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Ristrutturare una abitazione costruita non recentemente, comporta spesso la necessità di dover modificare oltre alla distribuzione degli spazi interni, per adeguarli alle necessità odierne, anche quella di dover intervenire sugli impianti.
Tale necessità, scaturisce anche dal dover adeguare gli impianti alle nuove normative sopraggiunte, oltre che dalla diversa impostazione degli elementi di arredo, magari scelti con ingombri diversi da quelli precedenti, determinando impostazioni diverse degli attacchi idrici ed energetici.
Questo articolo si riferisce a quelle situazioni in cui gli impianti esistenti presentano buone caratteristiche costruttive, pertanto, non occorre rimuoverli e sostituirli completamente ma piuttosto effettuare modifiche e spostamenti di parti di essi, integrandoli con nuovi elementi.
L'impianto elettrico, se realizzato con sezioni dei conduttori rispettose delle normative vigenti, può essere facilmente integrato senza stravolgere in maniera decisa le pareti su cui insistono.
Ci sono diverse modalità operative che possono essere scelte in virtù del minor tracciato da effettuare.
Se, ad esempio, occorre spostare delle prese presenti sulla parete piastrellata della cucina o del bagno, è possibile operare dal retro di esse, utilizzando delle prese esistenti e portando laddove ci occorre il nuovo punto di energetizzazione.
L'operazione comporta di solito la foratura della parete e il taglio eseguito chirurgicamente della mattonella nel punto in cui dovrà essere collocata la nuova presa.
Per quanto riguarda gli impianti idrici, non è così semplice procedere alle modifiche.
Ciò è dovuto alla maggiore complessità degli impianti stessi,che hanno funzioni diverse pur usando tutti l'acqua come elemento di alimentazione.
Mi riferisco pertanto all'impianto idrico, con i relativi componenti di carico e scarico delle acque bianche e nere, oltre all'impianto di riscaldamento.
Vediamo dunque come occorre procedere per effettuare le modifiche necessarie.
Per fare ciò mi riferirò a un caso pratico del quale illustrerò di seguito le condizioni dello stato di fatto, le modifiche richieste dalle nuove esigenze della committenza, con le relative operazioni esecutive.
Il caso in esame si riferisce a un appartamento sito al secondo piano di una palazzina plurifamiliare, costituita da tre unità abitative disposte in verticale servite da una scala condominiale.
L'unità in questione, realizzata circa 25 anni prima, non è ma stata completata e attualmente si presenta priva degli infissi interni, ma completa di pavimentazioni, rivestimenti e naturalmente impianti.
Dovendo ultimare la sua realizzazione, apportando le modifiche necessarie ad accogliere la nuova disposizione degli ambienti, si è reso necessario procedere a una completa revisione degli impianti.
Dall'esame dello stato di fatto è emerso che per quanto riguarda l'impianto di riscaldamento realizzato con caldaia disposta all'esterno e relativi termosifoni, gli attacchi lasciati all'epoca della loro realizzazione non risultano adeguati ad accogliere gli elementi radianti necessari per il fabbisogno attuale.
Tale situazione riguarda sia la lunghezza delle tubazioni lasciate scoperte per gli allacci degli elementi radianti, sia il loro interasse.
Dal nuovo calcolo del fabbisogno termico è scaturita la necessità di aumentare il numero di elementi previsti al momento della realizzazione dell'impianto.
È stato necessario procedere con una serie di operazioni riguardanti la modifica della lunghezza delle tubazioni di alimentazione, oltre alla modifica degli interassi.
Con l'occasione si sono spostati alcuni elementi radianti, in modo da ridurre le dispersioni termiche: alcuni gruppi radianti sono stati dunque disposti spalla a spalla in ambienti diversi.
Tale disposizione, oltre a rendere meno invasivo lo spostamento ha permesso anche di recuperare degli spazi liberi, da poter occupare con elementi di arredo.
La scelta dei nuovi radiatori è caduta su quelli del tipo multicolonna; questi, oltre a permettere di aumentare il comfort termico, grazie alla possibilità di poter disporre un maggior numero di elementi in più colonne, rendono più agevoli le operazioni di pulizia.
Una volta effettuate le modifiche descritte, è stato messo sotto carica l'impianto idrico completo, al fine di rilevare eventuali perdite in parti di esso, prima di procedere alla chiusura delle nuove tracce effettuate.
In seguito a tale operazione, è stata rilevata una perdita in una centralina di derivazione, pertanto si è cercato di capire se fosse possibile eliminarla, senza apportare alcuna modifica.
