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Il coronavirus sta cambiando le prospettive di sviluppo di ogni settore merceologico e anche il futuro delle nostre relazioni internazionali. In Italia stiamo vivendo una situazione di crisi profonda, ad oggi sanitaria in via prioritaria, domani di ripresa economica.
Se è certo che questa pandemia cambierà le cose a livello globale anche per le relazioni economiche e le decisioni internazionali, mentre i nostri governatori litigheranno e discuteranno su come risanare il debito pubblico, noi tutti, dobbiamo pensare a come, riorganizzare le nostre vite e forse il nostro futuro lavorativo.
Non tutti i Paesi reagiscono alla stessa maniera, nella stessa Europa non tutti hanno adottato da subito il sistema Italia e questo cambierà le relazioni a livello europeo, così come a livello internazionale,
Forse in non tutti i Paesi sarà tutto finito per l'estate e questo cambierà i programmi dei nostri viaggi estivi se non li ha già cambiati. Una cosa è certa, siamo italiani e in Italia parliamo tutti la stessa lingua, chi più ricco chi meno, stiamo imparando tutti a dire grazie ed a riconoscerci nella nostra forza nazionale.
Nel campo dell'arredamento degli interni e del design così come nel mondo dell'edilizia ci saranno importanti cambiamenti come in parte già vediamo.
Per quanto concerne l'ndustria produttiva si può ipotizzare un incremento esponenziale per la vendita di purificatori d'aria con filtri ad ampio spettro, di impianti di ventilazione meccanica controllata, V.M.C.di domotica intelligente per controllo domestico e risparmio energetico.
Si può stimare un veloce incremento di spese in tecnologie e reti, la creazione di applicazioni mobili personalizzate da collegarsi agli accessori più disparati: arduino, robotica e il nuovo mondo dei makers e dei nuovi creativi digitali: Sarà infatti il boom dell'artigianato digitale 4.0. e dell'attività dei Fab Lab, in tutto il territorio nazionale, per le creazioni in fai da te.
Aumenterà l'interesse per il fai da te e la domanda di beni di prima necessità, torneremo a lavorare in prima persona, a metterci in gioco e a lavorare con le mani per la ridotta disponibilità economica e non sarà necessariamente un male.
Per il design possiamo immaginare però un calo dell'attenzione per i beni superflui, vista la minore disponibilità economica comune. Avremo tutti una maggiore sensibilità verso i nostri anziani e quindi aumenterà la domanda per accessori di sostegno e supporto agli anziani, dalla domotica assistenziale, all' healthcare.
L'industria del design dovrà quindi rispondere con prodotti di design intelligente che risolvono problemi sociali reali e non più del singolo.
Il social design è un design attento all'essere umano ai suoi bisogni primordiali, un design che pensa alla collettività e non al singolo, che cerca di contribuire al benessere comune alla flessibilità d'uso e all'evoluzione della specie umana e non alla crescita economica.
Sociale vuol dire collettivo, di tutti e come in campo economico il microcredito è collegato culturalmente all'economia circolare, così il social design pensando al benessere collettivo fonda le sue radici culturali nella sua sostenibilità ambientale oltre che economica.
Anche nel design bisognerà associarsi e collaborare, invece di competere per procedere verso la auspicabile evoluzione della specie umana per evitare la nostra estinzione.
Le soluzioni proposte dovranno rispondere a esigenze reali quotidiane della collettività e nei momenti di crisi gli italiani sono sempre riusciti a rigenerarsi.
Dal singolo artigiano che realizza su commissione diretta per il suo utente finale, sino alla azienda di arredamento industriale, tutti dovremo rispondere alle stesse domande perchè l'utente finale chiederà benessere reale e non economico.
Le domande a cui risponde il social design sono:
Nel design e nell'arredo assolutamente si può:
Ma anche per l'industria vincolata a un proprio status quo, investire nell'ecologico e nel naturale non sempre è sembrato prioritario, sempre a voler smaltire le scorte di magazzino non vendute. Ormai non è più una moda del momento ma una questione prioritaria di sviluppo, come previsto dall'obiettivo Manifattura 4.0.
Esempi qui di seguito per capire come i più lungimiranti stanno lavorando già da tempo.
Era il 1972, anno della prima sedia icona dell'ecodesign, la Wiggle-chair di Frank O'Gehry e prodotta da Vitra
Da li in poi il design di cartone ha avuto enormi sviluppi, da Essent'ial sino a Shigeru Ban architetto d'eccezione per il suo contributo al design di cartone e all'architettura ecologica.
Tra i grandi marchi che hanno iniziato già da tempo il loro percorso di riconversione all'economia circolare ed all'ecologico abbiamo anche IKEA che ha iniziato a lavorare con plastiche di riciclo PLA e PET ed adotta politiche di ritiro dell'usato per contenere gli scarti ed i rifiuti in ambiente.
Poi abbiamo visto Kartell, brand iconico del design contemporaneo, da sempre icona del plastic design, nel 2018 ha portato al Salone del Mobile di Milano, prototipi in bio-plastica, fino ad arrivare poi alla A.I. Recyled material chair, dove utilizza un tecnopolimero termoplastico reciclato derivante da materiale da accantonamento puro e non contaminato da altri materiali.
Bio material poi, è un materiale naturale e biodegradabile certificato TUV, derivato dagli scarti
della produzione agricola che tramite un processo biologico e di sintesi naturale da origine ad
una biomassa che è simile alla plastica.
Questo dovrebbe farci pensare a quanto l'imperativo sia ormai categorico se un marchio come Kartell ha riconvertito la sua produzione usando nuovi materiali per le sue nuove linee di prodotti Componibili Bio, una edizione eco sostenibile dei mobili contenitori disegnati nel 1967 da Anna Castelli Ferrieri riconvertiti e realizzati in BIO.
I segnali del nostro pianeta sono dolorosamente chiari: siamo ospiti di questo pianeta ed a quanto pare indesiderati visto che non lavoriamo per il suo mantenimento ma per la sua distruzione e faremo la fine degli Australopitechi e di tutte quelle specie che prima di noi si sono estinte se non cambiamo rotta, perchè saremo scartati dal nostro pianeta, se non ritenuti utili alla sua conservazione e salvaguardia.
PlayWood, start up bolognese nata nel 2016 da un piccolo gruppo di creativi, sta oggi sbancando e scalando il mercato internazionale anche avviando il crowdfunding su Mamacrowd.
Andiamo ad esaminare cosa porta PlayWood di innovativo e perchè sta avendo tanto successo:
Una soluzione di arredamento ecologico che ha come requisiti essenziali i sopra menzionati principi dell'economia circolare, del microcredito della cooperazione e della sostenibilità ambientale e di prodotto semplice, facile per tutti e non per pochi.
PlayWood è l'ennesima conferma che l'essere umano è pronto e che le idee che condividono obiettivi di benessere sociale, collettivo e non individuale, sono destinate ad avere successo.
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