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Spesso sulle facciate delle vecchie case, in città, in campagna o nei paesi e villaggi, o ancora ai crocevia delle strade rurali, si notano piccole immagini devozionali.
Generalmente, nel caso delle facciate si tratta di raffigurazioni a bassorilievo o soltanto dipinte, spesso ospitate in piccole nicchie appositamente create e adorne, complete di tabernacoli in stucco o intonaco.
Ai crocevia delle strade rurali o in punti particolari (ed esempio l'ingresso di un cimitero) si trovano più facilmente delle colonne di pietra, edicole di varia forma o vere e proprie cappelle in miniatura.
Queste immagini potevano assolvere a varie funzioni:
- abbellire le facciate di case e palazzi e renderle immediatamente riconoscibili (i numeri civici sono infatti un'invenzione abbastanza recente);
- mostrare la propria devozione;
- favorire la sosta dei viandanti, che fermandosi per dire una preghiera potevano riposare per qualche momento;
- celebrare la propria famiglia, facendosi ritrarre come devoti o accompagnando l'immagine sacra dal proprio blasone;
- proteggersi dalla malasorte, e in particolare dalla morte improvvisa, anticamente molto temuta perché non avrebbe permesso di confessarsi e ricevere l'estrema unzione. Ad esempio, poiché si credeva che, vedendo un'immagine di San Cristoforo, per quel giorno si sarebbe stati protetti dalla morte improvvisa, era comune dipingerlo in grandi dimensioni sulle facciate di chiese e porte urbane, affinché fosse visibile da lontano;
- fungere da punto di riferimento per orientarsi in città e nelle campagne;
- favorire l'illuminazione pubblica: al riguardo, si racconta infatti che nel XVII secolo un Vicerè di Napoli ebbe l'idea di sviluppare una primitiva forma di illuminazione pubblica semplicemente posizionando un'immagine sacra a ogni crocicchio, che i popolani avrebbero poi riempito di candele e lumini.
Lo stile e le caratteristiche di queste immagini variano notevolmente in base alla loro collocazione, funzione (vera e propria immagine devozionale, funzione protettiva e apotropaica, oppure parte di un ciclo complesso), epoca di realizzazione e ovviamente qualità di esecuzione.
Le tipologie più diffuse sono due:
- semplice immagine sacra di un santo o della Madonna col bambino, ritratti come volto oppure a figura intera, e molto spesso arricchiti da serti di fiori, corone o degli elementi caratteristici della propria iconografia, come la graticola per San Lorenzo, le chiavi per San Pietro o la palma del martirio.
- vere e proprie scene figurative, consistenti generalmente in una sacra conversazione, la raffigurazione di una scena della vita di Cristo o di un certo santo, oppure di alcuni devoti in contemplazione.
Al riguardo, è ad esempio molto interessante la scena dipinta, probabilmente con la tecnica della pittura a calce e purtroppo ormai in cattivo stato di conservazione, nella lunetta di un portico di Piazza Malpighi a Bologna, in cui due frati in saio marrone e lunghe barbe (quasi certamente cappuccini, data la vicinanza alla chiesa di San Francesco) con grandi ostensori da processione contemplano la Madonna di San Luca tra le nuvole.
Non mancano, tuttavia, (sebbene assai più rare) le raffigurazioni di reliquie, come ad esempio un piccolo affresco raffigurante la Sindone, firmato e datato 1723, visibile sulla facciata di una casa del Borgo di Reiniero di Marmora in provincia di Cuneo, e veri e propri cicli pittorici (quasi sempre Vie Crucis o i Misteri del Rosario) lungo la strada di accesso a un santuario.
Anche la qualità di esecuzione è molto variabile, perché in base alla loro collocazione e alla ricchezza dei committenti potevano essere eseguite da professionisti oppure dagli stessi abitanti della casa a cui era destinata.
Infatti, le immagini più prestigiose, tra cui ad esempio la rappresentazione della veneratissima Madonna di San Luca visibile nel sopraluce di un portone in via del Pratello a Bologna, di ottima qualità e abbastanza ben conservata, o la scena dei due frati sono descritta, sono attribuibili quasi certamente a un esperto decoratore.
Del resto, le immagini sacre visibili nelle strade delle città o dei paesi più importanti erano quasi sempre destinate ad abbellire i luoghi pubblici all'aperto, a costituire punti di riferimento e portare prestigio al loro committente; per questo appaiono quasi sempre molto curate dal punto di vista tecnico, stilistico e iconografico.
Nei borghi più poveri o nelle case dei contadini, specialmente nei villaggi delle zone montane come il Friuli o il Trentino, gli esecutori erano gli stessi abitanti, o comunque persone prive di una preparazione tecnica sufficiente. In questi casi lo stile è solitamente semplice e grossolano, con figure scontornate da larghe pennellate, campiture a tinte piatte e una marcata stilizzazione.
Non mancano inoltre vistosi errori nelle proporzioni delle figure umane, mentre la prospettiva è praticamente sconosciuta.
Molto significativa è ad esempio la scena di una crocifissione (foto sopra), ora staccata e conservata nel museo civico di Caporetto in Slovenia: simile nell'impostazione a una sacra conversazione, vi compare Cristo in croce attorniato da quattro santi, tra cui probabilmente Sant'Andrea e la Maddalena inginocchiata ai piedi della croce.
Lo stile è molto povero, e le figure mostrano vistosi errori di proporzioni e prospettiva, particolarmente evidenti nel busto dei santi e nella figura del Cristo, molto più piccola rispetto alle altre., e nelle gambe della figura inginocchiata completamente prive di appoggio.
Tutelare le immagini devozionali sulle facciate delle case è dunque un preciso dovere culturale e perciò, restaurando una facciata, si dovrà porre particolare attenzione al loro recupero.
Del resto, questa esigenza è ben recepita anche dagli strumenti normativi a livello locale come Regolamenti Edilizi, Piani del Colore e Norme Tecniche di Attuazione dei PRG, che contengono precise disposizioni per la salvaguardia degli elementi di pregio storico, artistico e documentale come appunto targhe, lapidi, cippi, inferriate, insegne storiche, scritte pubblicitarie e immagini sacre.
I metodi di intervento sono quindi quelli del restauro dei materiali lapidei nel caso di sculture o bassorilievi (anche di terracotta), e del restauro pittorico per le immagini affrescate o più spesso dipinte a calce: perciò, anche se la facciata non è di pregio e l'intonaco può essere tranquillamente scalcinato e rifatto, è sempre opportuno chiedere la consulenza di un esperto restauratore.
Quando possibile, l'immagine deve infatti essere ben consolidata, e le eventuali lesioni della muratura devono essere immediatamente risanate e stuccate, perché in grado di cancellare intere porzioni di una pittura, come si nota molto bene in questa raffigurazione della Madonna.
Successivamente è possibile passare al consolidamento della pellicola pittorica superficiale o dell'intonaco, se necessario, provvedendo anche a integrare le eventuali lacune, e ovviamente alla pulizia e all'asportazione delle eventuali efflorescenze saline con opportuni procedimenti.
Infine, anche se è sempre preferibile lasciare l'immagine in situ, in alcuni casi essa può essere facilmente rimossa con la tecnica dello strappo (le immagini sacre generalmente sono infatti di dimensioni abbastanza ridotte), sistemata su un nuovo supporto e ricollocata nella posizione originaria o in un punto più riparato dalle intemperie.
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