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Nel 1999, a Barcellona, si tenne una mostra dal titolo La Riconquista dell'Europa, nella sede del Centro di Cultura Contemporanea della città catalana (CCCB).
In seguito a quella mostra, si aprì un dibattito più ampio sulla necessità di stimolare progetti di recupero degli spaziurbani pubblici, con attenzione particolare alle loro possibili diverse funzioni, tenendo conto delle esigenze proprie del territorio.
L'intento principale era quello di promuovere iniziative che evitassero il rischio di un eccessivo impoverimento del panorama urbano, in seguito ad interventi che non tenessero conto dell'esistente.
Durante questi anni, a testimonianza dell'importanza che il tema ha assunto a livello Europeo più in generale, sono state tante le istituzioni che hanno entusiasticamente sposato la causa, aderendo al progetto iniziale.
L'attuale organizzazione fa capo a: The Architecture Foundation (Londra), l'ArchitekturzentrumWien (Vienna), la Cité de l'Architecture et du Patrimoine (Parigi), il NederlandsArchitectuurinstituut (Rotterdam), il Museo di Architettura Finlandese (Helsinki) e il DeutschesArchitekturmuseum (Francoforte).
L'aspetto più interessante di questo premio, oltre al fatto di portare alla ribalta giovani architetti, è quello di interagire in maniera fattiva con le popolazioni locali, che partecipano a tutti gli effetti al concepimento del progetto dando il loro contributo anche fisico, oltre che intellettuale. Inoltre, anche le amministrazioni locali partecipano al progetto, da committenti prima, da investitori poi.
Nell'edizione di quest'anno, Rafael Moneo, quale presidente della giuria, ha insignito del primo premio due progetti a pari merito, diversi tra loro, ma entrambi testimonianza tangibile di quanto possa essere importante interagire con il vecchio, per proporre il nuovo, senza rinunciare all'originalità dell'idea, pur nel rispetto dell'esistente.
I due progetti sono: Den Norske Opera & Ballett di Oslo, dello studio Snøhetta, e Open Air Library, di Karo insieme ad Architektur+Netzwerk.
Il primo risale al 2008.
È stato realizzato nella parte vecchia di Oslo, nel quartiere portuale di Bjørvika, sul fiordo della città.
Si tratta di una zona un po' tagliata fuori dal resto della vita cittadina, in quanto è un'area occupata da molte infrastrutture costruite lungo tutto il ventesimo secolo.
Il groviglio di linee ferroviarie che convergono nella stazione centrale e si intersecano visivamente con l'autostrada, facevano di questo luogo un'area, appunto, priva di interesse dal punto di vista paesaggistico e di fruizione da parte di un pubblico alla ricerca di stimoli culturali.
Un'area, quindi, ideale per quanto riguarda il discorso del recupero dello spazio urbano.
E così è stato. Sin dagli inizi del nuovo secolo, il governo norvegese ha inteso riqualificare l'intera zona e restituirla a tutta la città di Oslo, come polo culturale, nonché ponte di raccordo tra la città stessa e il suo fiordo.
Detto, fatto. Oltre quindi alla costituzione del Museo Edvard Munch, inizia la costruzione del TeatroNazionale Norvegese dell'Opera e del Balletto.
La caratteristica dell'edificio è il tetto, accessibile al pubblico tramite un passaggio pedonale che incrocia l'adiacente autostrada.
È costituito da tutta una serie di piani che, emergendo dolcemente dalle acque del porto, come un tappeto, si snodano per andare a fare da copertura alla sala principale dedicata ai concerti.
Sono accessibili e concepiti per essere utilizzati quali passaggi pedonali ma anche come belvedere verso il fiordo.
Sono ricoperti da blocchi di marmo di Carrara.
Ideali anche per organizzarvi shows all'aperto, continuando a godere del panorama suggestivo del fiordo.
Quanto di più lontano, quindi, dal normale concetto di edificio-scatola per eventi culturali.
E proprio questa caratteristica ne fa un luogo ideale per incontri, una sorta di piazza o di spiaggia.
In qualche modo, da una prospettiva angolare diversa, ricorda gli icebergs che pure fanno parte della familiare iconografia dei paesaggi nordici.
L'idea alla base del progetto, non a caso, si sviluppa su tre elementi principali: la parete-onda, la fabbrica, il tappeto.
Le aree portuali sono per loro natura punto d'incontro, quindi la parete ondulata sta a significare la divisione fisica e ideale tra queste due entità.
Al contempo è la linea d'incontro tra terra e mare, tra Norvegia e mondo, tra arte e vita di tutti i giorni.
La fabbrica è l'intero edificio, non più concepito come scatola, ma come officina, palcoscenico di continue attività, flessibile per ogni uso, sia dentro che fuori.
L'edificio doveva però essere anche un monumento, ma accessibile a tutti, da tutte le parti, su tutta la superficie, a sottolineare l'idea di condivisione di idee e di spazi, quindi delle manifestazioni ospitate.
Il tappeto fatto di piani orizzontali che si inclinano leggermente, costituiscono insieme la copertura di luoghi, e luoghi essi stessi, per ospitare, per incontrarsi.
Di tutt'altra natura, ma altrettanto efficace, l'altro progetto vincitore, ma questa è un'altra storia...
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