Il corretto funzionamento di una copertura ha origine dalla giusta conoscenza delle caratteristiche legate alla sua forma e geometria che ne ha guidato l'origine.
Coperture continue e discontinue
Le coperture degli edifici, secondo la norma UNI 8178, che analizza e discrimina le coperture stesse sulla base dei loro elementi funzionali, possono essere classificate secondo due principali macrofamiglie: coperture continue e coperture discontinue.
Per coperture continue si intendono quelle il cui manto di tenuta, quello che protegge la copertura dalle intemperie, garantisce la tenuta all'acqua con un sistema senza soluzione di continuità ed indipendentemente dalla pendenza della copertura stessa.
Di conseguenza, quando ci si riferisce alle coperture discontinue si sta parlando di elementi costruiti che assicurano lo smaltimento delle acque da precipitazioni atmosferiche principalmente grazie ad una determinata pendenza delle coperture stesse, il cui manto di tenuta, di conseguenza, è ottenuto mediante la sovrapposizione di vari elementi, quindi con punti di discontinuità.
Morfologia delle coperture discontinue
La casistica delle tipologie di copertura vede nella famiglia delle coperture discontinue una maggiore varietà di quelle continue, questo perché i sistemi discontinui garantiscono maggiore funzionalità passiva, legata, cioè, alla pendenza dei suoi elementi, per lo smaltimento delle precipitazioni atmosferiche, contando sull'effetto della forza di gravità.
Alle varie latitudini del mondo, nel corso dei secoli e secondo culture e tradizioni che il tempo ha modificato, rafforzato o rivoluzionato, il campionario di coperture discontinue si è costantemente ampliato, abbracciando via via tipologie in cui le geometrie variavano al variare delle tecniche costruttive. Il risultato è una serie di forme, nate dal connubio tra funzione ed estro, che sono diventate riconoscibili anche ai profani è che sono la forma della storia delle città.
Per quanto riguarda i tetti a falde, le tipologie più diffuse sono: il tetto monofalda, nel, quale, appunto, la copertura è composta da una sola falda piana dotata di pendenza costante; il tetto a due falde, in cui due elementi piani con pendenze opposte, e non necessariamente uguali, sono congiunti nella parte alta (colmo); i tetti a falde con teste a padiglione, dove la copertura è composta da quattro falde delle quali due (le più grandi) sono contrapposte e collegate a colmo e le altre due, di dimensioni minori, sono anch'esse contrapposte ma non si toccano; il tetto a padiglione, copertura posta su edifici poligonali a più lati, con tante falde quante sono i lati e che si congiungono tutte in un vertice.
Altra tipologia di copertura, anch'essa storicamente piuttosto diffusa, è quella delle coperture a volta, la cui base geometrica, in sezione trasversale, è un arco di cerchio o un semicerchio, caratteristica che può rappresentare un problema laddove l'arco di cerchio su cui è costruita la copertura sia troppo schiacciato, perché, in assenza di colmo fisico e reale, potrebbe realizzarsi un punto a pendenza quasi nulla in corrispondenza del punto di colmo ipotetico.
Una possibile soluzione si ottiene realizzando volte a cuspide, elemento geometrico che simula l'equivalente di un colmo.
Una variante poco diffusa, infine è quella delle coperture a volta inversa, cioè con concavità rivolta verso il basso, che sono piuttosto problematiche perché, invece di allontanare l'acqua più rapidamente possibile, si realizza una sorta di impluvio in un punto al di sopra dell'edificio, e la realizzazione del sistema di smaltimento richiede cautele particolari, progettuali e costruttive.
Molto diffusi nell'ambito delle costruzioni industriali, perché adatti a garantire ampie superfici illuminanti senza illuminazione diretta, sono i tetti a shed, quelli, cioè, nei quali una serie di elementi che hanno un lato a singola falda con forte pendenza, e l'altro lato (verticale) reso trasparente mediante infissi, sono ripetuti a distanza costante e con canali di conversa tra un elemento e l'altro, che poi convergono su canali di gronda principali posti sui lati del fabbricato.
Esistono molte varianti delle coperture a shed, nelle quali cambiano le altezze, le inclinazioni e le sezioni degli elementi di serie, oppure ve ne sono con sezione cilindrica o conica.
Altra tipologia classica e molto riconoscibile è quella delle coperture a cupola, tipiche delle costruzioni a pianta circolare, dove la volumetria della copertura è, tipicamente, una semisfera o una calotta sferica. Costruttivamente, in genere, tali coperture sono realizzate con delle sezioni a spicchio a geometria variabile (più spesse alla base e più sottili verso l'alto) che convergono in un vertice geometricamente centrato in pianta.
Vi sono diverse varianti delle tipologie base descritte superiormente, spesso realizzate per sovrapposizione di geometrie e di tipologie.
Gli ultimi 15-20 anni di architettura moderna, con la diffusione di geometrie studiate e calcolate con programmi computerizzati, hanno, però, dato vita a tutta una serie di nuove coperture, sostanzialmente classificabili come discontinue, ma morfologicamente non classificabili in nessuna tipologia della geometria classica euclidea.