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Quando si eseguono dei lavori, qualsiasi sia la loro tipologia ed entità non va mai sottovalutato l'aspetto sicurezza. A tal proposito si fa sempre riferimento al Titolo III, capo II del D. Lgs. 81/08 e s.m.i. “Uso dei dispositivi di protezione individuale”, che tratta dei requisiti minimi di sicurezza e salute per l'uso dei dispositivi di protezione individuale da parte dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Infatti, in qualsiasi contesto lavorativo che preveda dei rischi per il lavoratore vedrete sempre esposto un cartello di questo tipo.
Prima di ricorrere alla scelta dei dispositivi di protezione individuale (DPI) è importante capire attraverso una specifica analisi del rischio delle attività che si andranno a svolgere, se si possono utilizzare delle forme di protezione collettiva.
La prima operazione da fare è quindi cercare di capire se è possibile eliminare il rischio o contenerlo mediante misure tecniche di prevenzione e/o con procedure organizzative oppure realizzare una separazione ambientale che eviti l'esposizione del lavoratore.
Se nonostante tutti gli accorgimenti tecnici di sicurezza ci si rende conto che vi è ancora un rischio residuo per il lavoratore, allora si ricorre alla protezione individuale, dotando i singoli lavoratori dei dispositivi adatti a proteggerli.
Gli elementi da considerare nella scelta di dispositivo di protezione individuale sono le caratteristiche specifiche del luogo di lavoro e dell'utente e le esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore di modo che questi dispositivi possano essere adattati all'utilizzatore secondo le sue necessità.
Talvolta, la presenza di rischi multipli può richiedere l'uso simultaneo di più DPI, questi devono essere tra di loro compatibili e tali da mantenere, anche nell'uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio e dei rischi corrispondenti.
Quando si è costretti ad optare per l'utilizzo dei DPI, perché le forme di protezione collettiva non sono sufficienti, bisogna accertarsi che i DPI rispondano a delle norme ben precise: generalmente si fa riferimento a norme UNI-EN che permettono di ottenere la marcatura CE, requisito base per la scelta del DPI.
Dopo aver identificato le caratteristiche specifiche del DPI tenendo conto dei rischi e delle limitazioni che il suo uso può comportare al lavoratore, ad esempio limitazione della visuale o dell'avvertimento di segnali, dei movimenti, caldo etc., bisogna fare un raffronto con quanto è disponibile in commercio cercando di optare per la soluzione ottimale in termini di qualità e prezzo.
I DPI sono soggetti a verifiche periodiche sulla loro adeguatezza, infatti, potrebbero verificarsi cambiamenti delle condizioni di lavoro sia in base ai progressi tecnici sia per aggiornamenti normativi, che potrebbero comportare una variazione delle condizioni di rischio o dei requisiti richiesti dai DPI.
Il datore di lavoro deve:
- mantenere in efficienza i DPI;
- provvedere affinché essi siano usati per gli scopi previsti;
- fornire istruzioni e informazioni ai lavoratori;
- provvedere a una formazione adeguata degli stessi;
- destinare ogni DPI a uso personale;
- se l'utilizzo è collettivo, prendere misure adeguate affinché tale uso non ponga problemi di tipo igienico-sanitario o simili;
- organizzare, se necessario, uno specifico addestramento circa l'uso corretto e l'utilizzo pratico dei DPI.
Il lavoratore deve:
- sottoporsi al programma di formazione e addestramento organizzato dal datore di lavoro;
- utilizzare i DPI messi a sua disposizione conformemente all'informazione e alla formazione ricevute e all'addestramento eventualmente organizzato;
- avere cura dei DPI messi a sua disposizione e senza apportare modifiche di propria iniziativa;
- al termine dell'utilizzo segue le procedure aziendali per riconsegnare intatti i DPI;
- segnalare immediatamente qualsiasi difetto o inconveniente rilevato nei DPI messi a disposizione.
Prima di iniziare qualsiasi attività il lavoratore deve essere formato, informato e addestrato con il solo obiettivo di usare il DPI per tutto il periodo di esposizione al rischio.
L'informazione può realizzarsi anche senza la presenza fisica dell'informatore, mediante quindi la distribuzione di materiale cartaceo, audiovisivo etc.
