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Rinnovare gli interni di un'abitazione, comporta diversi tipi di lavori, i quali devono essere eseguiti tenendo conto delle impostazioni esistenti di pavimenti, soglie, porte, e altro ancora. Pertanto, occorre verificarne la fattibilità.
Uno degli interventi spesso ricorrente è la realizzazione di una nuova pavimentazione, stante la possibilità di poter utilizzare nuove linee estetiche e nuovi formati più moderni e pratici.
Tale operazione, può essere effettuata fondamentalmente in due modalità:
La scelta tra le due modalità dipende da una serie di fattori non trascurabili, i quali attengono al fattore economico e ai tempi di realizzazione. Infatti, nel primo caso la rimozione del vecchio pavimento comporta, oltre al disagio per chi occupa l'alloggio in questione, anche l'indisponibilità dello stesso per diverso tempo.
Inoltre, a tale situazione si devono aggiungere i maggiori costi di demolizione del vecchio pavimento, oltre a quelli relativi allo smaltimento del materiale di risulta.
Non bisogna altresì trascurare la possibilità che durante la demolizione del pavimento esistente possano danneggiarsi gli impianti sottostanti, magari posati con poca attenzione durante i lavori precedenti.
A fronte di tali problematiche, spesso si opta per la seconda soluzione, ossia rivestire con un nuovo pavimento quello esistente.
In questo caso, comunque, vanno effettuare una serie di verifiche, prima di acquistare un nuovo pavimento, spinti dalla voglia di cambiamento.
Occorre infatti verificare l'impostazione degli infissi esterni rispetto all'aumento di altezza che il livello esistente dovrà subire in seguito alla sovrapposizione della nuova pavimentazione.
Tale operazione si può effettuare eseguendo una misurazione come nel disegno sottostante.
Una volta individuato il tipo di pavimento da posare, conviene farsi rilasciare un campione dal venditore, posandolo a secco sotto l'infisso esterno, avendo l'accortezza di poggiarlo su di una stecca del classico metro da muratore, così da far equivale la misura allo spessore totale della nuova pavimentazione, colla compresa.
Il risultato dovrà consentire all'infisso esistente di potersi aprire senza ostacoli; in ogni caso, se dovesse manifestarsi qualche piccola difficoltà, è possibile rimediare ponendo delle rondelline in metallo nei cardini degli infissi, ottenendo così l'innalzamento dello stesso.
Il problema più grosso, si palesa quando occorre modificare la porta blindata di caposcala, la quale, per sua costituzione e per il fatto di delimitare lo spazio pubblico dal privato, non consente modifiche molto accentuate.
Anche in questo caso, occorre verificare il tipo di porta blindata e la relativa possibilità di modificarne il posizionamento in altezza. Operazione, quest'ultima, fondamentale poiché le porte blindate possono essere realizzate in maniera differente, a seconda del tipo di protezione contro le effrazioni che si intende ottenere.
Di regola, una buona porta blindata è costituita da un controtelaio con il quale si ancora la porta al muro laterale, generalmente tale elemento è costituito da un profilo di acciaio piegato e fissato alla muratura con zanche o tasselli chimici
Sul controtelaio è posto il telaio in acciaio, che ha il compito di solidarizzare la porta con il muro adiacente. Anche il telaio in acciaio presso piegato va fissato al controtelaio mediante viti speciali.
Tra l'anta e il telaio vanno fissate le cerniere in acciaio per consentire il sostegno e la rotazione dell'anta.
Completano la sua configurazione, la serratura e i catenacci, elementi in acciaio che si infilano nei fori disposti sul telaio al momento della chiusura.
La parte più importante di tutta la porta blindata è il cilindro della serratura, composto da un corpo centrale, il quale, muovendosi a comando consente alla porta di bloccarsi o aprirsi.
Si comprende facilmente come il cilindro possa essere il vero tallone d'Achille della porta blindata: la sua manomissione consente ad un malintenzionato di avere accesso all'interno dell'abitazione.
Proprio per evitare tale possibilità, una buona porta blindata deve essere corredata anche da un defender, ossia una borchia in acciaio temperato, con il compito di proteggere il cilindro dai tentativi di manomissione.
La parte corazzata va incernierata su un telaio di acciaio ancorato allo stipite in muratura, mentre i pannelli esterni e interni completano la composizione della porta e ne definiscono l'estetica.
La descrizione degli elementi di cui si compone una porta blindata fa emergere come non sia così semplice ridurne l'altezza, stante all'interno anche dei pannelli corrazzati, i quali non possono essere facilmente rifilati come avviene per le porte in legno.
La soluzione, quindi, va scelta caso per caso. In linea di principio, quando la struttura è abbastanza complessa, il fabbro preferisce smontare la porta per lavorarci in officina con le dovute precauzioni, al fine di non alterarne l'assetto, una volta posata in opera, mantenendo inalterata la sua funzione di protezione.
Oltre alla modifica effettuata con il taglio della porta blindata, è possibile modificarne l'assetto in altezza senza effettuare alcun taglio.
Infatti, nella maggior parte dei casi, al disopra del controtelaio, è facile recuperare circa 1,5 cm. in altezza. In tal caso, una volta smontata la porta dalle cerniere laterali, si potrà rimuovere il controtelaio dalla muratura laterale per poi riposizionarlo più in alto.
Tale operazione, in presenza di muratura laterale costituita da termoblocchi, mattoni, muratura di tufo, non comporta particolari difficoltà, mentre in presenza di pareti in calcestruzzo armato, necessita di maggior impegno.
Anche in occasione della modifica da effettuare sulla porta blindata è bene provare a secco il nuovo posizionamento, ponendo la porta smontata sulla piastrella disposta su uno spessore fittizio che simula quello della colla sottostante.
Quando le operazioni di modifica riguardano un alloggio non in condominio, le problematiche relative alle operazioni sopra descritte, non hanno bisogno di ulteriori accorgimenti, mentre nel caso di alloggio in condominio, occorre tener presente come non sia possibile modificare il livello del pianerottolo condominiale prospettante la porta d'ingresso.
Come pure non vanno modificate le caratteristiche dei materiali di finitura della porta prospettanti sul pianerottolo.
La necessità di proteggere il lieve dislivello tra pavimentazione interna e pianerottolo esterno esistente, mediante apposito listello metallico di finitura, non comporta di solito alcun problema, se si ha l'accortezza di posarlo in maniera tale che una volta chiusa la porta non venga notato nello spazio condominiale.
Ricordo come alcune porte blindate offrono la possibilità di inserire nei cardini degli spessori minimi sotto forma di rondelle in acciaio, utili in alcuni casi per effettuare le modifiche descritte.
Colgo l'occasione, per mettere in risalto un aspetto spesso trascurato quando si realizzano le modifiche all'interno di un ambiente destinato a civili abitazioni.
Attualmente le altezze di tali ambienti secondo il DM.5 luglio 1975 devono essere 2,70 m per gli ambienti diversi da corridoi, disimpegni, ripostigli e bagni, e 2,40 m per tutti gli altri ambienti di servizio, mentre nei comuni montani al di sopra di 1.000 metri dal livello del mare, è possibile ridurre a 2,55 m.
Solo in caso di ristrutturazioni, con Decreto Ministeriale del 26 giugno 2015, è possibile ridurre l'altezza interna a 2,60 m, a condizione che vengano realizzati impianti termici a pavimento.
La deroga è concessa solo in tale circostanza, pertanto, quando si realizzano pavimentazioni in sovrapposizione, occorre tenere presente tali norme, al fine di non pregiudicare l'agibilità degli ambienti realizzati.
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