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Prima della Rivoluzione Industriale (e della conseguente produzione in serie dei materiali per l'edilizia) costruire una muratura in mattoni ordinata ed esteticamente apprezzabile era un'operazione lunga e costosa, e perciò riservata agli edifici di pregio come chiese, conventi e palazzi gentilizi.
I mattoni venivano infatti fabbricati manualmente uno per uno con appositi stampi, cotti in forni a legna e successivamente trasportati in cantiere a dorso di mulo, su carri trainati da buoi o via fiume con chiatte e barconi. Avere una muratura in mattoni faccia a vista divenne perciò un vero e proprio status symbol da sfoggiare con orgoglio, mentre gli edifici più modesti dovevano accontentarsi di finiture costituite da strati di intonaco, magari tinteggiati a imitazione dei più pregiati muri in pietra o mattoni.
Gli edifici medievali e rinascimentali (o anche di epoca successiva) originariamente dotati di murature faccia a vista sono perciò facilmente riconoscibili, come si nota esaminando la tabella seguente.
Infatti, mentre le murature comuni erano eseguite con normali mattoni di forma parallepipeda e ostentavano giunti di malta piuttosto spessi (anche un centimetro e più negli edifici bizantini di Ravenna) e una tessitura approssimativa, il paramento di quelle faccia a vista era costituito da speciali elementi a forma di tronco di piramide dalla superficie accuratamente levigata e giunti di malta estremamente sottili lievemente in sottosquadro.
Le tessiture murarie esteticamente apprezzabili e perciò considerate decorative sono di vario tipo, e dipendono soprattutto dalla funzione e dallo spessore del muro (cioè se si tratta di una parete portante o un semplice tramezzo), dalla forma e dimensioni dei mattoni, e infine dalle tradizioni costruttive locali: esistono infatti apparecchi murari tipici solo di certe zone, tra cui ad esempio la tessitura senese, quella polacca (o alla gotica) o ancora fiamminga.
Quelle più diffuse sono:
Tessitura di fascia o a cortina - Prevedendo tutti i mattoni posizionati di fascia, cioè con il lato lungo parallelo all'andamento della parete, è l'unica disposizione possibile per le murature a una testa: risulta quindi adatta soprattutto ai tramezzi o alle pareti portanti poco sollecitate e/o di modesti edifici come stalle, fienili e magazzini.
Tessitura di testa - In questo caso i mattoni sono invece sistemati di testa, e cioè con il lato corto perpendicolare allo sviluppo del muro: il risultato è perciò una parete a due teste, che tuttavia, dato l'alto numero di giunti di malta, non può sopportare carichi molto gravosi.
Tessitura alla gotica o polacca - Questa tessitura, che come dice il nome è attestata già in epoca medievale e successivamente ampiamente riscontrabile in molte zone d'Italia ed Europa, risulta particolarmente indicata anche per murature molto spesse (tre teste o più). Inoltre, grazie alle tipiche croci formate dall'alternanza di un mattone di testa e uno di fascia, è facilmente riconoscibile e molto decorativa.
Tessitura senese - Originaria e diffusa soprattutto (come dice il nome) a Siena e nelle zone limitrofe, costituisce una variante della tessitura alla gotica, da cui si differenzia per la presenza di due (anzichè uno) mattoni disposti di fascia: la sequenza tipica è quindi testa-fascia-fascia.
Tessitura fiamminga od olandese - La tessitura fiamminga (presumibilmente originaria del Paesi Bassi) si caratterizza invece per la ripetizione modulare di due corsi orizzontali di mattoni, il primo interamente costituito da mattoni disposti di testa, mentre il secondo con una sequenza del tipo testa-fascia-testa: l'aspetto della muratura è perciò caratterizzato dall'alternanza tra le tipiche croci della tessitura gotica, e rombi formati da quattro mattoni di testa.
Tessitura a blocco o all'inglese - Anche la tessitura a blocco presenta la regolare alternanza di due corsi con diversa collocazione dei mattoni, posti rispettivamente tutti di testa o di fascia: l'apparecchio murario (pur adatto anche a pareti con uno spessore di tre o più teste) appare perciò abbastanza semplificato.
Oltre ai mattoni comuni o a quelli tronco-piramidali sopra descritti, negli edifici di pregio vediamo però impiegata anche una ricca serie di cotti ornamentali e pezzi speciali, appositamente sagomati con specifici stampi per costruire particolari elementi costruttivi (ad esempio archi e colonne) e ornamentali (come fregi, marcapiani, portali e cornici decorative).
Anche se la loro varietà è praticamente infinita per forma, funzione e decorazione, possiamo comunque tentarne una classificazione a grandi linee.
Una prima tipologia è infatti costituita da particolari mattoni a forma di cuneo, che, accostati tra loro, compongono una particolare variante di arco a sesto acuto detta appunto arco a cuneo, molto diffusa ad esempio nei palazzi gentilizi senesi in stile gotico (XIV secolo).
Troviamo inoltre particolari mattoni dalla forma simile a una fetta di torta, destinati alla costruzione di colonne in laterizio, tipiche dell'architettura rinascimentale bolognese: alcuni esemplari sono arricchiti anche da decorazioni modulari che, impilando i mattoni secondo una determinata sequenza, compongono precisi motivi ornamentali come volute, scanalature o perfino colonne tortili (ne sono visibili due di esecuzione particolarmente curata e databili probabilmente al XV secolo in un portico di Piazza Santo Stefano a Bologna).
Sono infine attestati i pezzi propriamente ornamentali, a loro volta divisibili in due precise categorie:
- gli elementi per comporre marcapiani, marcadavanzali, lesene, cornici di fineste e cornicioni, ornati da modanature di vario tipo (tori, fasce, listelli, echini, gusci, gole, gocciolatoi, eccetera) e, negli esemplari rinascimentali, manieristi e barocchi, anche da motivi figurativi come tralci e serti vegetali, putti, amorini e conchiglie;
- i pezzi per l'ornamento di archi e portali, arricchiti da elementi vegetali o geometrici come foglie, fiori, losanghe, triangoli e zig-zag, e che una volta accostati formano larghe fasce o ghiere sopra il vero e proprio arco portante.
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