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Prendendo spunto da una serie di richieste pervenutemi, circa la problematica riguardante l'uso in edilizia del vetro retinato, ancora largamente presente nelle costruzioni edili, desidero fare un po' di chiarezza circa le modalità d'impiego del vetro in edilizia.
Occorre sapere che il vetro retinato, è un vetro normale, dello spessore di pochi millimetri (4 o 6) in cui è stata inserita una rete quadrettata di filo di ferro, con il compito di renderlo più sicuro e resistente agli urti.
La presenza della rete metallica non garantisce nel tempo una buona integrità della lastra a causa del deterioramento della rete metallica dovuto a diverse cause concomitanti.
Il fenomeno che provoca tale indebolimento della lastra, è generato da un insieme di due fattori e precisamente la dilatazione della maglia ferrosa con incrinatura del vetro, provocata dall'azione del sole e la conseguente ossidazione della rete, causata dall'aggressione degli agenti atmosferici.
In seguito a tale rottura, attraverso le lesioni nel vetro, l'umidità che vi penetra, provoca l'ossidazione della rete metallica, che deteriorandosi, non riesce più ad assolvere al compito di tenere insieme le parti di vetro frantumate, con conseguente caduta o espulsione di schegge di vetro, pericolose per l'incolumità di chi ne viene a contatto sia per caduta che per strofinamento.
Le domande che spesso vengono rivolte al tecnico, sono principalmente, le seguenti:
Esiste una norma che vieta l'uso di tali materiali in edilizia?
Come bisogna comportarsi nel caso in cui il parapetto di un balcone risulti lesionato?
Con quale vetro bisogna sostituire il vetro retinato deteriorato?
Per quanto riguarda la prima domanda, bisogna sapere che esiste una norma UNI specifica e precisamente la numero 7697 del 2002, che stabilisce i criteri di scelta nelle applicazioni vetrarie, nei vari settori dell'edilizia.
In particolare, per quanto riguarda i parapetti dei balconi, in cui il vetro retinato è impiegato, la Norma, ne vieta l'uso, in quando obbliga il progettista e di conseguenza il costruttore, a realizzare tali opere impiegando vetro di sicurezza stratificato certificato.
Occorre precisare che per vetro stratificato di sicurezza, non s'intende un vetro stratificato qualunque, bensì s'intende un vetro provvisto di certificazione EN 12600, indipendentemente dalla composizione e dallo spessore totale, con tutte le implicazioni che ne derivano, per gli aspetti antinfortunistici e la conseguente assunzione di responsabilità da parte di tutte le figure coinvolte nel processo di progettazione, costruzione e gestione del manufatto.
Alla seconda domanda, è possibile rispondere, dopo aver chiarito che vanno distinti due casi di danneggiamento, relativi alle lastre in vetro retinato.
Tali lastre manifestano, in una prima fase, solo delle lesioni provocate dalla dilatazione del metallo in esse contenuto, senza frantumarsi, successivamente solo dopo l'avvenuta l'ossidazione della rete metallica, le schegge tendono a staccarsi dalla superficie della lastra.
Per cui, tenendo conto del grado di deterioramento delle lastre si possono consolidare quelle semplicemente lesionate e sostituire quelle completamente rovinate, con nuove lastre composte da due pellicole sovrapposte al vetro semplice, ciò al fine di evitare di sostituire anche il telaio metallico.
Nel caso di lastra completamente rovinata, rifacendosi alle Norme UNI 7697 del 2002, e EN 12600, occorre sostituire la lastra con un vetro di sicurezza stratificato e certificato, secondo le norme Europee in materia, tale sostituzione va effettuata con precedenza assoluta nelle parti a sbalzo.
All'ultima domanda, è possibile rispondere, grazie alla presenza sul mercato di prodotti adeguati costituiti da pellicole protettive per vetri che hanno superato, le rigorose prove in materia di sicurezza a livello Europeo.
La Norma Europea EN 12600, costituisce il metodo per classificare i diversi tipi di vetro piano usati in edilizia, a seconda dell'energia d'impatto indotta e del tipo di rottura, con lo scopo di ridurre le ferite e le lesioni alla persona.
Grazie a tale norma che identifica tre classi di vetri di sicurezza, in funzione del tipo di energia che l'impatto con essi provoca in una persona, anche il vetro normale su cui è applicata una pellicola di sicurezza viene considerato come vetro di sicurezza e identificato con tre distinte categorie (classe 1B, 2B o 3B) a seconda del tipo di impiego previsto.
Da quanto esposto, appare evidente l'utilità dell'impiego di pellicole adesive di sicurezza che grazie agli spessori di diversa dimensione, possono conferire alle lastre su cui sono applicate, doti di resistenza notevoli.
Basti pensare che alcune pellicole, sono in grado addirittura di assorbire l'onda d'urto e trattenere le schegge, in caso di esplosione secondo lo standard americano GSA.
Non bisogna trascurare infine, il fatto che tali pellicole permettono d'intervenire sulle strutture esistenti come lucernai, parapetti, ecc., senza dover cambiare i profili strutturali dei manufatti, cosa invece necessaria quando in luogo del vetro retinato va impiegato del vetro di sicurezza avente spessore maggiore rispetto al vetro semplice.
Infine la possibilità di non dover sospendere in alcun modo, le attività nei luoghi in cui tali pellicole vengono impiegate, rappresenta un vantaggio non indifferente, rispetto alle operazioni di smantellamento e rifacimento delle parti in vetro che normalmente vengono effettuate.
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