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Le pavimentazioni esterne hanno bisogno di essere posate in opera con particolari accorgimenti, al fine di poter sostenere oltre ai carichi di esercizio, le sollecitazioni derivanti da fenomeni atmosferici anche molto violenti unitamente allle continue escursioni termiche che ne mettono a dura prova resistenza e tenuta.
Le pavimentazioni possono realizzarsi impiegando materiali naturali rocciosi ridotti in lastre, scaglie, ciottoli, oppure impiegando manufatti diversi come blocchetti di cemento, piastrelle e tozzetti, oltre a tutta una serie di rivestimenti sintetici ricavati dalla lavorazione di materiali di risulta come la plastica, il vetro, l'argilla, ecc..
Indipendentemente dal tipo di materiale da impiegare per pavimentare le aree esterne occorre sempre porre grande attenzione a due elementi fondamentali per ottenere una corretta ed efficiente pavimentazione, mi riferisco in particolare alla natura del suolo su cui posizionare tali rivestimenti e alla sua giacitura.
Trascurare lo studio dei due elementi sopracitati comporta in molti casi la comparsa di sconnessioni, difetti di giunzione, appantanamenti con accumulo di acque meteoriche, sollevamento di parti della pavimentazione, ecc..
I tipi di suolo su cui è possibile posare la pavimentazione sono cinque e precisamente: pietroso, ghiaioso, sabbioso, limoso, argilloso.
Nell'ambito delle tipologie di suoli sopradescritti ci sono terreni coerenti ed incoerenti. Questi ultimi sono quelli costituiti da granuli sciolti privi di legante (senza acqua); coerenti sono invece quei terreni che tramite tensione capillare dell'acqua presentano coesione e quindi resistenza a trazione.
Una volta individuato il tipo di suolo su cui intervenire occorre conoscere e misurare il grado di compressione del terreno di posa.
Tutti gli elementi descritti, unitamente ad altre caratteristiche fisiche, chimiche e meccaniche, portano a una classificazione dei suoli ai fini della loro resistenza in tre semplici categorie, ossia: buono, mediocre, cattivo. Si considerano buoni, ad esempio, i terreni rocciosi, ghiaiosi o sabbiosi compatti, mediocri quelli argillosi umidi, cattivi i suoli paludosi e quelli vegetali.
Compresa la natura del suolo da pavimentare unitamente alle sue criticità intrinseche ed estrinseche, occorre stabilire il tipo di sottofondo da realizzare più idoneo al tipo di rivestimento impiegato.
Per quanto riguarda la configurazione delle pendenze che l'area da pavimentare deve avere è necessario evitare l'errore di affidare tale configurazione al solo strato di allettamento soprastante al massetto, per cui è necessario che già nella realizzazione del massetto di sottofondo si realizzi lo stesso con le dovute pendenze.
A seconda del grado di coesione del suolo, il massetto può essere opportunamente armato al fine di meglio ripartire i carichi soprastanti, ottenendo così una ripartizione più uniforme delle sollecitazioni tutta a vantaggio della stabilità del piano di posa e del soprastante rivestimento.
A proposito del tipo di armatura da impiegare per armare il massetto, consiglio, là dove è possibile, impiegare in alternativa alle classiche reti metalliche a maglia quadrata, costituite da tondini in acciaio elettrosaldati o legati in opera, l'impiego delle più stabili e leggere reti in poliestere rinforzato o in fibra di vetro le quali oltre ad avere la caratteristica di pesare molto poco rispetto alle reti metalliche comportano l'assenza di fenomeni ossidativi con conseguente degenerazione dell'armatura.
Dopo aver realizzato il massetto, occorre predisporre un adeguato strato di allettamento su di esso al fine di posarvi successivamente la pavimentazione scelta. Lo strato di allettamento dipende dal tipo di pavimentazione da posare, nel caso dei cubetti di porfido, ad esempio, l'allettamento più idoneo è quello costituito da sabbia lavata ricavata da pietra frantumata, con diametro dei granuli compreso tra 3 e 6 mm.
Questo tipo di sabbia, oltre a dare grande stabilità al pavimento dopo la battitura, permette di ottenere un effetto drenante in presenza di acqua sia durante che dopo la posa. In alternativa a tale materiale, può essere utilizzato del sabbione privo di parti terrose. Al fine di scongiurare uno scadimento della resa è possibile aggiungere del cemento a secco in ragione di 150 Kg per mc di sabbia.
Lo strato di allettamento sopradescritto, può essere altresì impiegato per la posa di blocchetti di cemento pressato o di altri manufatti industriali aventi caratteristiche simili, in fase di progettazione si dovrà quindi sempre considerare che il pavimento finito sarà costituito dallo spessore del prodotto utilizzato più 4/5 cm di sabbia pressata.
La malta cementizia, la sabbia e i suoi derivati rappresentano i materiali più comuni per la posa in opera di lastrame naturale o pavimentazioni in genere; per le pavimentazioni allettate su sabbia è necessaria una azione di rifinitura detta battitura.
Nel caso particolare dei cubetti di porfido (ma tale prassi è consigliabile anche con altri materiali), una volta effettuata la posa, dopo aver ripulito la superficie dalle sostanze estranee e riempiti gli spazi interstiziali tra i cubetti con idonea sabbia possibilmente dello stesso materiale della pavimentazione o semplicemente con sabbia e cemento, si procederà alla battitura della pavimentazione, allo scopo di incassare più uniformemente i singoli elementi nello strato di allettamento, facendo attenzione contemporaneamente a rispettare la pendenza necessaria da assegnare al piano della pavimentazione.
Questa fase di lavorazione può essere eseguita manualmente con semplici attrezzature o con l'ausilio di particolari battitori provvisti di piastre vibranti azionati elettricamente.
È necessario per la buona riuscita dell'azione di compattazione che essa si svolga in due fasi successive in maniera incrociata, avendo cura tra una fase e l'altra di bagnare la pavimentazione.
Al fine di evitare ristagni di acqua non desiderati, in seguito a piogge o lavaggi superficiali della pavimentazione, riveste particolare importanza la definizione del grado di pendenza da assegnarle, in rapporto al tipo di materiale impiegato.
Nel caso della pavimentazione in cubetti di porfido è consigliabile impostare una pendenza non inferiore al 1,5%, ossia lasciare 1,5 cm di dislivello su di una lunghezza di m.1,00.
Per quanto riguarda invece le pavimentazioni in ceramica è consigliabile una pendenza pari al 2%, senza trascurare l'inserimento di giunti di dilatazione comunque rapportati oltre che alla dimensione della superficie anche al tipo e formato di pavimento.
I giunti di cui si argomenta vanno protetti da infiltrazioni di acqua che gelando potrebbero indurre delle tensioni interne nella pavimentazione, pertanto se ne consiglia la sigillatura con idoneo materiale espanso isolante.
Infine occorre impiegare, per il riempimento delle fughe, sigillanti per esterno, evitando di scegliere materiali le cui caratteristiche non siano quelle espressamente richieste per l'uso esterno.
I costi della posa in opera delle pavimentazioni esterne sono molto variabili, essi dipendono dalla superficie da trattare, dai materiali impiegati per costituire massetti ed allettamenti, dal tipo di magistero richiesto, dalla presenza o meno all'interno della pavimentazione di decorazioni o geometrie complesse.
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