La formazione e l'addestramento invece presuppongono un ruolo attivo del formatore e dell'operatore per sviluppare una coscienza della sicurezza. Inoltre, bisogna sempre predisporre un aggiornamento periodico; l'avvenuto addestramento deve essere documentato e verificato.
I DPI sono divisi in tre categorie a seconda della gravità dei rischi dai quali sono destinati a proteggere, le tre categorie hanno regole diverse per quanto riguarda l'apposizione del marchio CE.
Oltre alla marcatura CE su ogni dispositivo, se non meglio specificato dalla norma tecnica, deve essere presente l'identificazione del fabbricante di riferimento al modello di DPI e qualsiasi riferimento opportuno caratteristico del DPI, come ad esempio le istruzioni di deposito, di impiego, di pulizia, di manutenzione, di revisione e di disinfezione.
La protezione degli arti superiori si realizza tramite guanti ma anche con protettori dell'avambraccio. Le categorie di rischi da cui proteggersi sono molteplici così come le tipologie di guanti.
- I guanti di protezione contro i rischi meccanici, si utilizzano per la protezione da aggressioni fisiche e meccaniche causate da abrasione, taglio da lama, foratura, strappo e taglio da urto. Possono essere realizzati in vari materiali come cuoio, tela, sintetici, per adattarli il più possibile all'uso specifico;
- I guanti di protezione contro prodotti chimici e microrganismi, servono per evitare irritazioni o ustioni e infezioni; per scegliere la tipologia di guanto adatto è importante conoscere sostanze con cui si è a contatto. I materiali più comunemente utilizzati sono il lattice, il nitrile, butile, PVC etc. Si ricorda che non è trascurabile la percentuale di persone allergiche al lattice ed è bene perciò accertarsi di tali condizioni personali prima di fornire nel suddetto materiale.
In questi casi è necessario consultare anche il medico competente. Nella scelta del tipo di guanto è necessario valutare anche il tipo di materiale in funzione dell'inquinante, lo spessore e il tasso di permeazione
- guanti di protezione contro il calore o il fuoco, proteggono le mani contro il calore e/o le fiamme in una o più delle seguenti forme: fuoco, calore per contatto, calore convettivo, calore radiante, piccoli spruzzi o grandi proiezioni di metallo fuso.
- Guanti di protezione contro il freddo, proteggono contro il freddo trasmesso per convezione o conduzione fino a -50 °C dovuto alle condizioni climatiche o a un'attività industriale.
- Guanti elettricamente isolanti, salvaguardano da contatti accidentali con parti in tensione, coprono sempre anche l'avambraccio e sono quindi previsti in cabine elettriche, sale controllo, quadri di media e alta potenza. Vengono scelti in base alla tensione massima di utilizzo.
- Guanti e proteggi braccia di maglia metallica, necessari durante l'impiego di coltelli a mano, particolarmente nel caso di utilizzo di coltelli a mano in mattatoi, industrie di lavorazione della carne, del pesce e dei molluschi. È essenziale che siano ben adattati alla persona perché se troppo piccoli sono scomodi e limitano i movimenti, se invece troppo larghi possono costituire un rischio.
È necessario ricordare che mentre i guanti sono efficienti nell'evitare la contaminazione delle mani niente possono fare contro tagli e punture. I guanti non possono essere sostituiti da creme o schiume in quanto questi sistemi non sono attivi contro i patogeni.
La protezione degli occhi contro diversi pericoli che potrebbero danneggiare l'occhio o alterare la visione si può realizzare con diversi dispositivi, anche in funzione della necessità di proteggere l'intero volto:
- occhiali con o senza schermi laterali;
- occhiali a visiera/maschere;
- schermi facciali (incorporano generalmente fascia girotesta, protezione anteriore, elmetto, cappuccio di protezione o altro dispositivo di supporto adeguato);
- schermi a mano per la saldatura.
La marcatura del DPI ne riassume le caratteristiche e conoscerne il significato è necessario per orientarsi nella scelta della vasta gamma di protettori.
Tutti i protettori individuali dell'occhio, a eccezione di quelli utilizzati contro le radiazioni ionizzanti, i raggi X, le emissioni laser e le irradiazioni infrarosse emesse da sorgenti a bassa temperatura, hanno regole comuni riguardo alla marcatura. Montatura e lente devono riportare entrambe la marcatura.
La protezione del capo è necessaria ogni volta che ci sia rischio di urti o di caduta di materiali dall'alto ed è sempre obbligatoria nei cantieri.