Purtroppo le condizioni della stessa non ne hanno permesso la riparazione, per cui è stato necessario sostituirla. Quest'ultima operazione, ha presentato due diverse difficoltà: la prima, relativa al fatto che in commercio non è stato possibile rintracciare lo stesso modello di centralina, per cui è stato necessario sostituirla con un nuovo modello.
Ciò ha comportato la messa a nudo delle tubazioni di innesto delle varie componenti idriche, per permettere di collegare più agevolmente la nuova centralina.
L'operazione in se già abbastanza delicata, ha richiesto una perizia maggiore, dovendo evitare di danneggiare il rivestimento in piastrelle esistente sulla parete in cui insiste tale centralina.
Grazie all'avvedutezza della committenza, che aveva conservato un pacco delle piastrelle impiegate per rivestire la parete interessata dall'intervento, è stato possibile effettuare la modifica necessaria, senza alterare in alcun modo l'estetica della parete rivestita.
Oltre alle modifiche descritte, è stato necessario effettuare alcuni spostamenti relativi agli scarichi della zona cucina dove erano presenti due scarichi disposti su due pareti diverse, destinati ad accogliere lo scarico delle acque bianche del lavello e quello della lavastoviglie.
La disposizione dei mobili costituenti la nuova cucina non concordava con tale situazione, pertanto si è proceduto a eliminare uno dei due scarichi con relativi adduttori di carico idrico.
Quest'operazione ha permesso di sfruttare al meglio la parete, sulla quale, grazie sempre alla disponibilità di piastrelle dello stesso tipo presenti in cucina, si è provveduto a coprire le modifiche.
Anche per quanto riguarda lo scarico delle acque nere relative ai due bagni presenti nell'appartamento in oggetto, è stato necessario procedere operando alcune modifiche.
Tale necessità è scaturita dalla diversa tipologia di igienici scelti dalla committenza, rispetto a quelli scelti all'epoca della realizzazione dell'immobile.
Infatti, gli igienici scelti in precedenza non erano del tipo filo muro come quelli preferiti dalla committenza per la realizzazione del nuovo intervento.
Tale situazione, ha imposto una ricerca tra le varie marche di igienici in commercio, allo scopo di ricercare quelli che potessero consentire l'installazione a filo parete, senza comportare la modifica dell'imboccatura di scarico, cosa non semplice, stante lo stato di finitura dei bagni già completata.
In seguito a tale ricerca, è stato possibile trovare dei vasi igienici senza brida, con carico e scarico regolabile, compatibili con lo stato di fatto dell'impianto.
Oltre a ciò, sono stati sostituiti i componenti delle cassette di scarico esistenti, al fine di non apportare altre modifiche alle pareti già piastrellate.
Il bagno, provvisto di doccia, è stato modificato solamente nella ridefinizione del vano doccia.
Tale operazione è stata necessaria, in quanto, al momento della sua realizzazione le pareti non furono adeguatamente protette dall'umidità. Si è dunque provveduto a rimuovere le vecchie piastrelle solamente nel suo interno, per poter applicare, sullo strato sottostante opportunamente rettificato, uno strato di Mapelastic impermeabilizzante, un prodotto che garantisce un'eccellente adesione su tutte le superfici in calcestruzzo, muratura, ceramica e marmo, purché solide ed adeguatamente pulite.
Non potendo disporre di altre piastrelle come quelle demolite, si è pensato di ravvivare l'ambiente doccia con un nuovo rivestimento dai toni marini, abbinandolo con alcune tonalità di colore presenti nel rivestimento esistente.
Infine, stante la persistente durezza dell'acqua, già causa di numerosi problemi su gli impianti dei piani sottostanti, si è provveduto a installare un addolcitore, dopo l'innesto del contatore idrico domestico.
Tale necessità è conseguente alla qualità dell'acqua fornita dal servizio pubblico, la quale contiene percentuali rilevanti di ioni di calcio e magnesio. Quando l'acqua evapora, gli ioni si trasformano in calcare che deteriora le tubazioni di casa, le serpentine dello scaldabagno, della lavatrice e della lavastoviglie.
L'uso di un addolcitore di provata efficienza, risolve radicalmente questo problema, raddoppiando l'aspettativa di vita degli impianti e degli elettrodomestici, oltre a dimezzare i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Ricordo, infine, come tali interventi relativi alla modifica e sostituzione di impianti idrici e di riscaldamento, usufruiscono anche di agevolazioni fiscali da parte dello Stato e risulta così maggiormente conveniente intervenire.
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