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L'encausto è la tecnica pittorica (di esecuzione piuttosto complessa) conosciuta da molti millenni, che prevede sostanzialmente di eseguire il dipinto sul supporto prescelto, normalmente una parete, ma anche legno o perfino avorio, con dei colori formati da pigmenti disciolti in cera liquida o un'emulsione di cera mista ad acqua.
La tecnica era sicuramente diffusa già in epoca romana, sia perché ampiamente descritta da Vitruvio e Plinio il Vecchio nelle loro opere, che soprattutto attestata da vari reperti (tra cui ad esempio alcuni celebri ritratti su tavola provenienti dal Fayyum e databili tra il I e il V secolo dopo Cristo) e testimonianze iconografiche.
Inoltre, numerosi archeologi e storici dell'arte hanno lungamente dibattuto sull'esatta tecnica di esecuzione delle decorazioni murali di Pompei ed Ercolano, ipotizzando proprio l'encausto.
Nel Rinascimento, una variante di questa tecnica venne invece utilizzata, purtroppo con scarsa fortuna, da Leonardo da Vinci per decorare il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, con la celebre Battaglia di Anghiari: il dipinto, noto grazie ad alcune copie cinquecentesche eseguite sulla base dei resti ancora visibili, a causa dei difetti di esecuzione venne successivamente distrutto (o ricoperto da altri affreschi) e attualmente si considera perduto.
L'esecuzione di una decorazione parietale con il vero e proprio encausto è assai complessa e richiede molta esperienza e bravura.
Infatti, secondo le descrizioni di Vitruvio, su un intonaco eseguito a regola d'arte e soprattutto levigato perfettamente, si procedeva applicando cera punica liquefatta al fuoco e stemperata con un poco di olio.
Successivamente, dopo alcuni giorni dall'esecuzione del dipinto si riscaldava la superficie con uno scaldino pieno di brace, oppure placche metalliche e ferri roventi al duplice scopo di far penetrare la cera nel supporto e levigare la superficie.
Questa era la fase più delicata dell'intero procedimento, perché un calore eccessivo avrebbe fatto colare la cera, rovinando irrimediabilmente il dipinto, mentre un calore troppo esiguo o non uniformemente distribuito non avrebbe dato alla superficie la sua tipica lucentezza.
Una volta raffreddato il supporto, si passava quindi alla lucidatura finale con un panno pulito.
La cera punica si otteneva facendo bollire più volte la cera vergine d'ape in acqua di mare con l'aggiunta di nitrum (un composto di carbonato di sodio, idrossido di sodio e idrossido di potassio); mentre i pigmenti in polvere erano probabilmente gli stessi delle altre tecniche pittoriche.
Tuttavia, l'applicazione pratica di questo sistema risulta piuttosto difficoltosa, sia per l'alto pericolo rappresentato dall'uso di strumenti molto caldi, che per il notevole apparato di attrezzature necessarie:
ciotole o vaschette resistenti al fuoco o al calore (anticamente in terracotta o metallo, e attualmente anche di vetro pirex) e un mezzo per generare calore, come una stufetta o un fornelletto da campeggio o laboratorio, oppure anticamente piccoli fuochi, scaldini e bracieri.
In alternativa a quanto descritto sopra, per minimizzare rischi e difficoltà si può comunque procedere in altri due modi:
- ripregare su una ricetta di esecuzione più facile- optare per la semplice protezione di un dipinto parietale eseguito con un'altra tecnica (ad esempio l'affresco o la pittura a calce) con l'aggiunta di uno strato di cera liquida.
Qest'ultimo procedimento, detto encausticatura, va ovviamente distinto dall'encausto vero e proprio.
Con questo sistema molto probabilmente sono state rifinite le decorazioni murali di Pompei.
Le analisi chimiche su alcuni campioni di intonaci decorati non hanno infatti rilevato tracce di cera nella composizione dei colori, che invece veniva utilizzata appunto come vernice protettiva, necessaria per rendere la decorazione estremamente liscia, levigata e brillante.
Secondo altre ipotesi, queste decorazioni erano invece eseguite dapprima applicando i colori di sfondo ad affresco, e successivamente definendo i particolari (tra cui ad esempio i bordi di tappeto visibili nella foto a sinistra) proprio a encausto.
Un sistema di esecuzione dell'encausto decisamente più semplice e attualizzato per le esigenze contemporanee è il seguente:
1) per prima cosa, occorre procurarsi gli appositi pigmenti per affresco, dell'ottima cera per pavimenti contenente cera d'api, acquaragia o trementina, pennelli di varie dimensioni, ciotole (indicativamente una per colore), panni di cotone, panni morbidi e un asciugacapelli (eventualmente dotato di prolunga, se le prese elettriche sono troppo lontane) per generare il calore necessario.
2) preparare i colori mescolando i pigmenti in polvere per affresco con un po' d'acqua, la cera per pavimenti e una piccola parte di acquaragia o essenza di trementina: la giusta densità di ogni colore è simile a quella delle tempere usate per la pittura su tela, ma l'impasto non deve essere troppo liquido, per evitare spiacevoli colature.
É preferibile mescolare i componenti in questa sequenza: pigmento in polvere, acqua, cera per pavimenti e infine trementina o acquaragia. Tuttavia, per trovare i dosaggi più idonei, è consigliabile fare alcune prove preliminari su una porzione nascosta del supporto da decorare.
3) a questo punto, si può eseguire il dipinto, se necessario mescolando i colori per ottenere sfumature intermedie. Una volta finito, occorre lasciar riposare la superficie per un paio di giorni, affinchè la cera possa rapprendersi correttamente.
4) successivamente, si versa la cera per pavimenti in una ciotola, senza l'aggiunta di alcun pigmento o ulteriore ingrediente, e si spennella l'intera superficie, badando che la stesura sia ben uniforme e di non generare colature. Per una migliore qualità dell'opera finita è consigliabile passare una seconda mano di cera.
5) una volta finito, si deve far penetrare la cera nello strato di intonaco, riscaldando uniformemente la superficie con l'asciugacapelli.
6) una volta raffreddato, si passa quindi alla lucidatura finale, da condurre in due fasi: dapprima con un panno di cotone (per non lasciare antiestetiche fibre di tessuto), e il giorno successivo con un panno più morbido.
7) l'effetto finale sarà un dipinto dalla superficie molto liscia e brillante, satinata e quasi traslucida.
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