È bene distinguere tra elmetti di protezione e copricapo antiurto essendo diversi i loro campi di applicazione. Per ognuno dei due tipi ci sono anche diversi requisiti facoltativi che possono orientare la scelta.
Il classico caschetto solitamente è composto da una calotta e da una bardatura regolabile che lo sorregge sul capo, per un'adeguata protezione è infatti necessario che l'elmetto sia ben adattato alla taglia della testa dell'utilizzatore.
Questi dispositivi molto spesso vengono integrati con cuffie, visiere etc. per la protezione da rischi multipli e, nella scelta, è perciò necessario valutare la possibilità di inserimento di accessori.
Esistono tre tipi di dispositivi che attenuano gli effetti del rumore sull'apparato uditivo: inserti auricolari, cuffie e caschi.
- Inserti auricolari (tappi)
Vengono introdotti nel condotto uditivo esterno e sono consigliati per pressioni sonore inferiori a 95/100 dB(A) e quando il dispositivo viene utilizzato per lunghi periodi durante la giornata. La loro attenuazione va da 15 a 20 dB(A).
- Cuffie antirumore
Sono consigliati per pressioni sonore inferiori a 125 dB (A) e quando il dispositivo viene utilizzato per brevi periodi durante la giornata. La loro attenuazione va da 20 a 45 dB (A). Possono essere montate su elmetti di protezione.
Il casco attenua anche il rumore trasmesso per via ossea e permette l'uso contemporaneo di altri dispositivi di protezione; il disagio è dovuto al peso e all'ingombro del dispositivo stesso.
Appartengono tutti alla 3° categoria e sono di diverso tipo:
- semimaschere senza valvole di inspirazione e con filtri separabili;
- semimaschere e quarti di maschera (se non copre il mento);
- maschere intere che coprono tutto il volto.
- respiratori: forniscono aria o gas (es. ossigeno) da sorgenti non contaminate.
- respiratori antigas hanno filtri in carbone attivo, che per assorbimento fisico o chimico, trattengono l'inquinante. Vengono distinti tramite lettere e colori identificativi.
Per ogni tipo di filtro antigas esistono tre classi di protezione a seconda della quantità di contaminante che il filtro è in grado di assorbire. La scelta è quindi determinata dalla concentrazione prevista dell'inquinante.
Nella protezione degli arti inferiori possiamo distinguere calzature di sicurezza, calzature protettive e calzature da lavoro per uso professionale diverse essenzialmente per le caratteristiche del puntale e la resistenza della suola agli idrocarburi.
A seconda della forma si può scegliere il modello più adatto alle esigenze dell'utilizzatore tra calzature basse o alla caviglia, stivali al polpaccio, al ginocchio o alla coscia a seconda del tipo di rischio previsto e della parte che possa esserne colpita.
I requisiti di base (SB, PB, OB) comprendono la resistenza allo strappo, all'abrasione, permeabilità al vapore, tenuta della tomaia/suola, antiscivolo della suola e resistenza della suola agli idrocarburi (eccetto per le calzature da lavoro in cui è però presente un requisito specifico).
Oltre a una accurata scelta delle attrezzature, molta attenzione deve essere posta nella scelta dei punti di fissaggio che devono essere in grado di reggere lo strappo dovuto all'eventuale caduta.
L'ancoraggio di questi sistemi dovrebbe essere sempre al di sopra della posizione dell'utilizzatore e sulle istruzione dovrebbe essere indicato il punto di ancoraggio corretto e anche la resistenza minima di ancoraggio.
Per quanto riguarda i dispositivi possiamo distinguere:
- le cinture di posizionamento o di trattenuta, semplici cinture girovita regolate, che impediscono il raggiungimento di zone pericolose o servono all'operatore per mantenere una posizione sicura una volta giunto in altezza, con le mani libere.
- le imbracature anticadutaprevedono, in aggiunta alla cintura, anche bretelle e normalmente cosciali, rendendo la trattenuta più sicura e hanno il vantaggio di potere essere utilizzate anche come dispositivi di salita o discesa.
- dispositivi anticaduta retrattili che hanno sia funzione autobloccante sia un sistema di tensione e riavvolgimento automatico del cordino. Nel dispositivo stesso o nel cordino può essere integrato il dissipatore di energia.
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