adiacente a quello sede dell'intervento, (che attualmente ospita ben 30.000 testi), a disposizione del pubblico, 24 ore su 24, senza alcuna registrazione, basandosi sulla fiducia, con l'unica richiesta di sostituire eventualmente un testo rovinato con un altro.
Lo spazio all'aperto è stato poi progettato dallo studio di architettura, sempre insieme alla gente del posto, ed è stato inaugurato lo scorso mese di giugno. Oltre alla biblioteca c'è un reading café, anch'esso autogestito, e uno spazio-palco, pensato per le recite dei bimbi delle elementari e per manifestazioni pubbliche in genere.
Durante questi quattro anni, sono accadute molte cose che hanno portato alla realizzazione finale del progetto, alcune impreviste, altre poco tempo prima solo auspicate.
Sicuramente nulla è stato imposto dall'alto, ma piuttosto è nato in maniera graduale, crescendo d'importanza, man mano che cresceva l'interesse da parte della popolazione.
A riprova della sostenibilità e della bontà concettuale del progetto, dopo i primi esperimenti vennero tenute sul posto varie manifestazioni culturali, quali festivals di poesia o semplicemente momenti di lettura pubblici, incentivando così la promozione del luogo deputato a diventare poloculturale del quartiere.
Nel frattempo si gettavano le basi per la raccolta di fondi per realizzare poi il progetto definitivo, divenuto parte di un più ampio progetto di riqualifica degli spazi urbani da parte del governo federale.
Per quanto riguarda il progetto vero e proprio, a livello urbanistico fu individuata un'area corrispondente ad un lotto vuoto, di forma triangolare, definito dall'intersezione tra due strade, e rimasto libero a causa della demolizione della vecchia biblioteca di quartiere.
L'esperimento in questione, da cui è scaturito l'intervento, si chiamava Città in prova, e la popolazione coinvolta si trovava a doversi frequentare e quindi conoscere meglio.
Questo lento processo partecipativo indotto, ha portato, grazie all'aiuto di professionisti incaricati dal governo locale, a stilare l'elenco di una serie di bisogni a cui rispondere concretamente, e alla messa a punto di una serie di ipotesi progettuali per farvi fronte. Da qui la realizzazione del prototipo in scala, a cui hanno partecipato tutti, e delle successive iniziative culturali.
Il successo dell'esperimento ha convinto il Governo Federale a dare un seguito concreto e ad elargire i fondi per la realizzazione vera e propria.
Per la costruzione sono stati impiegati materiali di risulta di cantieri dismessi, ed infatti, la facciata è ricoperta da elementi prefabbricati provenienti dalla demolizione di un vecchio edificio anni '60. Uno dei meriti del progetto, infatti, è stato proprio quello di incentivare l'uso di materiali riciclati.
L'edificio dismesso in questione è il vecchio magazzino Horten di Hamm, demolito nel 2007, che come tutti i magazzini della stessa ditta, sparsi per tutta la Germania, che presentavano tutti più o meno lo stesso tipo di facciata, aveva acquisito una sorta di identità formale comune, apprezzata dai critici del modernismo del tempo.
La recente rivalutazione di queste facciate, realizzate sulla falsariga del padiglione statunitense del 1958 all'Expo di Bruxelles, danno un ulteriore valore aggiunto alla Open Air Library, come testimonianza, oltre che di stampo ecologista, anche di recupero della memoria.
I libri sono sistemati in scaffalature ricavate in un muro di forte spessore, che in pianta disegna l'andamento della biblioteca, individuando anche uno spazio verde dedicato alla lettura all'aperto, e uno spazio più in alto dove sono ospitati la caffetteria e il palco.
La Open Air Library, nata per sottolineare l'identità di un luogo e gettarne le basi per una rinascita, oltre che rivincita, sociale, sembra aver raggiunto l'obiettivo.
Se il quartiere non ha ancora del tutto perduto il suo aspetto dismesso, pure le prime avvisaglie si vedono, a partire dalle recenti compavendite di abitazioni, segno che la gente inizia a pensare di stabilirsi nella zona, per una futura ricostruzione del tessuto sociale. Missione compiuta.
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